Pasqua di resistenza: i cattolici sfidano Ortega
Ascolta la versione audio dell'articolo
La stretta del regime di Ortega in Nicaragua contro fedeli, tradizioni e riti cattolici si fa sempre più dura, ma la fede del popolo e dei sacerdoti non cede. Per la Settimana Santa sono state state represse le tradizionali processioni e manifestazioni di popolo, numerosi i sacerdoti che hanno sfidato il regime e sono stati espulsi. Ma la Chiesa resiste e celebrerà la Pasqua.
La stretta del regime di Ortega in Nicaragua contro fedeli, tradizioni e riti cattolici si fa sempre più dura, ma la fede del popolo e dei sacerdoti non cede. Dieci giorni orsono il regime comunista del Nicaragua di Ortega si era piegato alle pressioni internazionali che chiedevano prove reali sulla salute del Vescovo Rolando Alvarez dopo 50 giorni di prigionia, visto che dal 10 febbraio si erano perse sue notizie. Ortega aveva imposto ai carcerieri della prigione di La Modelo di predisporre un ripresa filmata di un pranzo più che dignitoso (e presumibilmente eccezionale) che il Vescovo aveva avuto con i suoi fratelli in un gran salone pulito a festa per l’occasione. Mons. Alvarez era apparso sin troppo chiaramente felice di vedere i propri famigliari e altrettanto obbligato nel ringraziare le autorità carcerarie della opportunità, del pranzo e del trattamento ordinario nel carcere. Una messinscena che ha, in ogni caso, rincuorato e rimpinguato Mons. Alvarez, ormai divenuto simbolo della repressione non solo religiosa nel paese.
La Chiesa ed i fedeli nicaraguensi stanno vivendo grandi difficoltà e in questa Settimana Santa si vedono impediti nelle celebrazioni e processioni pubbliche, parte integrante della popolare fede cattolica del paese. Il governo ha mantenuto l’impegno di vietare, come avevamo descritto sulla Bussola, le processioni per le strade nella Settimana Santa, a causa di non meglio specificati problemi di sicurezza, dopo aver sospeso i rapporti con il Vaticano il mese scorso anche in seguito ai commenti di Papa Francesco, finalmente chiaro sulla tirannia in Nicaragua di Ortega.
L'amata processione della Borriquita della domenica delle Palme, non è uscita per le strade del Nicaragua questa domenica, così come non usciranno per tutta la settimana altre processioni storiche come quella delle Ánimas o dell'Encuentro, su ordine del regime di Ortega e della moglie. La decisione si è concretizzata proprio con i divieti della Domenica delle Palme, quando l'arcidiocesi di Managua si è trovata a svolgere la tradizionale processione del Trionfo o Las Palmas sul lato esterno della Cattedrale Metropolitana. «Quest'anno, senza le processioni nazionali, la Settimana Santa sarà incompleta, mutilata, mancherà il corpo della partecipazione popolare, ma di fronte a tanta repressione, il fervore del popolo deve resistere e rafforzarsi», ha dichiarato l'organizzazione della cattedrale, che ha auspicato che «prima o poi i nicaraguensi torneranno a uscire in processione e in libertà».
Ora la sfida per i cattolici del paese è quella di non lasciare le chiese vuote e i sacerdoti soli durante il Triduo Santo. A quanto pare i fedeli resistono, son più che orgogliosi di partecipare alle celebrazioni religiose e, come riportano varie agenzie di stampa internazionali che hanno raccolto testimonianze di cattolici del Paese, saranno in molti a partecipare alle celebrazioni e ai riti di questi giorni nelle chiese. Nonostante il divieto, i cattolici nicaraguensi non si tireranno indietro e, laddove sarà possibile, faranno processioni brevi intorno alle chiese anche il Venerdì Santo. Oltre ai divieti messi imposti dal regime comunista di Ortega la scorsa domenica della, la Settimana Santa è proseguita con una ulteriori intimidazioni verso tutti i cattolici del paese.
Lo scorso lunedì la polizia ha vietato la tradizione dei Cirineos nel villaggio di Nindirí, una commemorazione del cireneo che aiutò Cristo a portare la sua croce sulla via del Calvario, inseguendo i partecipanti alla processione religiosa (qui alcune immagini e video) e costringendoli ad un lesto rientro in chiesa. Il giornale nicaraguense Articulo66 ha denunciato lo stesso giorno che la polizia aveva cancellato anche lo svolgimento della tradizionale Via Crucis acquatica che la diocesi di Granada realizza da più di 40 anni sul Lago Grande del Nicaragua o Cocibolca. Sempre lunedì il governo del dittatore Ortega ha espulso dal Paese il sacerdote panamense Donaciano Alarcón, un clarettiano che è stato accompagnato al confine per aver organizzato una processione religiosa non autorizzata e volerne organizzare altre anche per i prossimi giorni santi. Alarcón era parroco da un anno e mezzo nella città di Cusmapa, vicino al confine con l'Honduras e ha raccontato di essere stato arrestato il 3 aprile dalla polizia dopo aver officiato una messa.
Dobbiamo infine condividere l’appello promosso da Felix Maradiaga, ex prigioniero politico e candidato alla presidenza che è stato deportato negli Stati Uniti, che tramite le agenzie di informazione internazionali Aci Prensa e ETWN Noticias, chiede preghiere per la libertà del vescovo Rolando Álvarez ed incoraggia tutti i cristiani ed i cattolici a «dedicare momenti di preghiera, Messe e chiedere ai parroci di ricordarlo, di includerlo nelle loro omelie e di far sapere al mondo cosa sta succedendo». In questi giorni santi non possiamo dimenticare i nostri fratelli perseguitati a causa della fede e che, sofferenti e privati della libertà religiosa, ci sono da esempio.