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GUERRA IN EUROPA

Offensiva ucraina a Kherson: poche notizie, molte perdite

Si sa poco per tracciare un bilancio della prima offensiva ucraina nella regione di Kherson. Il contrattacco, volto a riconquistare l'unica capitale provinciale caduta nelle mani dei russi, è iniziato il 29 agosto. Non si registra, per ora, alcun risultato decisivo. Gli ucraini potrebbero puntare al logoramento, ma le loro perdite sono molto alte.

Esteri 07_09_2022
Ucraina, artiglieria russa in azione

Annunciata da mesi a Kiev come la svolta decisiva del conflitto, la controffensiva ucraina sul fronte meridionale tesa a riconquistare almeno in parte la regione di Kherson ha preso il via il 29 agosto. Dopo una settimana, le scarne le notizie rilasciate dai vertici ucraini e russi rendono arduo avere un quadro preciso degli sviluppi sul campo di battaglia.

L’attacco è stato lanciato su tre direttrici lungo tutto il fronte meridionale lungo 160 chilometri, ma le forze di Kiev non sembrano aver ottenuto risultati decisivi contro le linee difensive erette dall’aprile scorso dalle truppe russe e rinforzate nelle ultime settimane da nuove unità in arrivo dalla Russia meridionale attraverso il ponte di Kerch e la Crimea, in gran parte schierate sulla riva est del Dnepr. Il 29 agosto Oleksiy Arestovych, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un video annunciava che le truppe ucraine avevano sfondato le difese russe in diversi settori bombardando i traghetti che la Federazione Russa sta usando per rifornire la testa di ponte istituita nel marzo scorso sulla la riva occidentale del fiume Dniepr dove i russi sembrerebbero disporre di 20mila combattenti.

Lo stesso giorno le autorità ucraine, ma filo-russe, dell’Oblast di Kherson ammettevano attacchi e bombardamenti contro il centro abitato di Novaya Kakhovka, sede di una centrale elettrica e del porto fluviale sul Dnepr da dove salpano i rifornimenti per le forze di Mosca a ovest del fiume. Con i ponti sul Dnepr costantemente presi di mira dai lanciarazzi campali a lungo raggio forniti da USA, Gran Bretagna e Germania agli ucraini, l’attacco ai traghetti e al porto fluviale conferma che l’obiettivo di Kiev è mettere sotto pressione le truppe russe dislocate a ovest del fiume cercando di limitarne i rifornimenti. A conferma del ruolo chiave dei corsi d’acqua in questa battaglia l’avanzata iniziale ucraina oltre il fiume Ingulets (affluente del Dnepr) pare aver perso la spinta offensiva dopo aver raggiunto i villaggi di Sukhyi Stavok, Lozove, Kostromka e, più a est, il villaggio di Vysokopillia, ma non sembra per ora aver compromesso le difese russe.

Come gli ucraini puntano a isolare le forze russe schierate oltre il Dnepr, così i russi cercano di tagliare fuori dalle retrovie ucraine la brigata di Kiev che ha oltrepassato l’Ingulets. Anche in questo caso nessuna “guerra lampo”. Ieri Arestovych ha affermato che l'esercito ha liberato diversi insediamenti sulla sponda occidentale del Dnepr. "Questi sono movimenti sottili sulla mappa. Ma l'avvio di azioni controffensive su diversi settori del fronte, da parte nostra, parla di un cambiamento della situazione nel suo complesso". Arestovych ha detto inoltre che le forze russe sulla riva destra del Dnepr sono in "accerchiamento operativo" e ha previsto che entro un mese la loro posizione sarà "estremamente difficile".

Come già è emerso in precedenza, Arestovich fornisce solitamente informazioni propagandistiche, utili a rafforzare il morale ma poco attinenti alla realtà sul campo di battaglia. Il 30 agosto, dopo l’annuncio da parte di Mosca che l’offensiva ucraina era fallita, ha definito l’attacco ucraino una “operazione lenta e pianificata”, non “un’offensiva su vasta scala”, che “non sarà rapida” ma vincente. Oltre a 4 o 5 brigate meccanizzate, gli ucraini avrebbero impiegato dietro le linee russe anche team di sabotatori e forze speciali, peraltro da tempo infiltrati in Crimea e nei territori del sud controllati da Mosca come avevano dimostrato alcune azioni dinamitarde. Il 30 agosto l’agenzia di stampa ucraina UNIAN e il sito locale Most (ripreso dal Moscow Times) hanno riferito di scontri a fuoco nei quartieri di Kherson di Pivnichnyi e Tavriiskyi e vicino a un carcere nella parte meridionale della città. Kirill Stremousov, un alto funzionario dell’amministrazione nominata dai russi, ha detto all’agenzia stampa russa TASS che spie e sabotatori ucraini sono stati uccisi quel giorno vicino al quartiere di Tavriiskyi.

