Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Giovanni da Kety a cura di Ermes Dovico
PARLA IL FORUM FAMIGLIE

«Ora più risorse: la politica dei piccoli passi condanna le famiglie»

Ascolta la versione audio dell'articolo

«Splitting alla tedesca per equilibrare la riforma fiscale; Isee: eliminarlo o riformarlo; bollette tarate sul consumo pro capite del nucleo famigliare; assegno unico a 200 euro». La Bussola intervista il neo presdiente del Forum delle Associazioni Familiari Adriano Bordignon: «Per la natalità servono più risorse: la politica dei piccoli passi ci condanna». 

Famiglia 28_03_2023

«Basta considerare la famiglia un problema; Assegno Unico da potenziare e Isee da abolire o riformare; riforma del fisco che consideri la composizione delle famiglie; Bonus bollette: ricalibrare il provvedimento tenendo conto dei consumi famigliari». Il nuovo corso del Forum delle Associazioni Famigliari con alla guida il neoeletto presidente Adriano Bordignon parte con una consapevolezza precisa: la denatalità di cui l’Italia soffre ha tra le sue cause anche il fatto che per troppo tempo la famiglia è stata terreno di scontro ideologico tra opposte fazioni.

46 anni, di Treviso, sposato con Margherita, tre figli (Teresa, Gabriele e Zaccaria), laureato in legge, un Master triennale in Scienze della Coppia e della Famiglia all’Istituto Giovanni Paolo II, amministratore unico di un’impresa sociale che si occupa di servizi alla famiglia, Bordignon è anche direttore del Consultorio famigliare nella sua Diocesi. Un addetto ai lavori, insomma, che arriva alla guida del Forumfamiglie dopo aver portato il Forum della sua Regione, il Veneto, ad essere tra i più attivi del panorama nazionale.

Un esempio? «Abbiamo accompagnato l’approvazione di una legge regionale su natalità e famiglia all’unanimità. Da questa piattaforma abbiamo convinto la giunta regionale a introdurre una valutazione di impatto famigliare su tutte le leggi, perché non ci sono politiche neutre per la famiglia: è coinvolta in tutto», spiega in questa intervista in cui si presenta ai lettori della Bussola.

E immaginiamo che questa sarà una delle misure che vorrebbe introdurre anche nel rapporto col nuovo governo?
Sarebbe un ottimo inizio.

Ma di preciso che cosa vorrebbe dire?
Che ogni legge dovrebbe avere anche una valutazione su quello che sarà l’impatto sulle famiglie. Se ritenerle la base economica e sociale del nostro Paese non è solo uno slogan, è necessario agire di conseguenza. È un cambio di mentalità, che mette la famiglia al centro di ogni aspetto del decisore politico. 

Fino ad oggi non è stato così?
Assolutamente no. La famiglia è un bene “di tutti”, mentre troppo spesso rischia di essere “di nessuno”. La famiglia, inoltre, va tirata fuori dal luogo dello scontro ideologico in cui è stata storicamente relegata.

Intende il collocare le politiche famigliari a destra o a sinistra?
Anche. Il punto è che la famiglia in politica è ancora vista come mero aggregato di persone, questo ha portato le famiglie a temere l’intervento dello Stato e a ripiegarsi su sé stesse, ritirandosi nel privato. Di contro, lo Stato ha sempre considerato la famiglia solo come un problema da gestire, sia a livello locale che nazionale.

Problema?
Luogo in cui si palesano le povertà economiche e educative, senza mai domandarsi come sarebbe questa Italia senza il capitale umano che giorno dopo giorno le famiglie introducono, curando i più piccoli, i fragili, i disabili, gli anziani. La famiglia è anche laboratorio di civismo, di impresa e di bene comune.

Che giudizio dà delle politiche famigliari degli ultimi anni?
Non sto dando un giudizio ai singoli governi, ma come tendenza direi che le politiche famigliari sono state o nulle o disciolte dentro le politiche sociali: questo è l’errore che non ci ha fatto sviluppare strumenti adeguati di politica famigliare.

Welfare contro strutturalità: un classico del dissesto italiano...
Si tende a usare le famiglie solo nei momenti elettorali o a dare bonus che durano lo spazio di un mattino, la denatalità è anche frutto di queste visioni.

In che senso?
Che la denatalità è la cartina al tornasole di una famiglia che non viene stimata e riconosciuta nelle sue potenzialità. Che mettere su famiglia e avere figli, significa poter costruire un progetto che guarda lontano. Senza, si è costretti a fare solo cabotaggio.

Famiglia risorsa e non problema. Però i problemi ci sono, qual è il più urgente?
La povertà. Fare famiglia oggi comporta coraggio perché più si cresce con i figli più aumenta il rischio di diventare poveri. Oggi si parla tanto di utero in affitto e di diritti, però non si mette al centro il bene dei minori. La vera ingiustizia è che una famiglia diventi povera per il solo fatto che mette al mondo dei figli.

