Original play, il gioco che spaventa i genitori tedeschi
Si chiama Original play ed è un'attività diffusa nelle scuole tedesche e austriache che consiste in una specie di lotta corpo a corpo tra bambini e educatori adulti. Per il suo ideatore serve per imparare modalità di rapporto prive di aggressività. Ma sull'iniziativa pendono le accuse gravi di veri e propri abusi dopo la segnalazione di alcuni bambini traumatizzati. La Procura di Baviera sospetta un potenziale rischio pedofilia. E gli psicologi mettono in guardia: la lotta libera coi bambini fa bene, ma devono farla solo i genitori.
Non solo gender. Nelle scuole per l’infanzia dei paesi di lingua tedesca, Austria, Germania e Svizzera, ma anche Svezia, Polonia, Grecia, Paesi Bassi e Repubblica Ceca, Stati Uniti e Sudafrica, è sempre più diffusa un’attività scolastica che prevede una specie di lotta tra i bambini ed alcuni educatori adulti. Un gioco senza regole, fatto di contatto fisico, che, secondo Fred Donaldson, fondatore di Original Play - questo il nome dell’associazione che sta promuovendo l’attività -, sarebbe fecondo di numerosi vantaggi per i bambini: rafforzamento dell’autostima, riduzione dell’ansia e dello stress, maggiore capacità motoria, riduzione dei comportamenti aggressivi. (guarda QUI il video).
Original Play si presenta come una fondazione internazionale, registrata come ente no-profit in Polonia nel 2018. La fondazione è stata realizzata per veicolare, tramite seminari, workshop, conferenze ed eventi vari le scoperte pedagogiche di Fred Donaldson, relative appunto al gioco “originale”. Si tratta di un gioco non strutturato, spontaneo, libero dallo spirito di competizione, basato sul contatto fisico, che imita il gioco tra gli animali, come quando per esempio si vede un cucciolo di cane giocare con un cane adulto. Ed in effetti, Donaldson non si limita a “giocare” con i bambini: oltre che con adulti, pare abbia giocato anche con animali domestici e selvatici, utilizzando un codice mimico e posturale che trasmette all’animale appunto l’intenzione del gioco e non dell’aggressione. Questo tipo di contatto fisico permetterebbe di imparare una modalità diversa di rapporto, privo di autodifesa ed aggressività e capace di superare le divisioni.
Original Play è però finito nel mirino di alcuni genitori e delle procure di Germania e Austria. Le accuse più gravi riguarderebbero veri e propri abusi, avvenuti nel corso di queste attività. Ad Amburgo, una bambina ha lamentato di continuo alla madre di avere dolore all’ano ed alle parti intime, per poi confessare di aver subito un vero e proprio abuso da parte di un educatore di Original Play, durante il gioco a scuola.
In una scuola del quartiere Kreuzberg di Berlino, un papà ha testimoniato che il proprio figlio di 5 anni è stato vittima di umiliazioni, violenza, sadismo, fatti che il bimbo avrebbe in qualche modo raccontato e mimato davanti agli allibiti genitori. Il bambino è ora in cura da una terapista, che attesta che i disturbi comportamentali, gli incubi e le paure di cui soffre il bambino possono essere ricondotti agli eventi traumatici raccontati.
Un altro genitore racconta che la propria figlia dimostrava reticenza a voler partecipare a questo gioco, fino a rivelarne la ragione: un educatore avrebbe messo il proprio naso nelle natiche della bimba. Altri bambini hanno riportato ferite, dolore nelle parti intime e addirittura un braccio rotto dopo aver fatto un gioco simile alla cavallina.
