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ALTO ADIGE

Per forzare la vaccinazione dei sanitari si ricattano i malati

Mentre gli studi confermano che il vaccino non è in grado di fermare i contagi, nella provincia di Bolzano 161 sanitari sono stati sospesi perché rifiutano il vaccino anti-Covid, e altri 2mila aspettano la stessa decisione. Ma l'assessore alla Sanità, per fare pressione, decide di ridurre i posti letto negli ospedali, mettendo a rischio la vita dei malati. La furia dell'ideologia non conosce limiti.

Attualità 18_07_2021

È fresca fresca l’intervista di Gioia Locati al Prof. Stefano Petti, epidemiologo del Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive della Sapienza di Roma, nella quale vengono presentati studi che confermano l’inequivocabile verità: i vaccinati vengono contagiati e sono perciò in grado di contagiare. Si chiamano Vaccine-breakthrough infections” (VBI) queste re-infezioni da parte di persone che hanno ricevuto le dosi previste per il completamento del ciclo vaccinale. E il contagio non riguarda solamente le varianti, ma anche il virus stesso contro il quale si è vaccinati; ulteriore dettaglio, una quota di questi soggetti infettati avevano effettivamente sviluppato un’adeguata risposta anticorpale dopo la vaccinazione. Insomma, il vaccino può anche aver funzionato nel produrre una gran quantità di anticorpi, eppure chi ha concluso il ciclo delle vaccinazione può comunque ribeccarsi il virus e le sue eventuali varianti.

La notizia è importante, anche se, dopo diversi episodi resi noti dalla stampa, si era già capito che non ci sarebbe stata alcuna immunità di gregge. Come quello del focolaio sulla nave militare HMS Queen Elizabeth, dove tutto l’equipaggio era vaccinato in doppia dose (vedi qui). Anche i dati del ministero israeliano per la salute mostrano altissime percentuali di infetti tra i vaccinati (forse per spingere sulla terza dose...).

Il Prof. Petti guarda realisticamente la situazione, legge con attenzione gli studi e conclude che «chi si vaccina rischia meno di ammalarsi ma non può proteggere gli altri. Riprendendo le parole di Nicky Phllips su Nature del febbraio scorso “l’eliminazione totale del virus dalla faccia della Terra è solo un sogno meraviglioso”. Già all’epoca, l’89% degli scienziati riteneva improbabile che ciò si verificasse. Secondo il 71% la causa della mancata immunità di gregge non sarebbe potuta essere il rifiuto della vaccinazione ma, appunto, la mancata immunità».

Insomma, bisognerebbe smetterla di fare la caccia al non vaccinato, di vessare intere categorie di persone. E invece niente. L’ideologia, per sua natura, è un’ubriacatura che fa scambiare il delirio per realtà. In Alto Adige questo delirio rischia di costare caro a moltissimi ammalati (vedi qui). L’ospedale di Bolzano ha infatti dovuto tagliare dei posti letto nei reparti di nefrologia e dermatologia a causa della mancanza degli operatori sanitari, particolarmente del personale infermieristico. Operatori che non hanno approfittato dell’estate per andare a fare una scampagnata in montagna, ma sono stati sospesi dal lavoro a causa del DL 44/2021, convertito in legge il 28 maggio scorso (Legge 76/2021). Al 5 luglio, sono 161 i dipendenti della ASL di Bolzano già sospesi, di cui oltre 60 nel comprensorio del capoluogo. Il punto è che risultano circa 2400 gli operatori del comparto sanità a non essersi vaccinati. E gran parte di loro non intende farlo.

Eppure, Thomas Widmann, l’assessore alla sanità della provincia autonoma di Bolzano, non solo fa finta di non capire, ma cerca di giocare la carta della colpevolizzazione dei “no vax”: «Davvero un bel guaio. Mi chiedo se i dipendenti Asl che continuano a dire no al vaccino, si rendono conto della grande responsabilità che si stanno assumendo perché purtroppo dovremo ridurre i servizi alla popolazione. La resistenza più strenua è degli infermieri. Possiamo anche raccontare che ci prepariamo a nuove assunzioni, ma la realtà è che non sappiamo dove trovarli».

Per trovare il personale, basterebbe molto semplicemente farla finita con la vaccinazione obbligatoria, la quale non è in alcun modo in grado di garantire l’arresto del contagio. Mentre invece è certissimo che tagliando i posti letto negli ospedali, si rischia veramente la catastrofe. Niente da fare: meglio far crepare le persone a casa, piuttosto che far entrare in ospedale un operatore non vaccinato. Widmann e tutta la squadra del Governo italiano, preferiscono chiudere le orecchie ai dati sulle infezioni dei vaccinati e gli occhi di fronte alla necessità reale di posti letto, in nome della fede nell’idolo del vaccino. Chiudessero la bocca sarebbe meglio.

E sempre a Bolzano proprio i medici vaccinatori hanno dovuto ammettere, loro malgrado, l’amara verità che il vaccino non è in grado di proteggere dalle infezioni e che non basta una legge dello Stato per cambiare la realtà. Un’infermiera ha infatti ricevuto la convocazione da parte dell’ASL di presentarsi al centro vaccinale di Bolzano il giorno 24 giugno, per «sottoporsi alla somministrazione gratuita del vaccino anti SARS-CoV-2». La convocazione riporta esattamente la dicitura del testo della Legge 76/2021. Peccato però che la vaccinazione, nella più ottimistica delle ipotesi, sarebbe anti Covid-19 e non anti SARS-CoV-2. L’infermiera decide quindi di recarsi all’appuntamento con il suo avvocato, Renate Holzeisen, la quale contesta appunto la capacità del vaccino di prevenire l’infezione virale, come espressamente ammesso nella nota informativa del vaccino Comirnaty (Pfizer). Vengono chiamati i Carabinieri e, alla loro presenza, l’Avvocato richiede al medico una dichiarazione scritta sull’utilità della vaccinazione nelle prevenzione dell’infezione, oltre che della malattia. Il medico, non avendo alcun dato a riguardo, ovviamente si rifiuta. L’aspetto interessante della vicenda è la verbalizzazione della discussione da parte dei Carabinieri, incluso il rifiuto da parte del medico di sottoscrivere la dichiarazione richiesta dall’Avvocato.

Non c’è nessuna logica sanitaria nel voler imporre le vaccinazioni: se i vaccini funzionano, allora non si capisce perché le persone vaccinate debbano prendersela con gli altri; se non funzionano – come per la prevenzione dell’infezione – allora decade di per sé la ragione dell’obbligo. Nessuna logica sanitaria dunque. Il che non significa che non vi siano altre “logiche”.