A proposito, qual è la vostra posizione nello scontro sull’utero in affitto?
È l’ennesima tematica che vede la famiglia al centro di scontri ideologici, ma toglie energie ad un progetto che voglia davvero puntare sulla famiglia. L’Ue non può fare imposizioni in questo contesto: il diritto di famiglia è materia riservata allo Stato italiano, quindi per noi il dibattitto sull’utero in affitto, al di là della contrarietà di fondo non ci riguarda, è che ci toglie spazio. L’ho spiegato anche ai giornalisti che subito dopo l’elezione sono venuti a chiedermelo.

Quindi, su che cosa vi state concentrando, ora?
L’urgenza principale è la riforma fiscale: nell’articolo 5 sull’Irpef fa c’è un primo passaggio importante laddove si parla di numerosità nella composizione del nucleo famiglia e di equità orizzontale: sono questioni centrali perché il fisco attuale in Italia è iniquo per le famiglie e non rispetta l’articolo 53 della Costituzione. Non è possibile che Adriano Bordignon da single paghi le stesse tasse dell’Adriano Bordignon con 3 figli.

Nel Ddl fiscale però, mentre si recepisce un abbozzo di Flat tax, si allontana definitivamente il Quoziente famigliare che era il vostro cavallo di battaglia e che era stato messo al primo punto del programma di Fratelli d’Italia.
È vero, ci sono delle complessità che derivano dal fatto che l’imposizione fiscale in Italia è su base personale e non familiare, bisogna trovare dei correttivi che ci avvicinino allo splitting tedesco o al Fattore famiglia, dove poter recuperare con il sistema di deduzioni e detrazioni. Possono essere strumenti correttivi funzionali se si decide di accantonare il quoziente alla francese.

Però non è chiaro quanti soldi ci vorranno…
Riconosco che l’attuale Finanziaria è stata fatta dal nuovo Governo a ridosso delle elezioni, quindi, c’è stata una mancanza di tempo. Ma non possiamo aspettare l’autunno per tornare a parlare di famiglia, così come non bastano correttivi piccoli: sulla natalità servono risorse e un cambio di paradigma che metta la famiglia in un asset nevralgico per Paese.

Qualcosa è stato fatto, però…
Certo, ma non è sufficiente: come diceva Alessandro Rosina stare fermi ci condanna, ma anche fare piccoli passi ci condanna. Dobbiamo fare balzi. In avanti.

L’assegno unico, ad esempio, deve crescere?
È una priorità, il fatto che sia stato approvato da tutte le forze politiche e implementato dal governo, è un successo. Ora però c’è molto da lavorare per portarlo attorno a quei 200 euro che la Germania riserva per questo strumento: 50 euro è riduttivo. Una proposta adeguata, che andrà ratificata dal Consiglio, è di avvicinarci a una misura universale per ogni figlio, sul modello tedesco. Bisogna capire che un conto è la riforma fiscale dove la famiglia deve essere tenuta in considerazione equamente per le sue capacità contributive, un conto è l’assegno che non è una misura di lotta alla povertà e non deve essere parametrata ai livelli di reddito. Per fare questo è indispensabile togliere l’Isee, che è un meccanismo ingiusto, oppure una sua riforma.

La ministra Roccella (in foto) ha già detto che togliere l’Isee costerà molto…
Allora si deve procedere con una riforma seria anche dell’Isee in modo che la casa non pesi il 20% come adesso. Così come si devono riformare gli scaglioni Isee. Un’altra misura da inserire è quella di estendere l’assegno unico oltre i 21 anni del figlio, età in cui è quasi sempre a carico dei genitori. Bisogna favorire la desatellizzazione dei giovani dalla famiglia, ma tenendo conto che 21 anni è un’età ancora precoce per rendersi indipendente.

Veniamo al provvedimento per le bollette. Il Mef ha detto che da luglio si terrà conto dei consumi delle famiglie…
Questa è una misura di welfare, rispetto a quanto annunciato dal ministro, la nostra posizione però è che è giusto che chi spreca di più, paghi di più, ma anche qui bisogna farlo tenendo conto dei consumi delle famiglie. Noi proponiamo da tempo un bonus gas ed energia che consideri non solo i consumi totali, ma anche il consumo pro capite nella composizione famigliare.

Parla molto del Mef, ma chi è il vostro interlocutore?
Sicuramente il ministro Roccella con cui abbiamo instaurato un ottimo rapporto a cui devono essere offerti strumenti necessari a questo cambio di paradigma orientato alla natalità. Noi in campagna elettorale avevamo anche proposto di agganciare il ministero della Famiglia al Mef. Infatti, sulla delega fiscale ci stiamo confrontando con il viceministro Leo.

Perché alla fine bisogna andare a battere cassa lì?
È l’idea che la famiglia è il luogo di crescita dell’uomo nel quale si segna il destino del Paese. La famiglia non è solo un aggregato di persone, ma è un soggetto, sociale ed economico, capace di segnare le sorti, anche economiche, di questo Paese.