Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi

EVANGELII GAUDIUM

Papa Francesco e gli economisti

L'esortazione apostolica Evangelii Gaudium di Papa Francesco non è un manifesto economico socialista, ma ha ugualmente fatto storcere il naso a molti liberali. Molto dipende dal pensiero degli economisti che hanno più influenza.

Cultura 15_12_2013
Evangelii Gaudium

L'esortazione apostolica Evangelii Gaudium, in particolar modo le sue parti che riguardano l'economia, ha sollevato un ampio dibattito, anche molto critico, fra gli economisti statunitensi. Alejandro A. Chafuen, della Atlas Economic Research Foundation fa il punto della situazione.

 

Le recenti dichiarazione di Papa Francesco nella sua esortazione apostolica Evangelii Gaudium, suonano come un appello per la “Terza Via” economica, un sistema governato da esperti e persone di buona volontà. Papa Francesco scrive, «La giusta crescita richiede più che la mera crescita economica, anche se la presuppone: richiede decisioni, programmi, meccanismi e processi attrezzati specificamente a una miglior distribuzione del reddito, creazione di risorse per l’impiego e una promozione integrale dei poveri che va oltre a una semplice mentalità da welfare».

Papa Francesco non chiede la socializzazione del sistema economico e non cita alcun regime totalitario quale modello. Dichiara che questo non è un “documento sociale” e rimanda al Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa quale guida più sostanziale per lo studio e una riflessione. Ciò nonostante, dal momento che non ha citato il punto 42 dell’enciclica Centesimus Annus di Giovanni Paolo II, che legittima il sistema di libera impresa basato sul governo della legge e sulla dignità umana, e siccome il linguaggio usato da Papa Francesco talvolta suoni ostile al libero mercato, molti economisti cristiani e commentatori politici si sono allarmati. Molti si sono chiesti se il Papa sia stato influenzato negativamente dalla cultura peronista dell’Argentina. Il peronismo annovera, fra i suoi pilastri, un sistema economico misto, a metà strada fra socialismo e capitalismo. Juan Domingo Peron era uno dei primi difensori della Terza Via.

Nell’Evangelii Gaudium, il Papa ha ribadito che la Chiesa non ha il “monopolio dell’interpretazione delle realtà sociali o della proposta di soluzioni ai problemi contemporanei”. Entro la gerarchia della Chiesa, diversi economisti sono stati consultati. Uno di questi, che ha una grande influenza sul Vaticano, è il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz, che ha qualche merito nell’aver rivestito il sistema della Terza Via di una veste accademica

Non c’è dubbio, comunque, che gli scritti di Stiglitz abbiano avuto un impatto sul secondo argentino più importante del Vaticano: Monsignor Marcelo Sànchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze. Stiglitz venne assunto alla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali nel 2003 e fu a capo del Consiglio Economico sotto il presidente Bill Clinton. John Allen, un autorevole osservatore del Vaticano, scrisse, nel 2003, che Stiglitz, «dalla posizione che occupa, aiuterà a orientare il Vaticano sulle questioni di economia globale». Allen aggiunse anche che Stiglitz era un favorito di Sànchez Sorondo. Durante un programma sponsorizzato dall’Acton Institute, ebbi il privilegio di sedere al fianco di Sànchez Sorondo e mi disse che Stiglitz era, effettivamente, il suo economista preferito. John Allen aggiunse, inoltre: «Stiglitz ritiene che la squadra di Clinton abbia commesso un errore accettando che il governo rimanesse fuori dalla politica economica, lasciando alla finanza il compito di dettare le regole del gioco. Stiglitz è dunque incline a rafforzare ulteriormente quella che era già una linea ferma di Giovanni Paolo II, cioè la convinzione che le autorità pubbliche debbano intervenire negli affari economici per far sì che i benefici della globalizzazione siano destinati al bene comune».

