Oppenheimer, Nolan non può riabilitare il distruttore di mondi
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Il regista britannico Christopher Nolan si cimenta nella biografia del padre della bomba atomica, compiendo un miracolo visivo e cinematografico. Ma il suo tentativo di riabilitare Oppenheimer politicamente e moralmente può risultare controproducente. A meno che non si sia già dalla sua parte.
“Adesso sono diventato Morte, il distruttore di mondi”. La frase è dell’antico testo induista Bhagavadgītā. Ed è stata resa celebre da Robert Oppenheimer, il padre della bomba atomica. Il film biografico di Nolan, dedicato alla figura dello scienziato, ruota attorno a questo concetto estrapolato dal testo religioso orientale, per narrare la tragedia di un uomo che fece la storia realizzando un miracolo alla rovescia: capire come estrarre l’energia dall’atomo per distruggere vite umane in massa.
Il film di Nolan è un piccolo miracolo cinematografico, un film ad alto contenuto culturale, fitto di discussioni scientifiche che tuttavia riesce ad attirare un vastissimo pubblico. Probabilmente siamo tutti in soggezione del regista britannico che ha sfornato un capolavoro dietro l’altro e non si può che rimanere affascinati dall'interpretazione di Cillian Murphy che ha riportato in vita, con grande zelo, un personaggio ricchissimo di contraddizioni. E sicuramente è grande l’interesse per l’inventore della bomba atomica, un uomo che, nel bene e nel male, ha cambiato il mondo per sempre. Limitiamoci a dire che, dal punto di vista artistico ed estetico, la pellicola lascia a bocca aperta. Nolan, come sempre, stravolge la cronologia. Non si accontenta di una biografia dall’università alla vecchiaia. Compone un complesso mosaico, in due pellicole differenti: il bianco-e-nero per l’audizione in Senato di Lewis Strauss (presidente della Commissione per l’Energia Atomica) del 1959, il filo conduttore lungo il quale si snocciola tutto il passato di Oppenheimer, illustrato a colori.
Christopher Nolan è un patito di scienza: gioca con il tempo, con le leggi della fisica, si diverte a stravolgere le nostre percezioni. In Oppenheimer riesce a tenere col fiato sospeso il pubblico anche quando due personaggi storici parlano di fisica teorica, merito anche delle sottolineature della colonna sonora di Goransson (reso celebre da The Mandalorian), onnipresente, forse anche troppo. Nolan ci permette di vedere e sentire la fisica, con immagini e musica, la fa amare, sempre senza però pretendere di farcela capire. La magia del film, soprattutto nella prima parte, che riguarda la formazione del genio, è tutta nella meraviglia del mondo nuovo che i fisici scoprirono dopo gli studi di Einstein, presenza discreta ma fondamentale anche in questa pellicola.
Ma il film riesce a riabilitare, politicamente e moralmente, la figura di Oppenheimer? Il “distruttore di mondi” non si è mai pentito della sua creazione. Stando a quel che il film stesso ci mostra, non ha avuto il minimo dubbio sull’uso di un'arma di distruzione di massa contro due città giapponesi, un'arma costruita apposta per uccidere "il giusto e l'ingiusto" senza distinzione. Anzi, alla fine della guerra, osannato dal “popolo” di Los Alamos, la città segreta del Progetto Manhattan, si è rammaricato per non aver fatto in tempo a lanciare l’atomica sulla Germania nazista. I dubbi morali semmai arrivano dopo, con la guerra fredda, quando il nemico diventa l’Urss. Allora si oppone allo sviluppo della bomba H, inizia ad avere incubi sulla distruzione del mondo e vuole che tutti i segreti siano condivisi, dalla "comunità internazionale" (cioè con i sovietici). Da falco, diventa colomba. Per motivi ideologici o morali? Indovinate un po’…
Oppenheimer era comunista? Sì, stando anche qui a quel che il ben documentato film di Nolan ci mostra. Fin dai primi anni di insegnamento della fisica quantistica, il giovane professore si circonda di intellettuali di “idee radicali”, partecipa ad attività sindacali, finanzia (attraverso il Partito Comunista) i compagni in lotta in Spagna contro i franchisti. La sua prima amante, Jean Tatlock è una comunista militante. Lui non si iscrive al partito perché preferisce conservare “libertà di azione”, ma non nega la simpatia per l’ideologia di Marx, Lenin e Stalin. Dal suo punto di vista la rivoluzione avviata dalla fisica è anche nell’arte (Picasso) e nella politica (il comunismo). La Tatlock viene poi tradita con la futura moglie Kitty. Che a sua volta era già sposata a un altro uomo. La rivoluzione, oltre che scientifica, artistica e politica doveva anche essere sessuale (ps: non è un film adatto ai bambini, contiene scene di sesso esplicito). La Tatlock, tuttavia, non reggerà il peso della relazione interrotta: si suiciderà nel gennaio del 1944.
Il generale Leslie Groves sceglie Oppenheimer per guidare il Progetto Manhattan, il programma nucleare statunitense, perché era il miglior fisico sulla piazza e pazienza per la sua ideologia: tanto l’Urss era alleata degli Usa, nel 1941. Alleata, ma non amica, quindi non si potevano condividere segreti. Oppenheimer, responsabile del programma nucleare, tuttavia, non ha impedito che le informazioni trapelassero e finissero sul tavolo di Berija a Mosca. Per dolo o per colpa? Il suo amico Haakon Chevalier lo aveva “tentato” confidandogli che i sovietici stavano cercando di penetrare il programma. Oppenheimer lo ha coperto, mentendo a tutti, anche al generale Groves. In Unione Sovietica sarebbe stato fucilato per molto meno. Negli Usa nel 1954, al culmine della guerra fredda, Oppenheimer è stato, invece, solo interrogato dalla Commissione per l’Energia Atomica e privato dell’accesso alle informazioni più segrete (il livello Q), ma non ha perso né la vita, né la libertà. Non è stato neppure accusato di spionaggio, solo allontanato da informazioni troppo sensibili in un periodo in cui il comunismo era il nemico dichiarato e un comunista dichiarato non poteva essere ritenuto affidabile. La definizione di “martire” non gli si addice.
Nolan, tuttavia, dipinge questa inchiesta a tinte fosche e si inserisce nel grande filone di film contro il maccartismo: il genio che diventa martire, la caccia alle streghe, l’inquisizione anticomunista. È il nuovo Galileo. L’oscurantismo trionfa. Ma il “traditore” che lo ha denunciato per motivi personali, Lewis Strauss, alla fine viene punito: il Senato non lo conferma alla guida del Dipartimento del Commercio. Chi vota contro? Anche un certo John Fitzgerald Kennedy, un timbro politico nel finale con cui Nolan comunica agli americani: sono dalla parte giusta della (vostra) storia.
Nessun dubbio morale, però, su chi scelse di fiancheggiare l’altro totalitarismo: quello comunista. Solo un errore di gioventù? Solo uno slancio idealista? Ma di che idealismo stiamo parlando? Dagli anni ’30 ai primi anni ’50, il regime di Stalin aveva sterminato 20 milioni di cittadini sovietici. I comunisti spagnoli, finanziati anche da Oppenheimer, uccidevano sistematicamente nemici di classe, preti, comunisti deviazionisti, soprattutto trotzkisti e anarchici. Nessun dubbio, sulla giustezza di quella causa? Nolan su questo tace. E non ci sarà mai un film storico equilibrato, finché non verrà riconosciuta l’altra metà del male del Novecento.