11 SETTEMBRE
Obama, quella voglia di parlare d'altro
Da quando è stato eletto, Obama ha cercato di mutare la percezione dell'11 settembre, che è anche diventata la giornata del volontariato.
Attualità
12_09_2011
Dal discorso a Strasburgo nell’aprile 2009 in cui chiese scusa per le volte in cui l’America era stata “arrogante”, al discorso al Cairo due mesi dopo, in cui si rivolse all’Egitto come ad un Paese musulmano - suscitando le proteste addolorate dei Copti cristiani -, al suo cruciale appoggio, dopo Piazza Tahrir, ai Fratelli musulmani in Egitto, per i quali fin dal febbraio 2011 aveva ufficialmente chiesto un ruolo nel nuovo governo egiziano, il Presidente Obama ha ripetutamente espresso una visione della storia globale che rivoluziona il modo con cui gli Stati Uniti si erano fino ad adesso rapportati al resto del mondo, ridimensionandone l’importanza e affermando, si direbbe di pari passo, l’importanza e l’influenza del mondo musulmano.
Mosse in questo senso se ne possono citare molte anche nel suo agire all’interno del Paese. Ad esempio la trasformazione della missione della Nasa da tecnico scientifica in socio-psicologica, quando Obama disse ai responsabili dell’agenzia spaziale di considerare uno dei loro compiti primari quello di aiutare i musulmani a dare importanza al proprio contributo alle scienze. Oppure la sua inedita deferenza verso il tribunale penale internazionale e verso l'Onu, la cui nuova Commissione sui diritti umani fece il triplo di critiche agli Usa che alla Libia, naturalmente prima che Usa, Francia e Gran Bretagna sferrassero l’attacco a Gheddafi.
Questa stesso tipo di scossoni agli assunti-base della cultura americana ha contraddistinto i gesti di Obama anche rispetto all’11 settembre. Sono noti il suo fermo appoggio alla controversa collocazione di una mega moschea a pochi passi da Ground Zero, nonché l’idea clamorosa, poi rientrata, di far processare il principale indiziato per l’attacco (dopo Bin Laden) non da una corte militare ma da un tribunale civile, proprio a New York.
Meno noto è il fatto che appena tre mesi dopo il suo insediamento, il presidente americano firmò una legge che dedica l’11 settembre al volontariato. Che c’entra il volontariato con una strage che tolse la vita nel giro di un’ora a tremila innocenti? E perché, di 365 giorni dell’anno, la legge sulla giornata di volontariato (intitolata – ulteriore elemento di distrazione – alla memoria di Ted Kennedy) doveva cadere proprio l’11 settembre? Non si sa. Fatto sta che nel discorso di solenne istituzione della “Giornata nazionale del servizio e della memoria”, il Presidente Obama parlò solo di servizio e mai della memoria dell’11 settembre, esortando gli americani ad occuparsi quel giorno della “soluzione alle sfide più urgenti di oggi: l’energia pulita, l’efficienza energetica, la sanità, l’istruzione, l’opportunità economica, le famiglie dei veterani e dei militari.”
E il massacro? E il terrorismo che non indietreggia? E il fondamentalismo islamico? Dettagli non più importanti dell’etanolo, delle emissioni di CO2, dell’attivismo verde e degli orti comunitari che vedono al timone Michelle Obama.
Così con il metodo gratificante dell’inclusione, si sono poste le basi per trasformare una giornata che dovrebbe essere dedicata alla riflessione, in una giornata in cui si parla anche di tanto altro.
Fino al decennale, per l’11 settembre Barack Obama non era mai andato a New York, ma aveva portato sbrigativamente (è il commento di chi lo ha osservato) una corona di fiori al Pentagono e poi si era fatto fotografare a dipingere con Michelle il salotto di una casa popolare a Washington.
Quest’anno è stato a Ground Zero per pronunciare un requiem insieme a tanti altri. Allo stesso tempo, informano i comunicati, a Minneapolis i volontari stavano aiutando a restaurare un centro comunitario; a Salem, Carolina del Nord, riparavano tegole e sistemavano pavimenti; a Tallahassee, Florida, confezionavano pacchi da inviare alle truppe e alle loro famiglie; nella Orange County, California, restauravano le case dei veterani.
Anche senza i tanti precedenti, non ci manca molto per vedere un futuro sbiadire della memoria, mentre si celebra la Giornata nazionale del servizio, col rischio di farne piano piano, di fatto, una giornata di oscuramento della minaccia fondamentalista islamica.