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IL NODO PROFESSI

Ordine di Malta, una lettera mostra lo scontro interno

Rimangono spaccate le realtà del Sovrano Militare Ordine di Malta. Una missiva del presidente dell’Associazione cilena svela il malcontento per la riforma, in particolare riguardo al ruolo dei professi, a cui i laici potrebbero imporre lo stile di vita da seguire. Divisive pure le modifiche sui ruoli di Gran Maestro e Cancelliere. E c’è una frecciata a Boeselager. Ora tocca al cardinal Tomasi gestire lo scottante dossier.

Ecclesia 16_04_2021

Non c’è pace per il Sovrano Militare Ordine di Malta. L’elezione del Luogotenente, fra Marco Luzzago, ha soltanto rinviato di un anno il regolamento dei conti sulla scelta del nuovo Gran Maestro ma non ha placato lo scontro interno sulla riforma della Costituzione e del Codice iniziata da Giacomo Dalla Torre, scomparso quasi un anno fa. Non è un derby tra tedeschi e anglo-americani, ma un conflitto che spacca le singole realtà dello Smom presenti in tutto il pianeta. È il ritratto che sembra emergere dal contenuto di una lettera scritta da Mario Correa Bascuñán, presidente dell’Associazione cilena dell’Ordine di Malta, inviata a Juan Tomás O’Naghten y Chacón, suo omologo nell’Associazione cubana e indicato come Delegato speciale per l’America Iberica.

Dalla missiva - visionata dalla Nuova Bussola Quotidiana - si apprende che lo scorso 21 ottobre si sarebbe tenuta una videoconferenza durante la quale l’Associazione cilena sarebbe stata messa al corrente delle conclusioni a cui dovrebbe arrivare la riforma della Carta Costituzionale e del Codice Melitense. Conclusioni su cui il presidente Correa Bascuñán ha espresso tutte le sue preoccupazioni. Il punto di discordia maggiore resta quello del ruolo dei professi: l’autore della lettera esprime la sua preoccupazione per la loro eventuale esclusione dal governo centrale dell’Ordine, contestando il principio stesso che i laici possano imporre ai religiosi lo stile di vita da seguire. “Crediamo - scrive Correa Bascuñán - e ci sembra più canonicamente corretto, che il modo di vivere dei professi debba, in linea di principio, essere fondamentalmente deciso da loro” dal momento che “la continuità dell’Ordine risiede in loro”.

L’Associazione cilena contesta l’idea che possano essere imposti degli àut àut ai professi, costringendoli a scegliere tra l’accettazione delle nuove norme o il ritiro dalla vita religiosa. La lettera non mette in discussione la riforma in sé, ma contesta una sua deriva “drastica” che si allontanerebbe dagli auspici espressi nel 2017 da Papa Francesco di “rinnovamento spirituale in spirito di fedeltà alla tradizione e con attenzione ai segni dei tempi ed ai bisogni del mondo, nella testimonianza della Fede e nel servizio ai poveri”.

Non piacciono, ad esempio, le possibili modifiche su elezione e funzione del Gran Maestro: i cileni chiedono che il Consiglio Compito di Stato continui ad eleggerlo tra cavalieri professi, garanti di una “formazione dottrinale ortodossa e seria” e di una “vita liturgica profonda”. Allo stesso modo, viene contestata la possibilità - evidentemente annunciata durante la riunione virtuale del 21 ottobre 2020 come esito della riforma - che il Gran Cancelliere diventi Capo del Governo e al Gran Maestro sia rilasciato un ruolo di mera rappresentanza. Una situazione che, secondo Correa Bascuñán, porterebbe “facilmente a situazioni di conflitto”. In effetti, l’anticipazione di un simile scenario si è avuta qualche anno fa con il braccio di ferro tra l’allora Gran Maestro fra Matthew Festing e il Gran Cancelliere, prima rimosso poi ripristinato, Albrecht Boeselager. Proprio da quello scontro si è aperta la grave crisi istituzionale che ancora oggi dilania l’Ordine.

La contestazione delle possibili novità nella vita dell’Ordine è anche l’occasione per togliersi qualche sassolino dalle scarpe: come detto, la posizione cilena non è critica nei confronti della riforma in sé, tant’è che arriva ad invocare una riforma dell’amministrazione, sollevando il tema delle persone che “sono al potere da quasi 30 anni e ricoprono incarichi in tutti gli organi”. Alla luce di ciò, nella lettera viene richiesta l’introduzione di un limite d’età per ‘pensionare’ - così come avviene per i vescovi e per i presidenti delle Associazioni - i membri del Sovrano Consiglio e degli altri organi dell’Ordine, ad eccezione del Gran Maestro.