Buona parte delle dichiarazioni economiche del Vaticano che hanno infastidito i difensori del libero mercato, sono state precedute da dichiarazioni simili di noti economisti. Lo stesso è avvenuto nel caso dell’esortazione apostolica di Papa Francesco. Il paragrafo che ha attirato i commenti più critici degli economisti sostenitori del libero mercato è quello in cui rinnega la nozione delle ricadute positive della crescita e del suo “inevitabile successo nel promuovere una maggior giustizia e comprensività nel mondo”. È però difficile trovare un economista che escluda eccezioni a questa teoria. Possiamo facilmente trovare alti tassi di crescita che coesistono con grandi ingiustizie e grandi emarginazioni. Cina e India sono due validi esempi.

L’uso del termine “ricaduta”, difficile da tradurre e solitamente usato per denigrare l’economia di libero mercato, ha spalancato la porta a molti dibattiti. È probabile che Evangelii Gaudium sia stato scritto inizialmente in spagnolo. Il Papa ha usato il termine “derrame”. Il filosofo ed economista scozzese Adam Smith scrisse della “universale opulenza che si espande fino a includere i più bassi ceti popolari” in una “società ben governata”. Quando traduciamo “derrame”, lo intendiamo anche come la parola che Smith intese come “espandere”. Smith non difese mai la “autonomia assoluta del mercato e della speculazione finanziaria”. Non ebbe mai una assoluta “fiducia della forza cieca della mano invisibile del mercato” e comprese l’importanza di una società ben governata.

Un elenco incompleto delle altre contestazioni e moniti economici del Papa, comprende anche: “l’ingenua fiducia nella bontà di coloro che detengono il potere economico e nel funzionamento sacralizzato del sistema economico prevalente”, accettando “il dominio del denaro su noi stessi e sulla nostra società”, la “dittatura di una economia impersonale che manca di un vero fine umano”, la “corruzione diffusa e l’egoismo dell’evasione fiscale” e “l’invasione dei modi di pensare e di agire tipiche di culture che sono economicamente avanzate ma eticamente debilitate”.

Fin dalla pubblicazione di Evangelii Gaudium, gli economisti cattolici stanno sfornando risposte e critiche su ciascuno di questi punti. Possiamo constatare che gli studi empirici dimostrino come la libertà economica sia il miglior antidoto alla corruzione. Inoltre è notevole il lavoro di alcuni prestigiosi studiosi del libero mercato, come l’ultimo Wilhelm Roepke, che creò le basi per una “economia umana” nel suo Humane Economy.

Il miglior contributo che i paladini del libero mercato possano dare è quello di diventare straordinari e convincenti economisti, abbastanza da far sì che i leader più influenti includano tutte le verità dell’economia nei loro moniti morali. Un buon esempio da seguire è quello di Gary Becker, premio Nobel per l’economia, esponente della Scuola di Chicago, che fu membro della Pontificia Accademia delle Scienze dal 1997. La valida ricerca di Becker in economia e la sua rispettabile condotta durante gli incontri in Vaticano gli permisero di conquistare quella posizione. Gli scritti dei premi Nobel di altre scuole di pensiero favorevoli al libero mercato, come quelli di Friedrich August von Hayek e James Buchanan, rispettivamente della Scuola Austriaca e della Scuola della Public Choice, meritano una maggiore attenzione da parte del Vaticano.

Juan Carlos de Pablo, uno dei migliori professori della Pontificia Università Cattolica di Buenos Aires, dove studiai e insegnai, diceva ai suoi studenti che, «se gli stessi economisti non capiscono l’economia, perché accusate i vescovi di non conoscerla?». Papa Francesco ha riconosciuto il ruolo dei laici in molti settori, non solo nell’economia. Coloro che sono cattolici e sono convinti della superiorità morale ed economica del libero mercato, hanno il dovere di iniziare un dibattito rispettoso e costruttivo con il Vaticano.

*Presidente della Atlas Economic Research Foundation. Questo articolo è stato pubblicato in lingua inglese sul numero del 4 dicembre 2013 di Forbes. Alejandro Chafuen è noto al pubblico italiano anche con il volume Cristiani per la Libertà (Liberilibri, Macerata 1999)