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TURCHIA

Pena di morte e arresti di massa: Erdogan sfida tutti

Continuano in Turchia le “purghe” di Erdogan: finora sono state arrestate 7 mila militari, sospesi 8mila agenti, mentre sono stati spiccati circa 3mila mandati d'arresto per giudici e procuratori.  Il presidente ha ingaggiato un pericoloso braccio di ferro con Usa e Nato e annunca di voler introdurre la pena di morte.

Esteri 19_07_2016
Erdogan ai funerali del ministro ucciso dai golpisti

Chi l’avrebbe detto solo due settimane or sono che Recep Tayyp Erdogan sarebbe arrivato ai ferri corti con gli Stati Uniti palesando possibili alleanze con la Russia di Vladimir Putin cui in novembre i jet F-16 turchi avevano abbattuto un bombardiere Sukhoi? Scenari del tutto imprevedibili prima delle scuse di Ankara a Mosca e, soprattutto, prima dello strano, fallito golpe di militari che pretendevano di prendere il potere il Turchia senza neppure tentare di arrestare o uccidere il presidente Erdogan e il suo governo e senza dover sparare sui membri del partito Akp scesi nelle strade.

Dopo aver fatto incarcerare quasi 7 mila persone, inclusi giudici e militari, Erdogan ora vuole l‘estradizione dagli Stati Uniti di Fethullah Gulen, l'ex imam che accusa di essere la mente del tentato golpe mentre il ministro del Lavoro turco, Suleyman Soylu, ha suggerito senza mezzi termini che dietro i golpisti ci fosse la mano di Washington. Accuse che il segretario di Stato John Kerry ha respinto come «irresponsabili» e «totalmente false che danneggiano le relazioni», invitando Ankara a fornire le prove del coinvolgimento di Gulen che dal 1999 vive in Pennsylvania e che ha ritirato già da tempo  il suo sostegno a Erdogan, accusandolo di corruzione e autoritarismo.

Legati mani e piedi, i militari arrestati per il golpe

Il braccio di ferro tra Washington e Ankara su incentra anche sulla base aerea di Incirlik, nel sud della Turchia, il cui impiego è stato concesso da meno di un anno da Ankara ai jet statunitensi, britannici, tedeschi e sauditi che volano sulla Siria nell’ambito della Coalizione contro l'Isis. Sabato, lo spazio aereo sopra la base è stato chiuso dalle autorità turche per 24 ore sospendendo le operazioni aeree e tagliando le forniture elettriche. Una decisione che ha indotto il comando delle forze americane in Europa (Eucom) a decretare il massimo livello di allarme verso i 2.200 militari e civili dipendenti del Pentagono presenti in Turchia dei quali 1.500 sono di stanza a Incirlik.

Domenica le forze di sicurezza turche sono entrate nella base per arrestare il comandante turco, il generale Bakir Ercan Van, accusato di aver collaborato con i golpisti. Subito dopo sono ripresi i voli dalla base americana, alimentata però ancora con generatori elettrici d’emergenza. Mentre Erdogan cerca di fare «pulizia all'interno di tutte le istituzioni dello Stato del virus» dei sostenitori di Gulen, le strade delle principali città vengono presidiate di notte da decine di migliaia di islamisti, sostenitori del governo, tra, bandiere turche e inni ad Allah. Un clima che rischia di dare il colpo di grazia alla storica alleanza con gli Stati Uniti e, di conseguenza, anche con la Nato, oltre all’intesa con gli europei incentrata oggi sullo stop ai flussi di immigrati clandestini lungo la rotta balcanica.

Il collante che dall’era Ataturk ha mantenuto saldi i rapporti tra Turchia e Occidente sembra ora venir meno sull’onda del regolamento di conti dopo il fallito golpe e della ormai schiacciante deriva islamista di Ankara. L’impressione è che Erdogan voglia vendicarsi dei leader americani ed europei colpevoli di aver temporeggiato con dichiarazioni vaghe e confuse attendendo l’esito del golpe di venerdì notte prima di condannarlo dichiarandosi al fianco del «governo democraticamente eletto». In questo regolamento di conti la base aerea di Incirlik è una pedina dal grande valore per esercitare pressioni sugli Usa che, comunque vadano le cose, rischiano di determinare comunque la fine dell’intesa tra Ankara e Washington.  

Operativa dal 1955, la base è una delle più importanti della rete di installazioni militari Usa oltremare sia per le operazioni in Medio Oriente e Asia Centrale sia per la vicinanza con i confini russi meridionali. Non a caso a Incirlik, come nella base italiana di Aviano, sono conservate 50 bombe nucleari tattiche. L’aeroporto militare rischia quindi di diventare moneta di scambio per le pretese di Erdogan che minaccia ora di abbandonare la già molto ambigua alleanza con gli occidentali per cercare intese con Mosca che coinvolgano anche la guerra in Siria.  Putin ha espresso al telefono la sua solidarietà a Erdogan promettendo «presto» un incontro, forse già a inizio agosto, dove si discuterà anche degli equilibri in Siria. Un ulteriore elemento di confusione in uno scenario già fin  troppo caotico.