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FEMMINISMO

Per chi vuole la "quota rosa" nel Panthéon

Parigi, l'organizzazione Osez le Féminisme vuole inserire donne nel Panthéon. Quali? Basta che ci siano "donne", collettivamente intese. Il femminismo è l'ultimo culto che vuole entrare nel tempio repubblicano.

Esteri 08_09_2013
Panthéon

Le femministe francesi vogliono un posto al sole nel Panthéon, dove sono sepolti i padri della Repubblica francese. Il Centro Nazionale per i Monumenti ha iniziato a diffondere un sondaggio online per chiedere ai francesi quali altre personalità di spicco introdurre nel Panthéon. E le femministe hanno colto al volo l’occasione per montare una vera e propria protesta, con tanto di manifestazioni di piazza. A guidare l’iniziativa, volta a introdurre anche le salme (e la relativa celebrazione) di “grandi donne” della storia francese, è il movimento Osez Le Féminisme (“osate essere femministe”). La loro candidata di testa è attualmente Olympe de Gouges, rivoluzionaria e proto-femminista del XVIII Secolo. Altri nomi proposti dal movimento sono Solitude (eroina della lotta alla schiavitù), Louise Michelle (eroina della Comune di Parigi del 1871), Germaine Tillion (eroina della Resistenza, nella Seconda Guerra Mondiale); Simone De Bouvoir (scrittrice e attivista comunista, una delle madri della contestazione del ’68). Già dalla scelta dei nomi si può capire da che parte penda Osez Le Féminisme: i nomi che propone l’organizzazione femminista sono tutti quelli di donne di sinistra ed estrema sinistra.

Anne Cécile Mailfert, la leader di Osez Le Féminisme, comunque ha messo in piedi l’iniziativa per l’ingresso di una “quota rosa” nel Pantheon, partendo da una recriminazione sul passato: finora nel Panthéon ci sono solo due donne. La prima, Sophie Berthelot, è entrata solo in quanto moglie del chimico Marcellin Berthelot, marito inseparabile, morto di crepacuore dopo il decesso della consorte. Solo la seconda donna, la fisica premio Nobel Marie Curie, pioniera degli studi sulla radioattività, è entrata per meriti propri. La Mailfert rivendica l’ingresso di nuove donne come un diritto. Tuttavia, è difficile capire chi possa entrare a pieno titolo nel ruolo di madre della Repubblica. Tutti i nomi della storia contemporanea francese che vengono in mente, infatti, sono quelli di uomini. Liberalismo? Frédéric Bastiat, Alexis De Tocqueville e Charles-Louis de Secondat conte di Montesquieu sono tutti uomini. Resistenza? Charles De Gaulle è ricordato di più della Tillion. Il vincitore della Prima Guerra Mondiale? Ferdinand Foch, generale, uomo. L’artefice politico della stessa vittoria? Georges Clemanceau, uomo. L’ultimo grande presidente della Guerra Fredda? François Mitterrand, uomo pure lui. Una donna francese che contribuì all’indipendenza e alla nascita della nazione francese fu Giovanna D’Arco. Ma era monarchica e cattolica, venerata come santa, dunque esclusa da un Panthéon tutto laico e repubblicano.

Ma a questo punto, perché inserire donne a tutti i costi? Quella di Osez Le Féminisme non è una battaglia a sostegno di un grande personaggio femminile ingiustamente discriminato. Ma una battaglia collettiva per introdurre una “quota rosa” nella storia francese. Lo dichiara, abbastanza esplicitamente, la stessa leader del movimento: «Per noi non si tratta di onorare questa o quella donna – dice la Mailfert – La nostra è una domanda politica legata al presente. La mancanza di donne nel Pantheon riflette una mancanza di riconoscimento alle donne di oggi, meno riconosciute nella politica, nell’economia e nel sistema pensionistico. E non sarebbe neppure giusto nominare una donna e un uomo. Sarebbe giusto nominare (per il Panthéon, ndr) solo donne».

Nelle affermazioni di questa femminista francese contemporanea si legge una punta di razzismo? Abbastanza. Sessismo sarebbe il termine più corretto. Il femminismo contemporaneo è molto differente da quello delle origini. Se nei primi del Novecento, le “suffragette” chiedevano parità di diritti, a partire da quello del suffragio universale, le femministe rivoluzionarie della seconda metà del Novecento, chiedono nuovi diritti per le donne. Vivendo la lotta di emancipazione come una emanazione della lotta di classe (in cui le donne sono equiparate al proletariato sfruttato dal maschio e dai capitalisti), la loro non è più una battaglia di eguaglianza o difesa dei diritti, ma la volontà di cambiare la società. È significativo che alle donne di Osez Le Féminisme non interessi l’inserimento di “questa o quella donna”, trascurate o discriminate nel passato francese. A loro interessa inserire “donne”, collettivamente intese, per lanciare un segnale al parlamento di oggi. A dar loro credito, in questi giorni, c’è soprattutto il filosofo Bernard Henri Levy, che dichiara: «Sarebbe incoerente battersi per la parità dei generi nell’Assemblea Nazionale e poi ignorarla nel Panthéon».

A giudicare dalla storia del Panthéon stesso, comunque, questo sviluppo era abbastanza prevedibile. Inaugurato nel 1789 come chiesa cattolica consacrata a Santa Genoveffa (patrona di Parigi), l’edificio è stato sconsacrato e “riconsacrato” al culto dello Stato, quando i rivoluzionari, volendo eliminare il cattolicesimo lo sostituirono con la loro religione. Serviva un tempio che celebrasse tutti i nuovi "dei" (Pantheon: tutti gli dei) della Rivoluzione. Con il colpo di Stato del Termidoro che pose fine al dominio giacobino, le epurazioni furono condotte, da subito, anche dentro il Panthéon: nel 1795 i resti di Marat, giudicato “traditore”, furono riesumati e sparsi nelle fogne di Parigi. Il nuovo culto, infatti, cambia i suoi santi abbastanza di frequente e li rimpiazza con nuovi. Se il femminismo è l’ultimo culto (in ordine di tempo) a pretendere un posto nel paradiso repubblicano, prima o poi è inevitabile che ci entri.