Sebbene Boeselager non abbia ancora 75 anni, è probabile che sia lui il destinatario principale di questa frecciata dal momento che occupa ruoli di vertice sin dal 1989. Ed è proprio il Gran Cancelliere tedesco ad essere ripetutamente indicato da tempo come il principale artefice del cambio di pelle in atto nello Smom. Oltre alla richiesta di un ricambio generazionale negli organi decisionali dello Smom, Correa Bascuñán si toglie un altro sassolino quando fa riferimento al divieto di celebrazioni secondo la Forma Straordinaria del Rito Romano nella vita liturgica dell’Ordine disposto nel 2019 dal defunto Gran Maestro, fra Giacomo Dalla Torre: il presidente dell’Associazione cilena ricorda che “secondo il Motu Proprio Summorum Pontificum, il Gran Maestro non è competente a farlo, dato che nessuno dei motivi di fatto che, secondo il suddetto Motu Proprio, avrebbe potuto concedere la giurisdizione è stato dato” e non si può “modificare un atto di giurisdizione pontificia”. Per questi motivi, la lettera afferma che il “divieto dovrebbe essere abrogato, perché, sebbene non abbia valore in sé per difetto di giurisdizione, appare scortese e può dar luogo a conflitti di coscienza e giudizio”.

La missiva riferisce che questa posizione sarebbe condivisa con il cardinale Jorge Medina Estévez, prefetto emerito della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, riportando anche una malignità - evidentemente circolata in ambienti opposti - secondo cui l’idea sulla cosiddetta Messa in latino espressa dal protodiacono che annunciò l’elezione di Benedetto XVI nel 2005 si dovrebbe alla poca lucidità provocatagli dal diabete di cui soffre. Un piccolo particolare che dà l’idea del fiume di veleno che scorre ormai da anni e a qualsiasi latitudine all’interno dell’ordine cavalleresco.

Correa Bascuñán, inoltre, lamenta al Delegato speciale della sua area le difficoltà di comunicazione registrate con i vertici: l’Associazione cilena, infatti, non ha avuto risposte ad una lettera di protesta inviata a Roma per lamentare i “gravi errori di ortodossia su famiglia e femminismo” che avrebbero caratterizzato un intervento di Fiamma Arditi di Castelvetere, membro della Missione dello Smom alle Nazioni Unite. La nobildonna, oltre ad essere rappresentante all’Onu, è stata collaboratrice dell’Unità e coautrice dell’autobiografia del marito Sandro Manzo, uno dei fondatori della galleria romana “Il Gabbiano”, storico polo culturale di riferimento per artisti vicini al Pci.

Un altro motivo di rimostranze non legato alle conclusioni della riforma, inoltre, rievoca la causa dello scontro tra Boeselager e Festing che ha portato, infine, alle dimissioni di quest’ultimo. Secondo quanto scrive il presidente dell’Associazione cilena, infatti, ancora oggi in alcune missioni dello Smom in Africa e Asia verrebbero consegnati preservativi e pillole abortive ai volontari di fede protestante, per evitare in questo modo di farne una distribuzione diretta alla popolazione sotto l’ombrello dello Smom. “Questo - scrive Correa Bascuñán - ci appare evidentemente immorale e inaccettabile, in quanto è collaborazione con il male”.

Insomma, la videoconferenza del 21 ottobre 2020 pare aver fatto riemergere rancori e contrasti covati da tempo e l’opportunità di dare un proprio parere sulla riforma costituzionale è stata l’occasione per tirarli fuori.

C’è poi il dissenso sui possibili cambiamenti nella struttura dell’Ordine che il completamento della riforma potrebbe portare. In particolare, l’Associazione cilena protesta per l’eventuale eliminazione dell’aggettivo “militare” dal nome ufficiale dello Smom pur dicendosi favorevole a non utilizzarlo nei Paesi musulmani. Questa non è l’unica apertura: c’è, ad esempio, l’ok a rivedere i rigidi criteri di nobiltà per essere eletti al ruolo di Gran Maestro al fine di allargare il campo dei candidati. Lo scottante dossier Smom, dopo la rinuncia del cardinale Angelo Becciu, è ora sul tavolo del nuovo Delegato speciale, il cardinale Silvano Maria Tomasi, a cui Papa Francesco ha chiesto espressamente di svolgere quest’ufficio per completare il processo di aggiornamento della Carta Costituzionale e del Codice Melitense.