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VERSO IL SINODO

Paola e Fabio, peccato e redenzione. Una storia esemplare

Paola, un aborto a venti anni, poi un matrimonio fallito, l'incontro con Fabio e l'inizio di una convivenza. Fino all'incontro che cambia la vita, in un confessionale a Medjugorie. E da lì la ripartenza, nel sacrificio e nella gioia. L'esempio di come una vita vissuta nell'adesione all'insegnamento della Chiesa sia la risposta più adeguata, più corrispondente al vero bisogno dell'uomo, proprio nelle situazioni più difficili.

Famiglia 21_02_2015
Nozze di Maria e Giuseppe

Pubblichiamo la trascrizione di una testimonianza di una coppia presentata nelle scorse settimane a Vigevano. È l'esempio di come una vita vissuta nell'adesione all'insegnamento della Chiesa sia la risposta più adeguata, più corrispondente al vero bisogno dell'uomo, proprio nelle situazioni più difficili. È questo genere di testimonianze, che sono molto più numerose di quanto si ritenga, che vorremmo anche sentire nel prossimo Sinodo sulla famiglia, perché siano di esempio e di incoraggiamento per tutti coloro che vivono situazioni di difficoltà.

Nozze di Maria e Giuseppe

PAOLA
Mi chiamo Paola e ho deciso di raccontarvi la mia testimonianza di vita per ringraziare Gesù nostro Signore e Maria nostra madre che mi hanno donato un “cuore nuovo”. È accaduto il 1° novembre 2012 in occasione del mio primo pellegrinaggio a Medjugorje: in quell’occasione mi sono avvicinata, per la prima volta nella mia vita, al sacramento della confessione e ho potuto comprendere che Dio ci ama e ci perdona, sempre. Quel giorno Dio perdonava anche me, dopo i grandi errori commessi nella mia vita. 

Sono cresciuta in una famiglia di Testimoni di Geova, nonostante i miei genitori mi avessero battezzato, alla nascita, con rito cristiano cattolico. Ho vissuto all’interno di quell’organizzazione fino all’età di 17 anni,  quando le regole che là mi erano imposte hanno iniziato a farmi sentire in profondo disagio con i miei coetanei e con l’ambiente circostante. Ho così deciso di dissociarmi da loro e, da quel momento in poi, c’è stato il vuoto intorno a me: tutti i miei parenti e amici “testimoni” mi hanno esclusa da ogni tipo di rapporto ed io mi sono sentita profondamente sola. 

In quel periodo, così desolante e difficile, ho incontrato l’uomo che in seguito avrei sposato. Poco tempo dopo però - all’età di appena 20 anni – ho scoperto di essere incinta: il mondo mi è crollato addosso! Pensavo di non essere affatto pronta per un figlio… Come avrei voluto che tutto questo accadesse dopo il matrimonio! Non potevo confidarmi con nessuno, neppure con i miei genitori coi quali non avevo alcun dialogo. 

Schiacciata dalla mia angoscia ho così deciso – purtroppo! - di abortire.  La mattina del 3 luglio 1992 mi sono recata in ospedale, sola come non mai, impaurita e tremante come una foglia. Ricordo tanta freddezza intorno a me. Mentre le lacrime scendevano inarrestabili sul mio volto, ho pensato che Dio non mi avrebbe mai perdonata per l’orribile atto che stavo per compiere. Quando ho fatto ritorno a casa, ho portato dentro di me un dolore immenso che non mi ha più lasciata, almeno fino alla mia “rinascita” del 1 novembre 2012.

L’anno successivo a quella drammatica scelta ci siamo sposati. Quel matrimonio - iniziato già con il piede sbagliato a causa del rifiuto di nostro figlio - l’ho visto disintegrarsi dopo 10 anni di vani tentativi di salvarlo, giungendo fino alla separazione e al divorzio. Da questa unione sono però nati due figli, veri doni di Dio per me. Ricordo che al momento della loro nascita, alla grande letizia che provavo stringendoli a me si univa il dolore che portavo dentro per aver rifiutato il primo figlio, e anzi questa sofferenza si faceva sempre più forte. 

Le  gravi conseguenze che quel gesto mi ha provocato, in termini di problemi e sofferenze, non sono state evidenti nel momento stesso in cui l’ho compiuto ma sono emerse sempre più nel corso degli anni, man mano che mi rendevo conto di aver rifiutato prima la vita e  poi Dio Stesso.

Unita ai miei figli sono andata avanti, brancolando nel buio, senza Dio, cercando di crescerli con le mie sole forze, dunque senza poter dare loro la speranza e la fede che avevo perso io stessa e che, grazie all’amore di Dio e alla sua infinita misericordia, ho finalmente trovato durante quella prima confessione a Medjugorje, nell’abbraccio amorevole di quel sacerdote e nella parola “perdono”. Scoprire che Dio, che ci dona la vita, è disposto ad accoglierci e a perdonarci - quando ci rendiamo conto che senza di Lui non possiamo essere felici - è come rinascere a una nuova vita.  

Quel giorno – la festa di tutti i Santi del 2012 - mi trovavo in fila con un bel numero di persone che attendevano di accedere al confessionale. La mia attesa è stata di circa 4 ore, nelle quali mi sono ritrovata a pregare incessantemente e a riflettere su quante cose avevo da farmi perdonare, ma con la paura che Dio non potesse perdonarmi il peccato più grave… Però chiedevo in preghiera di poter incontrare il volto misericordioso di Gesù. Arrivato finalmente il mio turno, sono entrata nel confessionale e ho visto un sacerdote vestito di bianco, anziano, mi sono inginocchiata, trovandomi davanti i suoi occhi: erano chiari, piccoli ma molto profondi e pieni di amore; mi fissavano con tenerezza, al punto che mi è parso davvero di incontrare lo sguardo di Gesù. 

Nel tentativo di iniziare a parlare, sono scoppiata in un forte pianto e, tra le lacrime, cercavo di raccontare le mie colpe e i miei dolori, iniziando dal macigno più grande. Mentre ne parlavo (per la prima volta in vita mia), ho sentito questo enorme peso uscire fuori da me. Il sacerdote ha percepito tutto il mio dolore e la mia disperazione e mi ha abbracciata, come nessuno mai aveva fatto prima, nemmeno mio padre. Poi, dandomi un bacio sulla testa, mi ha detto: “Dio ama, Dio perdona”. Al che gli ho chiesto: “Ma veramente Dio può perdonarmi?”. Il confessore mi ha risposto ripetendomi per ben 7 volte: “Dio ama, Dio perdona”. In quel momento mi sono sentita molto amata e perdonata, il mio cuore si è aperto e vi è entrata una grande felicità!

Il Signore mi ha accolto tra le sue braccia, ha asciugato le mie lacrime e gioia ancor più grande è stata per me sapere che quel figlio, non nato a questa vita, è vivo! La sua anima, che pure mi ha perdonata e mi ama, è tra le braccia di Dio Padre. Il dono di poter entrare in comunione con lui attraverso la preghiera rende questo mio figlio realmente presente nella mia vita. Il sacerdote mi ha detto che dovevo dargli un nome e io ho scelto Luca. Credo che proprio lui finora abbia guidato i miei passi, pregando per la mia conversione e accompagnandomi in ogni giorno della mia vita. Ora anch’io prego Luca, sempre, e gli raccomando i suoi fratelli! E un giorno, con la grazia di Dio, potrò abbracciarlo.

Prima di terminare la confessione, ho chiesto al sacerdote cosa dovevo fare per conformare la mia vita al volere di Dio. Con molta carità il prete mi ha fatto presente ciò che andava corretto e, con la grazia di Dio, ho vissuto nella tensione a realizzare quanto indicatomi. Quel perdono ha segnato davvero un nuovo inizio per la mia vita poiché in capo a un paio d’anni ho ricevuto il riconoscimento di nullità matrimoniale della precedente unione e ho potuto sposare Fabio, che adesso è mio marito.
L’aspetto da correggere nella mia vita, riguardava anche Fabio, perché da un anno convivevamo e questo non era secondo la volontà di Dio.


