Passeggiate o corsetta? Il virus manda in delirio il Viminale
Se è già sintomo di delirio che qualche funzionario pubblico abbia pensato di fare storie a una famigliola con bambini che non corre, è segno di burnout totale che il Viminale si metta anche a spiegare queste cose, anziché rinchiudere certi funzionari e radiarli da qualsiasi impiego pubblico.
Se c’è un punto su cui si è sostanzialmente d’accordo, è che alcuni ospedali del Nord Italia sono oltre il limite. Ed è principalmente per questa ragione che si è presa la via del contenimento delle infezioni, imponendo delle notevoli restrizioni alla libertà delle persone. Il bombardamento mediatico ha fatto decisamente da spalla ai decreti draconiani di Conte: se mai qualcuno avesse avuto il sospetto che le restrizioni cui saremo soggetti almeno fino a Pasqua fossero un tantino esagerate, assistere ogni giorno alla conta degli infetti e dei morti e vedere fuori dalla finestra persino i militari, ha fatto cessare ogni dubbio. Meglio stare a casa.
Però, un po’ di esercizio di critica per mantenere la sanità mentale, non guasta. Giusto per non assuefarsi al pensiero che “non-c’è-altra-soluzione”.
In Italia è tutto vietato: un amico, in provincia di Bologna, ha portato a passeggio il cane, come faceva anche prima dell’arrivo del coronavirus; era a 300-400 metri da casa, completamente solo; sono arrivati i vigili e lo hanno rimandato a casa. Che qualche centinaio di metri non coincida con la norma della prossimità alla propria abitazione è lasciato alla fantasia delle forze dell’ordine; di certo, nel decreto non hanno tenuto presente che Fufi, per defecare, ha bisogno di qualche passo in più rispetto a quanto inteso dalla mens del legislatore…
Altri amici, mamma e papà con un bimbo di due anni, passeggiavano a Rimini, questa volta a circa 200 metri da casa, tenendo ovviamente la mano del bimbo. Va da sé, per la più elementare delle leggi dell’equilibrio, che un genitore teneva una mano del figlio e l’altro l’altra mano. Tutto normale, ma non per gli sceriffi: fermati ed ammoniti, perché il bambino può essere tenuto da un solo genitore. Fantasia del vigile urbano? Nossignori, intepretazione autentica del Viminale (vedi qui), capo del gabinetto Matteo Piantedosi: «è da intendersi consentito, ad un solo genitore, camminare con i propri figli minori in quanto tale attività può essere ricondotta alle attività motorie all’aperto, purché in prossimità della propria abitazione». Già, perché in casa ovviamente i bambini vengono gestiti da un solo genitore e sempre da quello.
Siamo alla follia. Ed ancor più folle è il fatto che questa circolare sia nata dal fatto che «alcuni cittadini sono stati fermati per controlli mentre passeggiavano con i figli ma poiché non stavano correndo hanno rischiato la multa. Ecco perché il Viminale ha ritenuto di dover precisare che nei pressi delle abitazioni si può camminare con i figli e correre da soli». Chiaro no? Se è già sintomo di delirio che qualche funzionario pubblico abbia pensato di fare storie a una famigliola con bambini che non corre, è segno di burnout totale che il Viminale si metta anche a spiegare queste cose, anziché rinchiudere certi funzionari e radiarli da qualsiasi impiego pubblico.
Sono loro i runner e i passeggiatori solitari che osano arrivare a 201 metri da casa, la famigliola che si muove insieme, perché insieme vive sotto lo stesso tetto (e non corre!), quello che passeggia finché il cane non ha fatto la popò, sì, sono loro gli untori, i potenziali asintomatici pericolosi più del virus; loro che rischiano di vanificare i grandi sforzi del popolo italiano per contenere il contagio.
Da altre parti, dove evidentemente non avevano così tanta fretta di creare lo stato di panico generalizzato, hanno disposto diversamente. La signora Angela Merkel ha spiegato che la riduzione dei contatti sociali va intesa verso le persone che non appartengono alla cerchia dei conviventi ed ha chiarito che «andare al lavoro, al Pronto Soccorso, fare la spesa per beni di prima necessità, visite mediche, partecipare a esami e incontri essenziali, assistere gli altri e fare sport o attività individuali all’aperto è ovviamente sempre possibile». Ad oggi pare non sia richiesta alcuna autocertificazione.
In Francia, fino al 15 aprile sono in vigore restrizioni sugli spostamenti non necessari, ma è previsto esplicitamente che «nel limite di un’ora al giorno e nel raggio di un chilometro dalla propria abitazione» sia concessa «l’attività fisica individuale, ad esclusione delle pratiche sportive di gruppo e di vicinanza con le altre persone, ed anche una passeggiata con le persone conviventi o per i bisogni degli animali da compagnia».
In Belgio, «l’attività fisica all’aperto è autorizzata e pefino consigliata. Si può svolgere con i membri della famiglia che vivono sotto lo stesso tetto e un amico. Sono autorizzare le uscite in famiglia, purché i componenti vivano sotto lo stesso tetto. E’ importante conservare una ragionevole distanza tra gli individui».
In Olanda sono persino consentite le celebrazioni religiose che non eccedano le trenta persone e si mantenga una distanza di un metro e mezzo tra le persone. Non è possibile muoversi in gruppo, defintio come insieme di tre o più persone che non osservano la distanza di sicurezza, ad eccezione delle persone che coabitano nella stessa abitazione.
Ecco, forse avere un po’ più di buon senso non guasterebbe, perché se delle persone vivono ormai ventiquattr’ore al giorno nella stessa casa, per quale ragione all’aperto dovrebbero fingere di non conoscersi? E se fino a ieri, un po’ di attività fisica ed una passeggiata all’aperto erano considerati (giustamente) come dei toccasana per la salute, perché adesso sono improvvisamente diventati il pericolo numero uno?
Che barricarsi in casa sia la migliore delle soluzioni possibili è tutto da dimostrare; ma di certo, che un bambino non possa essere tenuto per mano da entrambi i genitori è segno che il virus non ha colpito le sole vie respiratorie.