Nuovi vescovi in Germania, il Papa sceglie due conservatori tiepidi
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Monsignor Herwig Gössl a Bamberga e mons. Udo Bentz a Paderborn. Queste le nomine di Francesco per la guida delle due diocesi. Due nuovi vescovi relativamente moderati e scettici su certe derive del Sinodo tedesco.
Dopo più di un anno in sede episcopale vacante, le arcidiocesi di Bamberga e Paderborn hanno scoperto il nome del nuovo titolare lo stesso giorno. Sabato 9 dicembre, infatti, è arrivato l'annuncio della nomina, da parte della Santa Sede, di Herwig Gössl e Udo Bentz. Una notizia che va al di là dell'interesse locale perché riguarda le dinamiche di un episcopato turbolento come quello tedesco, alle prese con le conseguenze scaturite dal vaso di Pandora del Cammino sinodale della Chiesa in Germania.
La scelta ricaduta sui giovani Gössl e Bentz dà l'idea di cosa passi nella testa del Papa dopo lo strappo dei vertici della Chiesa tedesca con l'istituzione di un Comitato sinodale non approvato da Roma. Lo scorso mese, in una lettera privata, Francesco ha confidato alle quattro ex delegate sinodali Katharina Westerhorstmann, Marianne Schlosser, Hanna-Barbara Gerl-Falkovitz e Dorothea Schmidt di essere preoccupato come loro per «i tanti passi concreti con cui questa Chiesa locale minaccia di allontanarsi sempre più dal cammino comune della Chiesa mondiale». Dopo le parole, un primo segnale si vede anche nei fatti: i nuovi arcivescovi di Bamberga e Paderborn non sono i presuli più entusiasti dell'indirizzo preso da Cammino sinodale e appendici sotto la spinta di monsignor Georg Bätzing e del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK).
Monsignor Herwig Gössl, che dalle dimissioni del suo predecessore Ludwig Schick era già amministratore diocesano a Bamberga, è stato nel 2021 tra gli autori di un documento alternativo all'indirizzo prevalente nel dibattito al Cammino sinodale, dal titolo “Vivere in relazioni di successo – Amore che vive nella sessualità e nella cooperazione”. Il testo, fedele all'insegnamento di sempre della Chiesa sulla morale sessuale, era firmato anche da uno dei vescovi più ratzingeriani di Germania, monsignor Stefan Oster, e dalla teologa Katharina Westerhorstmann, una delle autrici della lettera preoccupata a cui il Papa ha risposto. Gössl, 56 anni, si è autodefinito un conservatore «non bigotto» e nel settembre del 2022 fu uno dei vescovi che col suo “no” contribuì ad affossare – tra le lacrime non solo metaforiche dei più liberal – il documento base sulla morale sessuale. Una scelta rivendicata a Kath.ch con parole emblematiche sul clima che si respirava nei forum del Cammino sinodale. «Sono rimasto fedele a me stesso. Ci sono affermazioni nel testo fondamentale sull'etica sessuale che non posso sostenere, come ad esempio la tendenza ad abolire la bipolarità dei sessi», aveva spiegato l'allora vescovo ausiliare. «Lo stile complessivo del testo mi disgusta. Alla fine non ci sono più regole morali, si riduce all'arbitrarietà», aveva commentato Gössl, aggiungendo che «durante le riunioni sento molta pressione perché debba succedere qualcosa affinché la Chiesa non crolli» e criticando quest'atteggiamento perché «tutto questo non è animato dallo spirito buono, fin dall’inizio sono sorte aspettative che avrebbero potuto solo portare alla delusione».
Nonostante ciò, il nuovo arcivescovo di Bamberga ha anche votato a favore dell'apertura della discussione per l'ammissione delle donne nei ministeri sacramentali e della rivalutazione magisteriale dell'omosessualità. «Non vogliamo cestinare l’insegnamento della Chiesa, vogliamo svilupparlo ulteriormente», ha così difeso la sua posizione, che tuttavia non appare prudente, visto che la Chiesa si è già espressa in maniera chiara su entrambe le questioni.
Oltre al giorno di nomina, monsignor Udo Bentz ha in comune con Gössl l'età e un profilo relativamente moderato rispetto alla maggioranza dell'episcopato tedesco. Il Papa, sulla linea di quanto sta facendo negli ultimi tempi, ha scelto di nuovo vescovi che hanno davanti a sé un lunghissimo periodo di governo nella loro diocesi. Bentz arriva a Paderborn, la diocesi più ricca della Germania, da Magonza, dove era ausiliare e vicario generale e dove fu voluto dal cardinale Karl Lehmann, di cui è stato anche segretario. Sull'esperienza sinodale a Francoforte non solo ha evitato di utilizzare i toni entusiastici della maggior parte dei suoi colleghi, ma ha esplicitato l'esistenza di «molto scetticismo» dicendo che l'assise aveva funzionato solamente «qua e là». Nel 2022, inoltre, si è rifiutato di firmare la lettera dei vicari generali tedeschi in cui si chiedeva una riforma del diritto sul lavoro ecclesiastico per cancellare qualsiasi misura disciplinare ai dipendenti che vivono in relazioni con persone dello stesso sesso. Il neo arcivescovo si era detto contrario all'affermazione in base a cui «ogni aspetto della vita privata è irrilevante» per i lavoratori della Chiesa cattolica e per gli insegnanti di religione cattolica. Il suo “sì” ai testi elaborati dal Cammino sinodale, come ha spiegato il vescovo di Magonza Peter Kohlgraf, è arrivato turandosi il naso perché entrambi avrebbero preferito «votare sezione per sezione piuttosto che dover accettare o respingere interi testi». Monsignor Kohlgraf, parlando a nome anche del suo allora ausiliare, aveva criticato il documento “L’esistenza sacerdotale oggi” che apriva all'abolizione del celibato ritenendolo «non sinodale».
Sabato, dopo aver salutato i fedeli nella cattedrale di Paderborn, Bentz ha rivendicato in un colloquio con Die Tagespost l'esistenza di diversi tipi di sinodalità, accennando a quello relativo alle Chiese d'Oriente. Il nuovo arcivescovo di Paderborn, infatti, è un grande amico delle comunità della Terra Santa e ha visitato anche la parrocchia della Striscia di Gaza. Un particolare probabilmente gradito al Papa, così come la sua devozione spirituale per sant’Ignazio di Loyola. Ma Bentz, teologo e vincitore con la tesi di dottorato del premio “Karl Rahner”, ha avuto parole di riconoscenza nei confronti di Benedetto XVI ricordando alla morte come «la sua magnifica eredità teologica rimarrà un tesoro da cui la Chiesa trarrà per molto tempo a venire».
A Bamberga e Paderborn, come prevedibile, non è arrivato monsignor Georg Gänswein che resta “disoccupato” nella sua diocesi di Friburgo e presto tornerà a Roma per celebrare la Messa nelle Grotte Vaticane in occasione del primo anniversario della morte di Ratzinger. Tuttavia, Francesco ha “pescato” nel riottoso episcopato tedesco due nomi di tiepidi conservatori, moderatamente scettici sulla deriva del Cammino sinodale. Così facendo, il Papa ha dato un primo, flebile, seguito alla lettera in cui bocciava il «Comitato sinodale che ha lo scopo di preparare l’istituzione di un organo consultivo e decisionale che, nella forma delineata nel corrispondente testo della risoluzione, non può essere conciliabile con la struttura sacramentale della Chiesa cattolica».
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