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Jihad

Paura per i cristiani in Mozambico

Almeno 21 cristiani sono stati uccisi negli ultimi due mesi dai jihadisti localmente noti come al Shabaab e affiliati all’Isis

Si fa sempre più difficile la situazione dei cristiani nel nord del Mozambico, nelle province di Cabo Delgado e di Nampula, abitate in maggioranza da musulmani e dal 2017 nella morsa dei jihadisti del gruppo armato Ahlu Sunnah Wa-Jama, affiliato all’Isis, lo Stato Islamico. A far crescere la preoccupazione sono i recenti attacchi dei terroristi, successivi all’uccisione della missionaria italiana, suor Maria De Coppi, durante i quali i cristiani in particolare sono stati presi di mira. Dall’8 settembre almeno 21 cristiani sono stati uccisi e due chiese sono state date alle fiamme dai jihadisti, insieme a diverse abitazioni. Monsignor Alberto Vera Aréjula, vescovo dj Nacala, ha raccontato alla fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre come si è svolto uno degli episodi di violenza. I terroristi, secondo la ricostruzione dei fatti in base alle testimonianze raccolte, sono arrivati indossando divise militari in un villaggio del distretto di Chiure, hanno radunato gli abitanti e hanno chiesto chi fosse cristiano e chi musulmano. Individuati i cristiani, li hanno legati e li hanno sgozzati davanti a tutti. I jihadisti mozambicani son noti localmente come al Shabaab, pur non avendo a quanto pare legami con l’omonimo gruppo islamista somalo. Secondo monsignor Aréjula il loro però non è un conflitto religioso in senso stretto, altri interessi vi concorrono: “coloro che hanno un'intenzione fondamentalista islamica sono di solito stranieri. Costruiscono moschee e creano confusione tra gli altri musulmani. A Nacala ci sono almeno quattro differenti gruppi di musulmani, chiaramente diversi tra loro. I veri musulmani si sentono uniti ai cristiani e vivono fianco a fianco con loro. I leader di questo movimento, siano essi jihadisti, terroristi o criminali, stanno traendo profitto da questa situazione per motivi finanziari”.