Paglia consulente del governo, non c'è più religione
Monsignor Vincenzo Paglia ha accettato di essere nominato consulente del Ministero della Salute, sotto Roberto Speranza (LeU), per lo studio di iniziative volte a migliorare la qualità della vita degli anziani. Nomina legittima e legale, ma era il caso? Mons. Paglia è presidente della Pontificia accademia per la vita e ha altri incarichi di alto prestigio in Vaticano. Il fatto che accetti un ruolo tecnico subordinato a un governo laicista è un segno che la Chiesa sta perdendo il suo ruolo
Monsignor Vincenzo Paglia proprio non riesce a non far parlare di sé. È più forte di lui. Basta ricordare lo scandaloso affresco omoreotico che fece commissionare per il duomo di Terni quando era arcivescovo di quella diocesi (in cui si volle far ritrarre nudo insieme ad un suo sacerdote), affresco che sollevò le legittime ed indignate proteste del mondo cattolico pro-family. O la recente uscita a favore del candidato democratico alla presidenza degli USA, Joe Biden, basata sulla considerazione che il diritto alla vita (alias aborto) non deve più costituire un criterio di voto, cosa che ha fatto giustamente imbufalire il mondo cattolico pro-life. Potremmo continuare oltre ma ci fermiamo qui per carità cristiana.
Paglia, però, sembra davvero amare la provocazione. La notizia del giorno è che ha accettato di essere nominato, in qualità di “tecnico”, dal Ministro della Salute Roberto Speranza (LeU) nella Commissione per lo studio di iniziative per migliorare la qualità della vita degli anziani. Un alto rappresentante della Chiesa cattolica che diventa consulente del governo giallo-rosso, ossia il governo più scalcinato e anticristiano della storia d’Italia. Sgombriamo subito il campo da questioni formali, perché sotto il profilo squisitamente giuridico non vi è nulla di illegittimo. Vincenzo Paglia è un cittadino italiano maggiorenne che paga regolarmente le tasse, è in possesso dei diritti civili e non si è macchiato di nessun reato. Il problema, però, è un altro. Non si tratta, infatti, di una questione di forma ma di sostanza.
Vincenzo Paglia, però, ricopre la carica di Presidente della Pontificia accademia per la vita, di Gran Cancelliere del Pontificio istituto Giovanni Paolo II, è consigliere spirituale della Comunità di Sant'Egidio e presidente della Federazione Biblica cattolica internazionale. Ora, si può considerare davvero opportuno che una simile personalità religiosa sia nominata dal Ministro della Salute in una commissione tecnica? Il buon senso, prima che ogni altra considerazione più profonda, induce a ritenere che la scelta di mons. Paglia non sia assolutamente confacente all’immagine e alla dignità dei delicatissimi ruoli che è chiamato a ricoprire dal punto di vista ecclesiastico.
È davvero sorprendente la superficialità con cui oggi molti alti esponenti della gerarchia Chiesa cattolica non riescano a distinguere l’ambito politico da quello religioso. Già eravamo stati abituati dall’incredibile disinvoltura di mons. Nunzio Galantino ai tempi dell’approvazione della legge sulle unioni civili omosessuali. Chi non ricorda gli incontri segreti e le cene tête-à-tête dell’allora segretario della CEI con la senatrice Monica Cirinnà? Non si riesce più a percepire la distinzione di ruoli e compiti tra Stato e Chiesa, in nome di quella che una volta si chiamava «sana laicità». A proposito, meraviglia il silenzio assoluto da parte del variopinto mondo laicista che sorregge l’attuale governo. Dove sono i ferrei censori dell’Unione Atei e Agnostici Razionalisti, sempre pronti a denunciare qualunque piccola collusione con tutto ciò che puzza d’incenso? E i radicali di Emma Bonino che si ergono a Vestali della «laïcité républicaine» non hanno nulla da dire? E gli eredi dei bersaglieri di Porta Pia, che hanno appena festeggiato il 150° anniversario della loro amata «breccia», sempre pronti a difendere strenuamente la distinzione tra Stato e Chiesa, non hanno nulla da dire sul fatto che un prelato del calibro di mons. Paglia venga nominato da un Ministro della Repubblica in una commissione governativa?
In realtà nessuno protesta per un semplice fatto: se la Chiesa smette di esercitare il compito che le è proprio e si mette a far politica, diventa un interlocutore politico come gli altri. Non crea scandalo il caso Paglia, perché una parte della Chiesa ha già optato per la scelta politco-sociale, rinunciando ad esercitare il mandato che le è stato affidato dal suo Fondatore, ovvero quello di annunciare la Verità e la salvezza degli uomini attraverso la fede cristiana. Ecco perché, se l’Annuncio è sbiadito se il Kerygma è annacquato, sono molti quelli che, anche in buona fede, vedono Bergoglio come il vero leader della sinistra mondiale e Vincenzo Paglia come un ottimo tecnico da cooptare in un organismo governativo. Un “Chiesa” così il mondo non ha bisogno di contrastarla. Non bisogna poi meravigliarsi del fatto che il popolo cominci a disertare le chiese. Viene in mente la celebre domanda profeticamente lanciata nel 1934 dal poeta inglese Thomas Stearns Eliot: «È la Chiesa che ha abbandonato l’umanità, o è l’umanità che ha abbandonato la Chiesa?». A questo interrogativo don Luigi Giussani rispondeva che, in realtà, «la Chiesa ha cominciato ad abbandonare l’umanità quando ha dimenticato chi è Cristo, non ha più poggiato il suo fondamento su Cristo, quando ha avuto vergogna di Cristo, di dire chi è Cristo». Un monito che non pare essere stato accolto dall’attuale gerarchia, la quale sembra preferire la Chiesa preconizzata da Eliot, ossia una «Chiesa che non è più considerata, e neanche contrastata», perché «gli uomini hanno dimenticato tutti gli dei, salvo l’Usura, la Lussuria e il Potere».