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DOPO BAN KI MOON

Otto per guidare l'Onu: tutti di sinistra e pro Lgbt

Mentre cerca d’imporre una tassa globale per l’aborto e abolisce la trasparenza sui finanziamenti ricevuti in materia di “salute riproduttiva, l’Onu sta cercando il successore del Segretario Generale Ban Ki-moon. . Il mandato (il secondo) del sudcoreano scade il 31 dicembre 2016 e otto sono i candidati in corsa.

Esteri 25_04_2016
Il Palazzo dell'Onu a New York

Mentre cerca d’imporre una tassa globale per l’aborto (clicca qui) e abolisce la trasparenza sui finanziamenti ricevuti in materia di “salute riproduttiva” (clicca qui), l’Onu sta cercando il successore del Segretario Generale Ban Ki-moon. Il mandato (il secondo) del sudcoreano scade il 31 dicembre 2016 e otto sono i candidati che si stanno sfidando, quattro uomini e quattro donne, tutti europei tranne una dell’Oceania. 

Per la prima volta nella storia delle Nazioni Unite, la candidature sono state presentate, tra il 12 e il 14 aprile, alla luce del sole, cioè attraverso discorsi di due ore ciascuno svolti davanti all’Assemblea generale del Palazzo di Vetro. Cosa c’è da aspettarsi da questi magnifici otto? Quello che c’è da aspettarsi da candidati che, come ha affermato il Post, sono «quasi tutti di sinistra» (clicca qui). Vesna Pusic (1953), ministro degli Esteri della Croazia fino al gennaio scorso e presidente del Partito Popolare Croato-Liberal Democratici, è una figura storica del femminismo jugoslavo e una grande sponsor del mondo Lgbt tanto da essere stata insignita del premio «persona gay-friendly del decennio». 

Natalia Gherman (1969), ex vicepremier della Moldavia e primo ministro ad interim tra giugno e luglio 2015, ministro degli Esteri e dell’integrazione europea fino al gennaio scorso, già ambasciatrice in diversi Paesi, liberal-democratica, è nota all’Onu perché da tempo si prodiga per l’eguaglianza di gender. Irina Bolkova (1952), già militante comunista figlia del direttore del quotidiano ufficiale del Pc della Bulgaria, già deputata del Partito Socialista (cioè il Pc che nel 1990 cambiò nome) e già ambasciatrice, nel 2009 e ancora nel 2013 è stata nominata direttore generale dell’Unesco. Con Vladimir Putin pare corra ottimo sangue ed è apertamente filopalestinese.

Helen Clark (1950), ex primo ministro della Nuova Zelanda e oggi alla testa del Programma dell’Onu  per lo Sviluppo, laburista, ha iniziato da giovane nei movimenti di protesta contro la guerra in Vietnam e ha finito (?) come eroina dei Gay Pride (clicca qui). Danilo Türk (1952) è stato presidente della Slovenia dal 2007 e il 2012 eletto a capo di una coalizione di centrosinistra. Docente di Diritto internazionale alla Columbia University, si è schierato apertamente a favore della nuova legge sulla famiglia abrogata nel dicembre 2015 dal referendum che ha cancellato le “nozze” Lgbt.

Igor Luksic (1976), ministro degli Esteri del Montenegro dal 2012, socialista, è un altro patrono di Gay Pride e diritti Lgbt, pavoneggiandosene già anche in sede Onu (clicca qui). Srgjan Kerim (1948), economista, diplomatico, ex primo ministro della Macedonia, presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite dal 2007 al 2008, di tutti i candidati è il più abbottonato. Niente Pride, niente colpi di testa, solo l’aplomb del consueto linguaggio politicamente corretto su sviluppo, cambiamenti climatici, diritti umani, eguaglianza di gender, migrazioni. L’uomo che però tutti danno in pole position è António Guterres (1949), socialista, già presidente dell’Internazionale socialista, già primo ministro del Portogallo, già presidente del Consiglio Europeo e già Alto Commissario Onu per i rifugiati. 

Con lui si ritorno al però al principio, ossia alla tassa globale per finanziare l’aborto e il controllo delle nascite che egli promette essere una delle sue preoccupazioni principali, «una cosa a cui nel recente passato ho lavorato alacremente» (clicca qui). Perché il Post ha scritto che sono candidati “quasi” tutti di sinistra?