In Austria invece non ci sono state segnalazioni, e tuttavia le notizie della vicina Germania hanno comprensibilmente allertato le istituzioni. La Ministra dell’Istruzione Christiane Teschl-Hofmeister ha consigliato alle scuole per l’infanzia di non collaborare con Original Play a scopo precauzionale, sottolineando la priorità della sicurezza dei bambini. Il Comune di Vienna ha chiesto maggiori indagini. L’Österreichischen Liga für Kinder- und Jugendgesundheit, una rete interdisciplinare di circa cento associazioni, tra le quali Original Play, che operano sul territorio austriaco per la prevenzione e l’integrazione sociale di bambini e adolescenti, ha reso noto, tramite l’amministratrice delegata Caroline Culen che, se le accuse dovessero avere un riscontro, l’associazione di Donaldson non potrà più far parte della rete.
Da parte sua Donaldson si è difeso, sostenendo che il gioco insegnato prevede un contatto diverso, che non ha nulla a che vedere con abusi e violenze, ma che al contrario aiuterebbe proprio a prevenire abusi sui bambini. Donaldson spiega che gli educatori vengono formati professionalmente con corsi triennali e sono tenuti ad una formazione permanente anche in seguito. Dal canto loro, alcuni genitori hanno fatto presente che le attività di Original Play sono state inserite nel programma scolastico senza il loro previo consenso. Sospetti si sono sollevati anche sulla figura di Donaldson, che nel suo profilo si presenta come ex professore dell’Università di Washington e California State Hayward e della California School of Professional Psychology, mentre invece (vedi qui) non avrebbe mai insegnato in università e non avrebbe alcuna preparazione in ambito pedagogico, ma si sarebbe semplicemente laureato in Geografia.
Oltre ai gravi fatti denunciati, la preoccupazione riguarda anche la modalità stessa del gioco. Se si può ritenere un’evidenza scientifica che il gioco della “lotta” del bambino con i propri genitori, o con i fratelli, abbia degli effetti benefici, a porre interrogativi è il fatto che questo gioco venga compiuto con persone adulte praticamente sconosciute. Secondo Wilfried Datler, ricercatore del Dipartimento dell’Educazione dell’Università Vienna, il gioco senza strutture e la lotta hanno una valenza positiva, se vissuti nel contesto familiare; ma se la stessa attività viene fatta con un adulto, estraneo a tale contesto, il messaggio che passa al bambino è che si può entrare in contatto intimo con persone pressoché sconosciute. Per questa ragione, Michaela Huber, psicoterapeuta e consulente della Polizia federale tedesca, che ha analizzato il metodo di Original Play ed il libro di Donaldson Playing by Heart. The Vision and Practice of Belonging, sostiene che questo tipo di gioco è un invito all’abuso contro i bambini. Ancora più lapidario Karl-Heinz Brisch, psichiatra infantile di Salisburgo, per il quale alcuni passaggi del libro di Donaldson «si leggono come istruzioni per pedofili» (per entrambe le dichiarazioni, vedi qui). Su questa linea si è espressa la Procura della Baviera che ha condannato Original Play in quanto sarebbe potenzialmente una porta aperta agli abusi.
È chiaro che la presenza di questo tipo di attività nelle scuole per l’infanzia fa sorgere più di un interrogativo. Sul versante dei bambini, i piccoli imparano ad avere frequenti contatti fisici e a giocare liberamente con degli sconosciuti, entrando sotto certi aspetti in intimità con loro, ed annullando, in conformità alle finalità del gioco “originale”, qualsiasi schema difensivo o di diffidenza. Il rischio di vulnerabilità dei bambini diventa, evidentemente, piuttosto alto. Non si debbono negare gli aspetti positivi di questo tipo di gioco, ma qui è evidente che si va a bypassare il contesto naturale nel quale questo tipo di contatto deve avvenire: la famiglia. La quale, ai propri membri, vuole e deve trasmettere anche segnali importanti di riconoscimento del pericolo e di una certa sana diffidenza verso gli sconosciuti.
E poi c’è il versante degli educatori. L’associazione Original Play rivendica una formazione attenta e prolungata, ma questo tipo di approccio fisico può favorire l’infiltrazione di personalità con secondi fini, come le denunce che abbiamo riferito sembrerebbero dimostrare.
Articolo realizzato con la collaborazione di Maria Stolz