Pauperismo e diseguaglianza, mito da sfatare
È di moda dire che un grande vizio del mondo attuale sia la disuguaglianza di condizioni economiche tra chi ha troppo e chi non ha abbastanza. Ma le cose stanno diversamente perchè gli indicatori ci dicono che l'umanità sta meglio che in passato. Il vero problema sono gli squilibri morali.
“I socialisti pensano che il profitto sia un vizio; io considero le perdite il vero vizio”; “Il vizio proprio del capitalismo è la suddivisione disuguale degli utili; la virtù propria del socialismo è la suddivisione della miseria in parti uguali”. Sono due frasi di Winston Churchill, che da statista fu un grande liberale e che da liberale fu un grande statista; anzi, il più grande statista dell’epoca moderna. Nelle affermazioni di Churchill sta la confutazione delle teorie pauperistiche e di quelle collettivistiche; cioè, per brevità, quelle sostanziate dall’adesione di fatto ai principi che già furono di un socialismo o di un comunismo dei quali oggi si nega l’esistenza, praticandone la sostanza. Posizioni oggi tanto in voga tra coloro che sono accecati dall’ideologia.
È infatti di moda dire che un grande vizio del mondo attuale e l’origine di tutti i problemi, sia la disuguaglianza di condizioni economiche tra chi ha troppo e chi non ha abbastanza. Una moda che ha contagiato anche chi è spinto da un meritorio spirito di carità e da un sincero slancio verso il sostegno ai più deboli.
Preciso il mio pensiero: occorre, beninteso, che a tutti sia garantito un livello di vita accettabile, che di questo debbano farsi carico in primis i diretti interessati, poi lo Stato e i più abbienti, e che il principio di capacità contributiva debba essere applicato in maniera più penetrante; ma è una sonora castroneria, chiunque lo dica, che le differenze di reddito e di patrimonio siano in sé causa del mal andamento del mondo.
Per valutare come effettivamente stiano le cose sul nostro pianeta credo che occorra partire da un esame della situazione quale è ai livelli minimi; per i quali – sarà un caso – in contemporanea con l’attuale aumento delle disuguaglianze in corso da tempo si sta verificando il miglior andamento che la storia ricordi. Mai nella storia tanti uomini hanno vissuto bene come adesso: l’aspettativa di vita è alta come mai era stata in passato; mai come oggi è stata bassa la percentuale di uomini che mangiano e bevono in maniera insufficiente; lo stato di salute medio dei cittadini del mondo è il migliore fin qui raggiunto; l’accesso all’istruzione, l’uso di una quantità ragionevole di energia, la possibilità di muoversi sono ad un livello mai prima raggiunto. Certo, è pur vero che seguitano a sussistere condizioni puntuali di insufficiente progresso che ci sollecitano a compiere ogni possibile sforzo per venire incontro ai nostri fratelli, e che ogni persona dabbene non può restare indifferente di fronte alla mortalità infantile o alle condizioni indecenti di vita che ancora perdurano in enclaves per fortuna sempre più ridotte.
Più gravi di quelli materiali, esistono poi i problemi morali ancora presenti: tra di essi l’indifferenza per gli altri, la confusione e il disordine sessuale, l’uccisione per aborto di milioni di bambini ogni anno, l’indifferenza verso la vita e i beni altrui, il disprezzo per ogni norma, legge compresa, la volontà di considerare diritto qualunque disordinata pretesa, anche se in aperto contrasto con quella legge naturale che è l’insieme delle norme create con l’uomo e con l’uomo connaturate.
Naturalmente, se non sono accettabili il rancore e la cupidigia dei beni altrui, è comprensibile e condivisibile l’ansia di miglioramento e l’insoddisfazione per la situazione contingente: occorre poi considerare che questi sentimenti, se contenuti a misura ragionevole, costituiscono un ottimo combustibile per il miglioramento dell’umanità e per il progresso complessivo; o volete negare che una seria concorrenza stia alla base del progresso?
Al di là dei dati assoluti, poi, ci conforta l’andamento della situazione, che è costantemente positivo, con qualche piccola incertezza contingente in conseguenza di momenti di crisi. Il mondo non finirà perché la ricchezza è troppo concentrata: questo fatto è solo motivo di stimolo al miglioramento delle condizioni di vita medie.
Alla faccia dei catastrofisti di Oxfam e di tutti coloro che se ne lasciano convincere.