I russi hanno riferito fin dalla sera del 29 agosto di aver respinto l’attacco infliggendo gravi perdite al nemico con oltre 1.200 caduti ucraini in 24 ore lungo l’intero fronte meridionale tra Mykolaiv e Kryvyj Rih. Perdite elevate tra gli ucraini sono state registrate, secondo i russi, anche nei giorni seguenti. Il bilancio provvisorio reso noto da Mosca rilevava che nella controffensiva le forze ucraine avevano registrato tra il 29 agosto e il 4 settembre perdite pari a oltre 3mila caduti con la distruzione di 141 carri armati, 125 cingolati da combattimento, 76 veicoli da combattimento ruotati, 27 veicoli armati 4×4, 17 veicoli lanciamissili, 5 aerei da combattimento e 3 elicotteri. Otto militari ucraini feriti che hanno preso parte ai combattimenti hanno raccontato al Wall Street Journal che gli scontri in corso nel sud sono feroci e le forze russe stanno tentando di respingere la controffensiva ucraina con un massiccio impiego di mezzi. “Ci stanno lanciando contro tutto quello che hanno”, ha detto un militare 22enne secondo cui le forze russe dispongono di “molto materiale ma pochi uomini”, e si stanno difendendo con artiglieria, carri armati, elicotteri e mortai.  Il giornale ha riferito di un consistente flusso di feriti verso “un ospedale nel sud dell’Ucraina”.

Dalle immagini diffuse dai canali Telegram gli ucraini avrebbero messo in campo i vecchi mezzi corazzati ricevuti recentemente dagli alleati come i carri T-72 e i cingolati da combattimento BMP-1 forniti dalla Polonia e gli M113 donati da altri paesi NATO alcuni dei quali mostrati dai russi che li hanno strappati al nemico. Dal Pentagono era emerso nei giorni scorsi “un cauto ottimismo” circa le operazioni ucraine, ma la battaglia per l’oblast di Kherson sembra mettere in luce le criticità delle forze contrapposte. I russi non hanno per ora forze sufficienti a riequilibrare lo svantaggio numerico nei confronti del nemico, ma schierano truppe meglio preparate, meglio equipaggiate e arroccate su ottime postazioni difensive. Gli ucraini hanno messo in campo le più recenti forniture di mezzi corazzati forniti dagli alleati della Nato ma pur schierando un numero maggiore di combattenti dei russi stanno impiegando brigate della Guardia Nazionale composte in molti casi con reclute poco addestrate. I punti di forza delle truppe di Kiev sono rappresentati dalla capacità di colpire in profondità infrastrutture, comandi e depositi logistici russi cercando di logorare il nemico in prima linea come nelle retrovie. Per indurlo a ritirarsi dalla sponda ovest del Dnepr.

La posta in palio in questa battaglia (militare, politica e simbolica) è la città di Kherson la cui presa da parte degli ucraini consentirebbe a Zelensky di annunciare l’inizio della riconquista dei territori perduti, consentendo di stabilizzare il fronte meridionale lungo le sponde del Dnepr. Per Mosca il controllo stabile della regione di Kherson è importante, sia perché permetterebbe di tenere il referendum per l’annessione alla Federazione Russa, sia perché da qui proviene l’acqua che alimenta la Crimea.

In assenza di una spallata decisiva ucraina o di un contrattacco in forze russo, la battaglia potrebbe durare ancora per settimane così come potrebbe esaurirsi tra pochi giorni se Kiev non disporrà di forze e mezzi sufficienti a ripianare le perdite subite e mantenere la pressione sulle linee russe. Secondo l’analisi pubblicata dal Wall Street Journal la controffensiva in atto comporterà per gli ucraini un prezzo elevato di uomini e mezzi a prescindere dall’esito conclusivo.