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DIRITTI (DIS)UMANI

Oas: scandali, abusi sessuali e favori alle lobbies Lgbt

Non sarà riconfermato il Segretario Esecutivo della Commissione diritti umani Paulo Abrao, accusato di abusi, molestie e di agire a favore delle lobbies abortiste e gay. Lo scontro squarcia il velo di omertà ed interessi che per anni hanno caratterizzato gli “abusi di potere”, soprattutto verso l’indipendenza dei paesi di centro e sud America, della Commissione interamericana dei diritti umani a favore di aborto e “diritti/privilegi” LGBTI+.

Esteri 09_09_2020
Paulo Abrao

Si avvicina la fine dell’era dell’interventismo pro aborto e diritti LGBTI+ alla Organizzazione Stati Americani (OAS/OEA)? Non sarà riconfermato il Segretario Esecutivo della Commissione diritti umani accusato di abusi, molestie e di agire a favore delle lobbies abortiste e gay. Lo scontro in atto in questi giorni squarcia il velo di omertà ed interessi che per anni hanno caratterizzato gli “abusi di potere”, soprattutto verso l’indipendenza dei paesi di centro e sud America, della Commissione interamericana dei diritti umani a favore di aborto e “diritti/privilegi” LGBTI+.

L’OAS (o OEA) è il più antico ente regionale del mondo, la cui origine risale alla Prima Conferenza Internazionale americana, tenutasi a Washington DC, dall'ottobre 1889 all'aprile 1890. L’Organizzazione riunisce i 35 stati indipendenti delle Americhe e costituisce il principale forum politico, legale e sociale governativo nell'emisfero. Promuove la democrazia, i diritti umani, la sicurezza e lo sviluppo, anche attraverso la propria Commissione per i Diritti Umani

A capo di questa Commissione dei diritti umani siede dal 2016, per volere della socialista Dilma Roussef, allora Presidente del Brasile, Paulo Abrao, noto per esser stato il principale promotore di numerose azioni a favore di aborto e diritti LGBTI nei confronti dei paesi centro e sud americani.

In particolare si ricordano le sue esultanti felicitazioni per la completa liberalizzazione dell’aborto in Cile nel 2017, il suo tentativo di imporre la liberalizzazione dell’aborto in El Salvador nel 2019, trascinando il paese davanti alla Corte Interamericana dei Diritti Umani, ed in ultimo, lo scorso Aprile 2020, la Risoluzione dell’intera Commissione Interamericana dei Diritti umani nella quale si chiede ai tutti i paesi di «garantire la disponibilità e la continuità dei servizi di salute sessuale e riproduttiva durante la crisi della pandemia», includendo l’aborto «accessibile e sicuro».

Ebbene, proprio negli scorsi giorni, grazie alla netta presa di posizione del riconfermato Segretario Generale della OAS/OEA Luis Almagro, che ricevette il proprio sostegno esplicito dagli USA per la rielezione dello scorso maggio, il regno oscuro delle lobbies pro aborto e LGBTI potrebbe finire.

L’occasione “tragica” è conseguente alle 61 denunce e diverse decine di imputazioni che pendono sul capo di Paulo Abrao: abusi sessuali, stalking, molestie, conflitti di interesse, opacità nelle decisioni, violazioni del codice etico, solo per citarne alcune.

La decisione del Segretario Generale della OAS/OEA di Luis Almagro di render note le accuse è stata presa a seguito delle polemiche scatenatesi dopo la sua decisione di non accettare il rinnovo dell’incarico di Abrao proposto dagli altri membri della Commissione dei Diritti Umani. Infatti più di 400 organizzazioni che affermano di difendere i diritti umani, tra cui molti promotori dell'aborto come Amnesty International, la "Rete latinoamericana e caraibica di cattolici per il diritto di decidere", il Citizen Group per la depenalizzazione dell'aborto in El Salvador, Mexfam (affiliata messicana della International Planned Parenthood Federation), il Gruppo di informazione sulla riproduzione eletta (GIRE) del Messico e Human Rights Watch (HRW), avevano sostenuto il “buon lavoro” di Abrao, avevano accusato a loro volta il Segretario Generale di violare l’indipendenza della Commissione diritti umani. A queste infamanti accuse, il Segretario Generale non ha solo ribadito il proprio rispetto verso indipendenza ed autonomia della Commissione ma ha voluto riaffermare che «non incorporerò o reincorporerò in alcun modo alcuna persona per la quale sono pendenti 61 denunce, anzi amareggia che Amnesty International e HRW, tra gli altri, ignorino i diritti fondamentali dei lavoratori e delle lavoratrici e le loro garanzie a lavorare senza molestie. È estremamente grave ignorare questi diritti, ignorare le denunce, cercare di imporre l'imputato per un nuovo periodo ignorando la gravità della situazione, nonché la situazione fisica, psicologica e morale dei dipendenti pubblici. Questa non è più complicità passiva, è copertura attiva».

In sintesi, le lobbies pro aborto e pro LGBTI+ perdono un grande alleato per la colonizzazione e la devastazione umana del centro e sud America, l’attuale Segretario Generale Almagro è forte del largo sostegno della stragrande maggioranza dei paesi, fatta salva l’opposizione dei paesi social comunisti e pseudo liberali di Canada, Argentina, Venezuela e Nicaragua. Non è un caso che il Segretario di Stato Pompeo e l’intera Amministrazione Trump, fortissimamente pro life, lo sostengano a spada tratta. Colpisce molto invece che si seguiti in Europa a dar credito ad organizzazioni “umanitarie” e per “i diritti umani” e prosegua la “beatificazione” dei loro benevolenti e filantropici finanziatori. Da Bill Gates a George Soros, si contano centinaia di milioni donazioni elargite negli ultimi anni a IPPF, Amnesty International e Human Rights Watch.