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AIUTO ALLA CHIESA CHE SOFFRE

Pakistan, due programmi dedicati ad Asia Bibi

Due programmi rivolti alle donne, uno per formare nuove ostetriche e l'altro per aiutare le emarginate dalla società, come le ragazze madri. La fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre li dedica entrambi ad Asia Bibi, la donna cristiana, madre di cinque figli, in carcere da otto anni per "blasfemia" e condannata a morte.

Libertà religiosa 04_01_2017
Asia Bibi

Rapimenti, matrimoni forzati, espropri di case e terreni, attentati contro chiese e luoghi di ritrovo, e l’ingiusta legge anti-blasfemia brandita come una spada per silenziare le minoranze religiose. Il Pakistan rientra sicuramente in quel novero di Paesi in cui i soprusi contro la comunità cristiana assumono i contorni di una sistematica persecuzione avallata da molti settori delle società e degli apparati dello Stato. 

Per questo motivo la sezione italiana della fondazione pontificia Aiuto alla chiesa che soffre (Acs- Italia) ha deciso di iniziare il 2017 finanziando due progetti tesi ad aiutare le donne cristiane pakistane: Formiano giovani ostetriche e Aiutiamo le donne povere. Il primo programma è condotto dalla Women Shelter Organization, un’organizzazione fondata nel 1987 per prendersi cura delle donne che, specie nelle aree rurali, hanno subito violenze domestiche e abusi sessuali, e di quante sono costrette ai matrimoni forzati. L’iniziativa per la formazione di ostetriche riguarderà 75 professioniste in 15 aree del distretto di Faisalabad, che saranno preparate a prestare assistenza sanitaria alle donne in procinto di partorire nelle aree rurali.

Il secondo progetto, Aiutiamo le donne povere, ha l’obiettivo di sostenere l’attività del “Crisis Intervention Center” di Lahore. Il Centro è stato fondato dalle Suore del Buon Pastore per aiutare ragazze e donne povere, e in situazione di difficoltà psicologica. In particolare sono seguite le ragazze madri che per questa loro condizione di solito vengono emarginate dalla società. Negli ultimi quattro anni le Suore del Buon Pastore hanno salvato 62 donne, soprattutto grazie anche alla cura dell’aspetto spirituale delle ragazze che si rivolgono a questa struttura. Ovviamente le ospiti vengono aiutate anche dai punti di vista sanitario e legale, e le analfabete imparano a leggere e scrivere.  L’aiuto promesso da Acs servirà a coprire i costi operativi del Centro per i prossimi 5 anni.

Entrambi i progetti sono dedicati ad Asia Bibi, spiega alla Nuova Bq il direttore di Acs-Italia Alessandro Monteduro. La donna cattolica, madre di cinque figli, ha appena passato l’ottavo Natale in carcere, mentre resta in attesa della decisione della Corte suprema, riguardo alla sospensione della condanna a morte subita per un’infondata accusa di blasfemia. 

“Il ruolo e la figura di Asia Bibi resta centrale ed esemplificativo della condizione delle donne cristiane e della battaglia per la libertà religiosa in Pakistan”, sottolinea Monteduro. Nel Paese asiatico, nato nel 1947 dalla separazione dall’India, l’Islam è religione di Stato e la conoscenza del Corano è di fatto obbligatoria se si vuole migliorare il proprio stato sociale, esiste inoltre un gruppo di avvocati, il Khatm-e-Nubuwwat Lawyers’ Forum, che ha lo scopo dichiarato di far applicare rigorosamente la legge anti-blasfemia. Succede così che siano almeno 17 i condannati per blasfemia rinchiusi nei bracci della morte. Ed è in questo contesto che molti cristiani vivono un calvario quotidiano rispetto al quale – denuncia il Direttore di Acs – la comunità internazionale non mostra la benché minima intenzione di intervenire. 

Nessuna voce si alza nemmeno dalle platee del femminismo internazionale se si tratta di condannare la piaga dei matrimoni forzati ai danni delle donne non musulmane. Secondo alcune stime riportate da Acs, ogni anno almeno mille giovani cristiane e indù vengono sposate e convertite contro il loro volere. Conversione all’Islam che viene usata come scappatoia legale, per evitare conseguenze penali, da parte di coloro che compiono stupri e rapimenti. Emblematico il recente caso di Nabila Bibi, rapita davanti alla sua famiglia da quattro scagnozzi per conto di un ricco signore musulmano, il quale  ha potuto fare affidamento anche sulle reticenze della polizia nel raccogliere la denuncia del padre della ragazza.

La connivenza delle forze di sicurezza e delle autorità politiche locali è anche alla base del fenomeno del land-grabbing, ovvero l’appropriazione indebita di terreni di cui sono vittime i contadini cristiani più poveri. Proprio ieri l’agenzia Fides ha dato notizia dell’ultimo episodio, registrato nel distretto di Hyderabad, a Sukkur, dove apparti mafiosi in combutta con la polizia hanno pianificato un’aggressione contro gli abitanti cristiani, cercando di scacciarli dalle loro proprietà. Il cristiano Munawar Gill, residente nell'area, ed ex funzionario della diocesi anglicana di Hyderabad, ha spiegato che nelle scorse settimane alcuni uomini di sono presentati nell’area dell’insediamento cristiano di Sukkur, mostrando una documentazione falsa e rivendicando il diritto di proprietà.

Chi si oppone a questo stato delle cose rischia la vita, come il governatore del Punjab ucciso nel gennaio del 2011 dalla sua guardia del corpo per aver criticato la legge sulla blasfemia; solo due mesi più tardi la stessa sorte è toccata al ministro Shahbaz Bhatti, colpito dagli estremisti il 2 marzo del 2011 per aver tentato di modificare questa norma. E nel 2014 non è andata meglio all’avvocato per i diritti umani, Rashid Rehman, uno dei pochi legali che hanno avuto il coraggio di difendere in tribunale persone accusate di blasfemia.

E poi ci sono gli attentati; l’ultimo, la scorsa Pasqua, ha colpito le famiglie cristiane riunite in un parco di Lahore, 78 le vittime totali, tra cui anche 31 bambini. In un quadro che resta negativo, l’iniziativa di Acs assume quindi la forza di un gesto che rompe il muro di silenzio e di intolleranza che pesa sulla coscienza di tutta la comunità internazionale.