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MULLER A TUTTO CAMPO

«Papa e vescovi servono il Magistero, non ricevono nuove rivelazioni neopagane»

A una settimana dal Sinodo per l'Amazzonia, il prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede, Muller, a tutto campo su ordinazione sacerdotale e Chiesa all'Augustinianum: «I vescovi e i papi non hanno un “filo diretto” con lo Spirito Santo, che rivela loro una nuova forma di cristianesimo. Inquietante che in alcuni “testi ecclesiastici di riforma” non venga fatta alcuna menzione di Cristo». I viri probati? «La chiamata al sacerdozio è una “fiamma ardente”, non un ripiego socio-pastorale».
-IL DOSSIER AMAZZONIA 

Ecclesia 28_09_2019

Il cardinale Gerhard Mueller, prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha partecipato a un convegno organizzato dall’Istituto Patristico Augustinianum, a Roma, dal titolo “Sfide attuali per l’Ordine sacro”. Il porporato ha svolto una relazione, dal titolo: “Quali sono i presupposti per ricevere il sacramento dell'Ordine?”, in cui ha lanciato un allarme drammatico: «Se non vogliamo che il cosiddetto “cammino sinodale” in Germania o il Sinodo Amazzonico, finiscano nel disastro di un’ulteriore secolarizzazione della Chiesa, i protagonisti devono permettere che il coraggioso e lungimirante Papa Pio XI, nella sua “viva ansia” per i credenti oppressi nella terra di san Bonifacio, scriva le seguenti parole nel loro copione».

Le parole a cui si riferisce il porporato sono queste: «Ogni riforma genuina e duratura ha avuto propriamente origine dal santuario, da uomini infiammati e mossi dall’amore di Dio e del prossimo; i quali, per la loro grande generosità nel rispondere ad ogni appello di Dio e nel metterlo in pratica anzitutto in se stessi, cresciuti in umiltà e con la sicurezza di chi è chiamato da Dio, hanno illuminato e rinnovato i loro tempi». Se manca questo presupposto, e la «pura sorgente dell’integrità personale» il processo di riforma «fu sovente punto di partenza di errori ancora più funesti dei danni, a cui si volle o si pretese portare rimedio». 

Mueller mette in guardia dal pericolo di spezzare «la struttura fondamentale della salutare istituzione». E ricorda che in base al Concilio Vaticano II «al Magistero dei vescovi e del Papa è solo affidata l’interpretazione autentica e completa della Parola di Dio scritta e trasmessa».

Che cosa fa il Magistero del  Papa e dei vescovi? Rispetto alla Chiesa «la serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso ...in quanto attinge tutto ciò che propone a credere come rivelato da Dio».

Quindi, spiega Mueller, in velata risposta a quanti parlano di una nuova Chiesa «I vescovi e i papi non hanno un “filo diretto” con lo Spirito Santo, che rivela loro una nuova forma di cristianesimo in cui Cristo dovrebbe ricadere in uno stadio preliminare del paradigma oggi dominante». Per quanto importante sia il Magistero del Papa e dei Vescovi, il cardinale ricorda che il Concilio ha messo in guardia da un “positivismo magisteriale”, ricordando che Papa e Vescovi «non ricevono alcuna nuova rivelazione pubblica come appartenente al deposito divino della fede (fidei depositum)». 

E Mueller aggiunge, parlando dell’oggi: «È assai inquietante come in alcuni “testi ecclesiastici di riforma” non venga fatta alcuna menzione di Dio, Cristo, e delle Sacre Scritture dell’Antico e Nuovo Testamento, o come il Vangelo rischi di venir soffocato sotto il mucchio della retorica di preoccupazione socio-psicologica e pastorale». Probabilmente non ci si sbaglia a voler includere fra i testi anche l’Instrumentum Laboris del Sinodo dell’Amazzonia.

Mueller ricorda che «La Chiesa non è un’impresa umana, una corporazione internazionale, una lobby dedita a interessi particolari o un circolo segreto come la Massoneria, che combatte la Chiesa come istituzione divina, assegnandole invece una nicchia nel suo tempio – fatto da mani d’uomo – da quell’“umanesimo senza Dio”». Solo Gesù Cristo è la ragione, il contenuto e la misura della nostra fede: «E non un Dio pagano che ci parla nei miti e nelle utopie, nella dinamica degli eventi, nei processi da noi avviati, nel sangue della razza, nello spirito popolare o nelle realtà immorali della vita. La teologia riconosce come locus theologicus soltanto l’unica Parola di Dio nella Sacra Scrittura e nella tradizione, mentre il Magistero può solo rivendicare un’autorità interpretativa.

Presumere o riconoscere oltre alla pienezza della Rivelazione di Cristo ulteriori presunte rivelazioni di Dio nei processi dinamici della coscienza popolare o nelle realtà della vita – sebbene quest’ultimi contraddicano la volontà sempre vincolante di Dio, che viene espressa nella legge naturale e nella sequela di Cristo – non è altro che un risorgente “neopaganesimo”, respinto già con veemenza da papa Pio XI nella sua enciclica “Mit brennender Sorge”».

Il porporato ricorda la condanna dell’ideologia nazista: «La rivelazione culminata nell’Evangelo di Gesù Cristo è definitiva e obbligatoria per sempre, non ammette appendici di origine umana e, ancora meno, succedanei o sostituzioni di “rivelazioni” arbitrarie, che alcuni banditori moderni vorrebbero far derivare dal così detto mito del sangue e della razza» scriveva Pio XI, e Mueller aggiunge: «Questo vale per tutti i vecchi miti pagani, come anche per i miti neopagani del capitalismo liberista, del marxismo socialista e delle narcisistiche ideologie “omo” e “gender”, tutti rigorosamente radicati nella riduzione dell’uomo a mera materia, e perciò irrimediabilmente empi e radicalmente misantropici».

Il tema del convegno era l’ordinazione. Mueller ricorda che vescovi e sacerdoti  «non agiscono nei loro pieni poteri, secondo il proprio arbitrio e secondo gli insegnamenti e le ideologie auto-sofisticate, dalla gnosi al “gender”, dal neomarxismo alla New Age. Proprio come gli apostoli, anche i vescovi e i sacerdoti sono solo ed esclusivamente “servi di Cristo e amministratori dei misteri di Dio ai quali si richiede solo che ognuno risulti fedele”. Non devono reinventare il cristianesimo, considerando se stessi più saggi di Gesù stesso, che – così si sostiene – sarebbe ancora limitato dalla vecchia visione del mondo e i cui insegnamenti avrebbero urgente bisogno di essere adattati al pensiero illuminato dei suoi discepoli di oggi.

Come devono dunque essere scelte le persone ordinate? Risponde Mueller: «I criteri decisivi che un vescovo deve applicare all’ordinazione di un candidato all’episcopato, al sacerdozio e al diaconato, sono quindi di natura teologica e non sociologica o psicologica. Per la teologia, la sociologia e la psicologia non sono altro che scienze empiriche che si distinguono in base alla loro origine che sta nell’ateismo di Auguste Comte o nell’agnosticismo di Sigmund Freud». Il resto della relazione di Mueller è dedicato ai requisiti necessari per l’ordinazione di diaconi, sacerdoti e vescovi. Non ha fatto cenno a quello che sarà uno dei temi dell’imminente Sinodo dell’Amazzonia, i Viri Probati, ma ha sottolineato come la chiamata al sacerdozio debba essere qualche cosa di integrale, una “fiamma ardente”, e non un mero ripiego di carattere sociologico o pastorale.