Odio contro Bersani. Chi semina vento?
Bersani si ammala gravemente: emorragia cerebrale, ricovero e operazione. Tanta la solidarietà da parte dei politici. Ma sul Web si scatena l'odio: tanti, tantissimi gli augurano di morire e soffrire. Sono i lasciti dell'odio diffuso dal marxismo.
È riemersa ancora una volta: l’Italia che odia. In questo caso il fattore scatenante non è una dichiarazione di un ministro e neppure una nuova legge, ma una malattia. È l’emorragia cerebrale, patita da Pierluigi Bersani tre giorni fa (per la quale è stato operato ed è tuttora ricoverato a Parma) che ha fatto da detonatore. Non solo all’ex segretario del Pd, ma anche a tutti gli altri politici. Impossibile capire quale sia la molla che spinge così tante persone a tifare per il decorso mortale di una malattia, di un male che non deriva da mano umana. Nell’invocare l’azione distruttrice della natura, si cela comunque la volontà di morte, quella di uccidere, di eliminare fisicamente il nemico.
Non è la prima volta che la malattia, invece che suscitare compassione, scatena l’odio in rete. Già gli animalisti avevano dato una pessima prova di sé scatenandosi contro Caterina Simonsen, augurandole la morte dopo che lei, malata di gravi e rare patologie, si era detta salva anche grazie alla sperimentazione animale. Un caso ancora più assurdo, anche se meno notato dai media, è stata la grottesca e lugubre carica di sadico umorismo scatenatasi sul Web dopo la diffusione della notizia (probabilmente falsa) sulle modalità di esecuzione dello zio di Kim Jong-un. Secondo un quotidiano di Hong Kong, sarebbe stato chiuso in una gabbia e fatto sbranare da 120 cani famelici. “Così si fa coi corrotti!” è stato il commento più gettonato sui forum Internet e sui social network. C’è chi suggerisce di far sbranare Giorgio Napolitano, chi Letta, chi “gli evasori”. Sul forum online de Il Fatto Quotidiano si trovano i più esagitati e fantasiosi. Ma anche dalle altre parti non si scherza. Quasi nessuno deplora, pochi inorridiscono, i più preferiscono immaginarsi scene sadiche dei suoi nemici sbranati.
Solo macabri scherzi? L’ondata di violenza che si è abbattuta su Bersani, un uomo appena ricoverato, non denota molto senso dello humor. «Io festeggio per il male di Bersani e spero che schiatti lentamente, soffrendo tanto tanto. Perché per me gentaglia del suo stampo non va rispettata a priori». «Ogni tanto una bella notizia! (…) Giustizia Divina pensaci tu!». «Chi semina raccoglie» (sic!). «Speriamo che ci resta secco». «Peccato che sono sempre poche queste belle notizie». Questi sono solo alcuni dei commenti comparsi sul forum online de Il Fatto Quotidiano, (verbi declinati in modo sbagliato inclusi). Sul forum del sito de La Repubblica il tenore è analogo: «Dopo tutti i suicidi in Italia… grazie anche alle sue ruberie, dico: e chi se ne frega!». «Uno in meno!». «Una pensione in meno? Speriamo!». «Speriamo che muore». «Speriamo che si aggravi! Nessuna pietà per gente del genere!». «Muori Bersani! Spero che arrivi morto in ospedale!». «Ommioddio!! C’è ancora gente che difende i nostri politici??? Pecoreeee, quanto prendete al mese???? Pecoreeee, sono tutti delle merde e meritano la morte!!!! Così come loro stanno uccidendo noi». Quest’ultimo commento era una risposta a un utente che aveva “osato” difendere la dignità di un uomo ammalato.
L’Unità che riporta questi e altri commenti, li ritiene opera di “trolls”, cioè di disturbatori di professione. Non è così. Chi scrive ha visto l’odio in rete di persone conosciute, sui social network, dove non c’è alcuna censura che tenga. Chi scrive si è beccato dell’ipocrita da persone che hanno nomi e cognomi. Perché, dal punto di vista dell’odiatore, chi non odia è certamente “ipocrita”. Come se l’odio fosse la condizione naturale dell’uomo, specie se rivolto al nemico politico (o di classe, o di razza). L’odio è reale e diffuso, non è una fantasia, non è prodotto da “troll”, finte identità che fluttuano nel Web come fantasmi. L’odio non si percepisce solo su Internet, dove piccoli odiatori vigliacchi si sfogano sulla tastiera, proteggendosi dietro lo schermo, l’anonimato e l’astrazione garantita da un sito virtuale. Lo si inizia a sentire, a percepire ovunque, negli autobus, nei bar, nelle conversazioni dal barbiere, ovunque due o tre o più persone si incontrano e si mettono a parlare di politica.
