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Papa Francesco e il caos nella gestione degli abusi nella chiesa cilena

Spunta una lettera a firma Francesco che risale al 2015 e getta nel caos la gestione della questione abusi su minori nella chiesa cilena

Borgo Pio 17_01_2018
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Papa Francesco durante il suo viaggio apostolico in Cile non perde occasione per manifestare «dolore e vergogna» per lo scandalo degli abusi su minori da parte del clero. Nel primo giorno, davanti alle autorità del Paese, Francesco ha chiesto perdono assicurando il massimo impegno della Chiesa perché tutto ciò non si ripeta.

Poi ha incontrato in forma privata alcune vittime, sempre martedì 16 gennaio, dopo il pranzo, nella sede della nunziatura apostolica di Santiago del Cile. Il direttore della Sala stampa Greg Burke ha dichiarato che le vittimi presenti «hanno potuto raccontare a Francesco le loro sofferenze e lui le ha ascoltate, ha pregato e ha pianto con loro».

Ebbene, con una puntualità sorprendente, proprio mentre il Papa è in Cile e affronta il tema degli abusi, arriva la pubblicazione di una lettera, firmata Francesco, da parte della Associeted press. Questa lettera, come rilevato dal vaticanista Sandro Magister, offre qualche perplessità rispetto al modo in cui il Papa avrebbe affrontato la questione.

La piaga degli abusi ha attraversato la chiesa cilena soprattutto per il caso di padre Fernando Karadima, che nel 2011 è stato riconosciuto colpevole di abusi su minori dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Oggi ottantasettenne, Karadima è stato per molto tempo parroco a Santiago, educatore di molti sacerdoti, alcuni dei quali divenuti vescovi. Proprio tre vescovi, considerati “figli spirituali” di padre Karadima erano sotto osservazione dalla Santa sede, a causa di denunce nei loro confronti: i tre avrebbero assistito e coperto le malefatte di Karadima.

La lettera pubblicata dalla Associeted press riguarda proprio la gestione della vicenda di questi tre vescovi e risale al 31 gennaio 2015. In questa lettera il Papa, per una questione non chiara e comunque non sufficiente per comprendere la scelta, sembra annullare lo stato di rinuncia che aveva prima richiesto al vescovo Juan Barros, tant’è che lo stesso Francesco lo promuoverà poi vescovo di Osorno sollevando un mare di proteste.

Sbuca poi anche un video che risale al maggio 2015, pubblicato on line nell’ottobre di quello stesso anno, in cui il Papa, a margine di un’udienza in piazza San Pietro, si trattiene con un ex portavoce della conferenza episcopale cilena, Jaime Coiro. Questa la traduzione delle parole di Francesco in quel video, a proposito della situazione della Chiesa cilena:

«È una Chiesa che ha perso la libertà perché si è lasciata riempire la testa dai politici, giudicando un vescovo senza nessuna prova dopo venti anni di servizio. Per cui, che pensino con la testa, non si lascino tirare per il naso da tutti quei sinistrorsi che sono quelli che hanno montato la cosa.

Inoltre, l'unica accusa che c'è stata contro questo vescovo è stata screditata dalla corte giudiziaria. Per cui, per favore, eh? non perdano la serenità. [La diocesi di] Osorno soffre, certo, perché intontita, perché non apre il suo cuore a quello che Dio dice e si lascia trascinare dalle stupidaggini che dice tutta quella gente. Io sono il primo a giudicare e punire chi è accusato per cose del genere… Ma in questo caso manca la prova, anzi, al contrario…  Glielo dico di cuore. Non si lascino tirare per il naso da questi che cercano solo di fare 'lío', chiasso, che cercano di calunniare…». 

Di seguito il video in lingua spagnola: