“Pandemia finita”. Ce lo dice Bassetti, aspirante ministro
Il covid non fa più paura, basta restrizioni. Parola di Matteo Bassetti che non nasconde l'ambizione di diventare ministro al posto di Speranza al quale dà un 4 per la gestione della pandemia: facile adesso che ha perso le elezioni. Poi si riposiziona su mascherine, guariti e virus. La fine pandemia viene decisa non dalla morte del virus, ma dalle lobby di potere, dai viro-influencer e dai media.
Finalmente grazie a Matteo Bassetti siamo arrivati alla fine della pandemia. Aspettavamo questo annuncio da due anni e mezzo, da quando nel febbraio 2020 sono incominciate le restrizioni, le paure e le politiche sanitarie emergenzialiste e a dirla tutta eravamo un po’ in ansia.
Ma quando finirà questa pandemia? Eccoci finalmente accontentati.
È finita ieri, quando il direttore delle malattie infettive del San Martino di Genova, aspirante ministro della salute neanche tanto velatamente, in assetto da riposizionamento ha rilasciato un’intervista al Giornale del genere “rompete le righe”. Generale, la guerra è finita, il nemico è scappato, è vinto, è battuto. Già, ma non è scomparso.
Infatti, la pandemia è finita perché una serie di motivi ci impongono di farla finire, non certo perché il covid se ne sia andato per sempre. Anzi, il virus rimane in mezzo a noi, solo che non lotta più insieme a noi. Di sicuro bisognava attendere le elezioni per poterlo dire perché se avesse stravinto il partito di Speranza oggi forse Bassetti sarebbe ancora con la mascherina in assetto da combattimento.
Invece ha vinto il centrodestra e quindi, nel desiderio ormai acclarato di diventare ministro, il nostro se ne esce con un attacco esplicito al ministro della Salute uscente (“Che voto darebbe alla gestione Covid?”, gli chiede la giornalista. Risposta: “Un 4 a Speranza”).
Si vede che le elezioni con vista ministero in attesa di una chiamata (“Giorgia Meloni le ha chiesto di fare il ministro della Salute?”, “Non mi ha chiamato. Se lo farà, vedremo...”) gli hanno riacceso alcune funzioni che sembravano sopite nel corso della sua ormai lunghissima carriera da virostar.
Bassetti, infatti solo ora si accorge che le regole sulle mascherine sono irrazionali e senza alcun senso (“Se arrivo in Italia con un aereo tolgo la mascherina in volo, prendo il bus e la devo mettere, poi prendo un treno regionale e me la tolgo perché nessuno la usa. È un caos”). Eppure, questi criteri volti a mandare la gente ai pazzi sono in atto da due anni e mezzo, ma non si ricordano suoi interventi in proposito; Mascherina in classe se c’è un positivo? “Una stupidaggine. È come mettere il tappo nella vasca che si è già svuotata”; E il virus non fa più paura? “Ora il Covid è paragonabile all'influenza. Dobbiamo proteggere solo le categorie più a rischio. Io non ho un ricoverato per Covid ormai da 20 giorni”.
E che dire dell’ammissione che il guarito è già protetto e non ha bisogno del vaccino? Bassetti trova la quadra in questo modo: “Il 100% della popolazione è ormai protetto, o dalla vaccinazione, o dalla malattia oppure da entrambe le cose”.
Cose così, che aprono alla genesi di un nuovo Bassetti, il quale, tolto il camice di mimetica, è più sereno nell’affrontare la pandemia che invece Speranza ancora combatte come l’ultimo giapponese nella foresta. E' di ieri la notizia che per gli ospedali, l'obbligo di mascheirna viene prorogato per un altro mesetto. Tanto, uno in più o uno in meno...
Cose così che sanno di riposizionamento e alle quali dovremo abituarci nei prossimi giorni. Calcolo politico o ritrattazione? Lo capiremo quando e se le ambizioni politiche di Bassetti diventeranno realtà con un posto di governo.
Di sicuro le sue parole confermano quanto avevamo già scritto nel gennaio scorso con Tommaso Scandroglio riprendendo un articolo di David Robertson e Peter Doshi pubblicato sul Bmj: «La fine della pandemia non dipende dal virus, bensì dai governi e dai media». In quell’occasione (eravamo ancora in pieno Green pass e vaccinazione coatta della popolazione) dicevamo che il morto 0 o il malato 0 non potevano essere un criterio di fine perché morbilità e mortalità in tutte le epidemie proseguono per molto tempo.
E quindi la fine della pandemia doveva essere per forza riconosciuta dalla revoca delle restrizioni. Questo è il punto. Ma quando avverrà la fine delle restrizioni? «Quando i governi, lobby di potere, élite politiche useranno i media per dire che è finita la pandemia», scrivevamo perché «le pandemie non si concludono quando la trasmissione della malattia finisce ma piuttosto quando, all'attenzione del pubblico in generale e nel giudizio di alcuni media ed élite politiche che modellano quell'attenzione, la malattia cessa di essere degna di nota» (Greene JA, Vargha D., Come finiscono le epidemie, Boston Review, 30 giugno 2020).
Ebbene, quel momento è arrivato e a farsi annunciatori di questa “buona novella” sono quegli stessi protagonisti come le virostar, viro-influencer che dal pulpito televisivo ci hanno convinto della ineluttabilità di mascherine, vaccini, restrizioni, paure e sospetti. Poi, il fatto che alcuni di loro, nel frattempo, siano in corsa per un posto al ministero, è sicuramente una coincidenza.