Parte male Irini, la missione navale dell'Ue in Libia
La missione Irini, per il pattugliamento delle acque libiche, parte in ritardo e con forze ridotte. Lo scopo è applicare l'embargo sulle armi alla Libia. Ma le pochissime navi europee affronteranno le navi militari turche? Protesta Sarraj (il governo riconosciuto) i cui rifornimenti arrivano via mare, ringrazia tacitamente Haftar, che si rifornisce via terra.
Doveva essere operativa dall’inizio di aprile ma la missione navale dell’Unione Europea Irini (”pace” in greco) continua a registrare ritardi e rallentamenti tutti legati alla politica e all’incapacità dell’Unione di mostrarsi per una volta credibile nell’ambito militare e nei confronti della crisi libica. Solo dal 4 maggio l’Operazione Irini, che dovrebbe far rispettare l’embargo dell’ONU sulle forniture di armi alle fazioni libiche, ha iniziato ufficialmente le proprie attività in mare ma dispone di una sola nave, la fregata francese Jean Bart, e di un aereo da pattugliamento marittimo messo a disposizione dal Lussemburgo.
“Con la chiusura della Force Generation Conference lo scorso 28 aprile, l’Operazione IRINI ha potuto iniziare le attività in mare con i primi mezzi messi subito a disposizione. A questi si uniranno, a breve, gli altri assetti resi disponibili dagli Stati Membri” ha dichiarato l’ammiraglio italiano Fabio Agostini, comandante dell’Operazione dell’Unione europea che esercita le sue funzioni dal quartiere generale situato a Centocelle (Roma). Nonostante l’Italia abbia mantenuto il comando che già deteneva con la precedente missione navale europea (l’operazione Sophia che avrebbe dovuto contrastare i traffici di migranti illegali conclusasi dopo quasi 5 anni di fallimenti a fine marzo), finora Roma non è stata in grado di assegnare all’operazione neppure una nave, in attesa che venga definito dal governo e approvato dal parlamento il decreto per le missioni all’estero del 2020.
Così l’Operazione Irini prende il via in sordina dopo un lunghissimo processo di assegnazione di navi ed aerei da parte dei partner Ue. La Francia ha reso disponibile una nave, ma parteciperà all’operazione Ue solo a singhiozzo, cioè assegnando unità navali per brevi periodi. La Jean Bart verrà infatti ritirata a fine maggio quando dovrebbero scendere in campo una nave greca e una italiana. Si attendono un velivolo da pattugliamento marittimo polacco e uno tedesco ma anche i pochi contributi già determinati vengono messi in queste ore in discussione. Il governo maltese, sotto pressione da parte della Ue per i respingimenti di migranti attuati alla chetichella negli ultimi mesi, riconsegnando i clandestini alla Guardia costiera libica, minaccia di congelare i finanziamenti alla missione navale europea affermando che la sua posizione non cambierà fino a quando la crisi migratoria non sarà affrontata. Il quotidiano Times of Malta ha riferito venerdì che Malta non impegnerà alcun assetto militare nell’Operazione Irini a cui aveva assegnato una squadra di abbordaggio della Marina. Anche la Germania invierà una nave ma probabilmente solo in estate: il 7 maggio il parlamento di Berlino ha approvato il mandato che prevede l’invio fino a 300 militari tra equipaggi di una nave e di un velivolo da pattugliamento e personale di staff presso il comando di Centocelle.
La decisione di alternare il comando delle forze in mare tra italiani e greci su base semestrale ha creato qualche malumore specie nei paesi del Nord Europa che ospitano folte comunità di immigrati turchi. Non è una novità che l’Operazione Irini non piaccia al governo di Tripoli né ai suoi alleati turchi che, di fatto, non riconoscono la legittimità della missione navale della Ue. L’approccio nettamente ostile ad Ankara sostenuto da Atene mette quindi in imbarazzo Berlino ed altri paesi dell’Unione che vogliono evitare di impegnare proprie navi in una flotta che potrebbe arrivare ai ferri corti con la Marina turca che scorta i mercantili carichi di armi destinate a Tripoli.
Anche se sulla carta è previsto che l’Operazione Irini ottenga il supporto di droni sommergibili, e aerei radar (che “saranno resi disponibili in maniera non continuativa da parte degli Stati membri” si legge nel comunicato del quartier generale) è innegabile che la missione prenda il via in modo ben poco incisivo. Di fatto la flotta Ue è composta oggi da una sola nave, che in giugno lascerà il campo a due unità che in estate potrebbero salire ad appena tre: troppo poche per far fronte ai diversi compiti assegnati. Prioritariamente far rispettare l’embargo di armi verso la Libia previsto dalle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, operando al largo delle coste della Cirenaica e del Golfo della Sirte per non attrarre con le sue navi flussi migratori illegali dalle coste libiche. Secondariamente monitorare il traffico illegale di petrolio dalla Libia, contribuire a smantellare il traffico di uomini e le attività di contrabbando (attraverso il controllo aereo) e fornire assistenza alla formazione della Guardia Costiera e Marina libica.
“Un’effettiva applicazione dell’embargo sulle armi delle Nazioni Unite sulla Libia contribuirà a raggiungere un cessate il fuoco duraturo e a promuovere un accordo politico", ha detto l’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. “L’Operazione Irini è quindi un importante contributo al raggiungimento di questo obiettivo. Dimostra l’impegno dell’UE a favore della pace in Libia, anche nei momenti in cui gli Stati membri combattono la pandemia da coronavirus.” Valutazione già respinta non solo da Ankara ma anche dal presidente del Governo di accordo nazionale libico (GNA), Fayez al-Sarraj che ha duramente criticato la missione in un’intervista al Corriere della Sera in cui ha ribadito che Irini va a vantaggio del suo rivale, il generale Khalifa Haftar. “L’ area di operazioni della missione Ue è il Mar Mediterraneo. Mai ai nostri nemici le armi e munizioni arrivano principalmente via aria e terra. Questa è in breve la nostra obiezione: i nostri porti saranno controllati, le nostre truppe penalizzate, mentre gli scali di Haftar saranno liberi di ricevere ogni aiuto e le sue milizie di utilizzare qualsiasi tipo di rinforzo militare”, ha spiegato il premier libico del governo riconosciuto dall’ONU.
Per queste ragioni, anche se avesse una consistenza numerica più adeguata, è improbabile che Irini possa realmente influire sull’afflusso di armi e mezzi ai due contendenti e rappresenta quindi già fin d’ora l’ennesimo flop militare dell’Europa.