Che cosa spinge a volere la morte di un politico? È raro che si tratti di una dichiarata inimicizia politica. Gli avversari di centro-destra e grillini sono stati i primi a fare gli auguri di pronta guarigione al loro antagonista e collega. Anche se Grillo non manca di gettare le solite ombre di dubbio: «Oggi tutti, soprattutto i falsi amici, fanno gli auguri di una pronta guarigione a Bersani. È un coro sospetto di personaggi che, in molti casi, devono a lui carriera e successo politico – commenta Beppe Grillo sul suo blog - Bersani ha avuto un pregio, quello di apparire umano, un grande pregio in un mondo di politici artefatti e costruiti a tavolino come dei pupazzi in vendita ai grandi magazzini della politica. In fin dei conti, la sua volontà di smacchiare il giaguaro si è avverata. Credo che abbia sempre saputo che i suoi veri nemici non erano i Cinque Stelle, ma alcuni dei suoi compagni di partito e personaggi delle istituzioni. Bersani, ti aspettiamo, non fare scherzi».
L’odio non arriva dai politici, comunque, ma è un odio che si è già visto nel ’68 e negli anni di piombo e che non finisce mai di rinnovarsi. Questa è infatti la nuova edizione della lotta di classe. Se è vero che i politici si configurano ormai come una casta, l’idea della nuova lotta di classe è quella di eliminarli (anche fisicamente) per sostituirli con “il popolo”. Non per ridurre il peso dello Stato, come hanno sempre suggerito i liberali, ma per sostituire politici “corrotti” con altri “puliti”. Questo odio di classe traspare soprattutto da commenti come: «Anche mio nonno è stato in ospedale, ma nessuno se n’è fregato» (citato testualmente, strafalcioni compresi, dal forum de La Repubblica). C’è gente che sente di appartenere a una casta inferiore e invita dunque a ridimensionare le sofferenze di chi siede “ai piani alti”.
Ma chi alimenta questo odio in rete, allora? Non è un caso che si scateni soprattutto nei forum di quotidiani vicini alla sinistra. Penne della sinistra hanno disumanizzato per decenni gli avversari politici, ridimensionando o ridicolizzando le loro malattie, anche le più gravi. Quando fu Umberto Bossi a patire un ictus, nove anni prima di Bersani, Adriana Zarri, sul Manifesto aveva scritto che il Senatur andava curato da “un veterinario” anziché da un medico normale. Su La Repubblica, l’editorialista Francesco Merlo provò a legare il malore di Bossi ai destini politici del Cavaliere. “In Italia si è capito che Berlusconi è inadeguato e nessuno può più rimetterlo in piedi”; scriveva. “Sarà un caso ma nella malattia di Bossi c’è anche la parabola di Berlusconi, sono le due forme diverse di una stessa sostanza, l’uno ha perso la forza fisica e l’altro il carisma. Il celodurismo è ricoverato in ospedale e la sfrontatezza si è nascosta nel bunker di Villa Certosa”. Ci ricordiamo quanta macabra ironia si scatenò contro Silvio Berlusconi, quando venne colpito da un folle armato di statuina del Duomo di Milano? O quante barzellette e auguri di morte sono seguiti alle notizie sul suo tumore alla prostata? Non un gran rispetto, a dire il vero. E si può dire che questo sia niente rispetto ai tempi (negli anni ’70) in cui si firmavano appelli per uccidere i nemici politici e le campagne di odio collettivo erano orchestrate dall’élite intellettuale della sinistra di allora. Qui si può dire realmente che “chi semina vento raccoglie tempesta”: dopo aver seminato odio di classe, viscerale e disumanizzante, la sinistra, ormai imborghesita e al governo, lo sta subendo. E ne è quantomeno imbarazzata. Era in difficoltà al momento dello scoppio della protesta dei forconi (uno “spin-off” dell’odio marxista contro la globalizzazione), ora non sa come reagire all’odio rivolto contro uno dei suoi stessi esponenti.