Pasqua di sangue in Libano, Siria e Nigeria
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Tragica Pasqua di sangue per i cristiani che sono minoranza nei loro paesi o sul fronte dei nuovi conflitti. In Libano muoiono sotto i bombardamenti israeliani, in Siria massacrati dai jihadisti, come anche in Nigeria dove continua il terrorismo.

Mentre l'Occidente cristiano celebra la Pasqua senza troppe difficoltà, in molti Paesi del "Global South", come è uso chiamare attualmente la parte di mondo in via di sviluppo, le celebrazioni pasquali sono un lusso.
A Derdghaya, villaggio nel governatorato di Tiro, sud del Libano, è stata una Pasqua difficile. La chiesa greco-cattolica melchita di San Giorgio, dove durante la recente guerra con Israele avevano trovato rifugio decine di sfollati, è stata distrutta nell'ottobre scorso da un bombardamento di Idf assieme alla casa del sacerdote e agli uffici parrocchiali. Pur di celebrare i riti pasquali la comunità ha allestito un altare tra le macerie degli edifici distrutti, con tanto di icona raffigurante San Giorgio; l'intero villaggio ha dato testimonianza di una forte volontà di rinascita pur nelle difficoltà e di ricostruzione spirituale, oltre che materiale.
Frattanto, durante tutta la domenica di Pasqua l'aviazione israeliana ha continuato a bombardare la regione del Sud: sono stati registrati attacchi a Bsaliyeh, Houla, Kaouthariya al Siyad, Jezzine, Arnoun, Yohmor al Shaqif, Briqaa. L'esercito israeliano, che occupa militarmente cinque località del sud del Libano, ha giustificato gli attacchi nel giorno di festa con la volontà di colpire "infrastrutture e rampe di lancio di Hezbollah". Non è un mistero che lo Stato Ebraico non nutra troppa simpatia per le celebrazioni cristiane. L'ultimo episodio in questo senso, avvenuto a Gerusalemme il Sabato Santo, ha visto alcuni agenti di polizia israeliani attaccare un gruppo di scout che stavano partecipando ad una funzione. Uno degli agenti, che ha minacciato i ragazzi con la pistola, secondo le autorità israeliane «è stato rimosso dal suo incarico in attesa di rispondere dell'accaduto».
In Siria quest'anno l'espressione dell'identità religiosa e spirituale delle comunità cristiane è stata fortemente limitata: il nuovo governo ha proibito ogni manifestazione di culto all'aperto, permesse le sole funzioni all'interno delle chiese. Le parrocchie sono dunque state costrette a rinunciare alla dimensione sociale della Pasqua; le strade animate da canti e processioni sono un ricordo del passato. Del resto molte comunità sono segnate dai massacri degli ultimi mesi, durante i quali le milizie filogovernative non hanno risparmiato i cristiani. In giro per il Paese si piangono le vittime: non c'è villaggio della costa occidentale, regione alawita su cui si sono concentrate le azioni omicidiarie dei fondamentalisti, dove non siano stati uccisi anche cristiani. A Latakia, Baniyas, Sanobar, Ain Al-Arous, Sherifa, Barabshbo, dovunque si sia appuntata l'attenzione delle milizie fondamentaliste riconducibili al governo si sono registrate vittime cristiane.
Jihad Bishara, anziano padre di Gregorios, parroco di Nostra Signora dell'Annunciazione, è stato ucciso l'8 marzo a Banyas dalle forze dell'ordine governative. «Aveva vissuto tutta la sua vita in pace», commenta il suo omicidio Firas (nome di fantasia), siriano di Banyas residente in Francia. «Ha allevato i suoi figli nei valori della Chiesa, pregava per la pace e per la coabitazione pacifica tra religioni. L'hanno ucciso solo perché cristiano. Nessuno merita di morire così, solo per l'appartenenza a una minoranza religiosa». Quella di Jihad è solo una tra tante storie simili, migliaia di vite – alawiti, cristiani, sunniti - spezzate per la stessa ragione.
Facciamo qualche altro esempio di vittime cristiane delle milizie filogovernative. Sempre a Banyas, il 12 marzo è stato ucciso con un colpo di pistola Johnny Joudat Al Sayegh, cristiano ortodosso di Tartous. La sua fidanzata, che era con lui al momento dell'aggressione, è rimasta gravemente ferita. Ex soldato, trentacinque anni, Johnny era uno sportivo: amava le moto e la pesca subacquea. Aveva una corona del rosario tatuata sul dorso della mano sinistra ed una croce adesiva sul parabrezza della sua moto: un cristiano che non nascondeva la sua identità.
A Latakia il 7 marzo sono stati uccisi dalle milizie filogovernative Tony Bashar Khoury, freddato con un colpo di pistola alla testa, e Tony e Fadi Boutros, padre e figlio, colpiti dalle "forze dell'ordine" lungo l'autostrada. Il giorno dopo 8 marzo, sempre a Latakia, Fares Bassam Kawa non è sopravvissuto al massacro del quartiere a maggioranza alawita di Datour dove viveva; si era rifugiato a Latakia dal villaggio cristiano di Halouz, vicino a Idlib, quando i fondamentalisti avevano preso il potere nella regione.
A Homs ha trovato la morte Elias Michel Asaad, originario del villaggio di Al Khansa, padre di un ragazzo e di una bambina. Rapito verso i primi di marzo, è stato ritrovato assassinato in città l'11 del mese.
L'ombra della jihad islamica che ha brutalmente preso possesso della Siria si stende anche sull'Africa: in Nigeria durante la Settimana Santa sono stati uccisi dai terroristi islamici quasi 200 cristiani in tutto il Paese, di cui 56 solo la domenica delle Palme a Tilengpan Pushit, un villaggio nello Stato del Plateau. Consumatosi in poche ore, quest'ultimo massacro è stato particolarmente raccapricciante: mantre la Chiesa mondiale celebrava l'ingresso di Gesù a Gerusalemme persone di ogni età, soprattutto donne, bambini e anziani (la vittima più piccola un bimbo di tre anni, la più grande un uomo di novantaquattro) sono state massacrate per il solo fatto di essere cristiani. Secondo la Red List 2025 della Ong Global Christian Relief, la Nigeria è il Paese più pericoloso al mondo per i cristiani. Sul territorio nigeriano sono presenti numerose formazioni fondamentaliste islamiche, tra cui Boko Haram, la filiale dello Stato Islamico nel West Africa (Iswap) e le milizie jihadiste dei pastori Fulani. In lotta tra loro, le formazioni estremiste islamiche si dedicano allo sterminio della componente cristiana del Paese. Secondo la Red List di Global Christian Relief, da novembre 2022 a novembre 2024 in Nigeria sono stati uccisi quasi diecimila cristiani.