Padre Firmin Gbagoua è stato ucciso il 29 giugno da miliziani islamici a Bambari, Repubblica Centrafricana
Un altro sacerdote è caduto vittima della guerra che continua a divampare nella Repubblica Centrafricana rendendo insicuro l’80% del territorio nazionale
Un altro sacerdote è morto il 29 giugno nella Repubblica Centrafricana dove dal 2013 si combatte una cruenta guerra civile iniziata con un colpo di stato messo a segno dalla coalizione islamista Seleka.. L’abate Firmin Gbagoua, vicario generale della diocesi di Bambari, è stato ucciso a mentre a Bambari erano in corso combattimenti tra milizie islamiche ex Seleka e milizie cristiane anti-Balaka. Dei combattenti islamici lo hanno colpito a morte deliberatamente, sparandogli allo stomaco. Il 1° maggio nel corso di un attacco islamico alla chiesa Nostra Signora di Fatima, nella capitale Bangui, era morto don Albert Toungoumale-Baba, cappellano della Fraternità di san Giuseppe. Stava officiando la messa. Con lui hanno perso la vita 15 fedeli, quasi 100 sono stati feriti. A Bambari gli scontri continuano da mesi. Quelli recenti sembra siano iniziati quando degli ex Seleka hanno distrutto una barricata costruita dagli anti-Balaka. Nonostante la presenza di caschi blu e il ripristino delle istituzioni democratiche, l’80% del paese è sotto il controllo di vari gruppi armati. Il conflitto in origine contrapponeva milizie islamiche e cristiane, divise anche dall’appartenenza etnica. Ma il clero centrafricano sostiene che ormai sono gli interessi economici ad alimentare la guerra strumentalizzando la religione. “Sembra come se ci fosse un progetto di spopolamento pianificato in alcune parti del paese – spiegava il 6 giugno scorso all’agenzia Fides padre Francis Davy Barka-Nado, superiore della Società delle missioni africane – strutture, villaggi, infrastrutture, vite umane vengono distrutte, sradicate intere famiglie”.