FABIO
:
Io sono cresciuto in una famiglia cattolica dove mi sono stati insegnati i valori cristiani … sono sempre andato a messa, ho sempre pregato … ho sempre creduto nel valore del matrimonio e nei rapporti dopo il matrimonio. Quando ho conosciuto Paola e mi ha detto che era divorziata, che aveva due figli e che andava a Messa solo ogni tanto…. Ho visto i miei sogni svanire …. Ma non avevo intenzione di mollare perché vedevo in Lei qualcosa di speciale…

Dopo un anno che ci frequentavamo, abbiamo deciso di iniziare a convivere. Nei primi mesi io alla domenica andavo a Messa da solo, ma dopo poco tempo anche Paola ha cominciato a seguirmi ed a frequentare la parrocchia. Dentro di me ho cominciato a credere che forse il Signore aveva un progetto anche per noi … ma neanche lontanamente immaginavamo quale poteva essere.

Nel mese di ottobre del 2012 si presenta l’occasione del pellegrinaggio a Medjugorje, che ha cambiato, anche a me, completamente la mia vita, in quanto ho capito quanto la mia Fede era superficiale, e da qui la scelta di voler vivere con Paola da cristiano. Da questa decisione abbiamo iniziato a vivere un fidanzamento casto e Dio ha benedetto questa nostra scelta in quanto in questi due anni abbiamo ricevuto grandi grazie, fino ad ottenere il riconoscimento di nullità del matrimonio di Paola.

Questo ci ha permesso di coronare il nostro sogno di essere uniti nel Signore con il Sacramento del matrimonio, ci siamo sposati infatti il 22 novembre scorso. Quel giorno il nostro parroco durante l’omelia ha riconosciuto quanto sono vere le parole del Signore: “La fede sposta le montagne” perché quello che per noi era un sogno impossibile, per grazia di Dio è diventata una meravigliosa realtà.

PAOLA:
Oggi continuo il mio cammino nella fede, presa per mano da Maria e con il prezioso sostegno di alcuni sacerdoti,  perché le conseguenze dell’aborto non sono solo spirituali e fisiche ma anche psichiche e creano fratture nella donna che ha abortito e disagio nel rapporto con gli altri. Spesso si vivono situazioni di cui non si capisce l’origine, ma confrontandomi con altre donne che come me hanno vissuto questa dolorosa esperienza, ho scoperto che alla base delle nostre sofferenze c’è la negazione della nostra maternità, ho iniziato con loro un percorso di guarigione nella fede, dove poter manifestare liberamente e senza timore di giudizi il mio animo.

Vorrei dire a tutte le donne che vivono questo dolore nel silenzio e nella solitudine, che Gesù è pronto ad accoglierle a braccia aperte e a fasciare le loro ferite, la fraternità è una possibilità per uscire dalla loro solitudine. Ringrazio tutti per l’accoglienza e vi chiedo di portare ad altri questo messaggio.

FABIO:
Vorrei aggiungere che mai avrei immaginato di vivere il matrimonio con la gioia piena, il desiderio e l’attesa di  quel giorno, con la consapevolezza dell’importanza del sacramento che stavamo per ricevere. Questo grazie al cammino di fede che abbiamo vissuto in questi ultimi due anni, ci siamo affidati totalmente a Dio, vivendo secondo i suoi principi, in castità, questo ci ha aiutato a rafforzare molto il nostro rapporto, a conoscerci meglio e a costruire la nostra casa sulla roccia, cioè sulla fede. Vorrei dire a tutte le coppie, quelle giovani, ma anche quelle coppie che vivono una situazione di convivenza simile a quella che abbiamo vissuto noi, di non “accontentarsi”, perché se permettiamo al Nostro Signore, che ci ama immensamente, di entrare nella nostra vita, tutto questo è possibile; perché Lui desidera la nostra piena felicità.