Nuovi ordini religiosi, legate le mani ai vescovi
Con un rescritto firmato dal segretario di Stato, cardinale Parolin, modificato il canone 579 per impedire il riconoscimento di nuovi Istituti di diritto diocesano senza l'assenso della Curia romana. Una mossa a sorpresa nel senso del centralismo quando il Papa ha sempre manifestato l'intenzione di decentrare. Perché?
Nei giorni scorsi, con un rescritto a firma del Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, il Papa ha modificato una norma del codice di diritto canonico, il canone 579, a proposito dell'erezione degli Istituti di vita consacrata diocesani.
In particolare, a differenza di quanto avveniva da sempre, ora, prima di decretare l'erezione di un Istituto diocesano, il vescovo locale dovrà, "pena la nullità del decreto di erezione dell'Istituto stesso", consultare la Santa Sede. Cioè la consultazione diventa ora "necessaria ad validatem". Il motivo è quello di "evitare che vengano eretti a livello diocesano dei nuovi Istituti senza il sufficiente discernimento che ne accerti l’originalità del carisma, che definisca i tratti specifici che in essi avrà la consacrazione mediante la professione dei consigli evangelici e che ne individui le reali possibilità di sviluppo". La segnalazione di questi problemi l'ha sollevata la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di vita apostolica, retta dal cardinale brasiliano Joao Braz de Aviz. Questa congregazione, quindi, "ha segnalato l’opportunità di meglio determinare la necessità, stabilita dal can. 579 CIC, di richiedere il suo parere prima di procedere alla erezione di un nuovo Istituto diocesano."
Concretamente sembra una riduzione del "potere" dei vescovi locali a favore del "controllo" della Curia romana, in controtendenza rispetto a quanto il Papa ha invece più volte sottolineato in tema di maggior sinodalità e "decentramento". Basti ricordare il Motu proprio sul rinnovamento dei processi di riconoscimento di nullità matrimoniale, oppure lo stesso criterio del discernimento "caso per caso" che caratterizza l'approccio della recente esortazione Amoris Laetitia nel caso dell'integrazione delle coppie cosiddette "irregolari".
Gli Istituti di vita consacrata sono società ecclesiastiche erette, approvate e organizzate dalla Chiesa, per mezzo di una adeguata legislazione (Regole, Costituzioni, Statuti) perché possa in esse sufficientemente e ufficialmente professarsi lo stato della vita di consacrazione. Gli Istituti di diritto pontificio sono quelli eretti o approvati dalla Santa Sede con decreto formale. Gli Istituti di diritto diocesano sono (erano) quelli eretti direttamente dai Vescovi. L’Annuario Pontificio elenca soltanto gli Istituti di diritto pontificio, quindi è difficile poter avere un dato chiaro su quanti siano nel mondo, e, soprattutto quanti siano quelli eretti negli ultimi anni.
Dalle sacre stanze fanno notare che negli ultimissimi decenni la fioritura di Istituti di vita consacrata diocesani si sarebbe caratterizzata soprattutto per un certo carattere "identitario", cioè particolarmente attento alla tradizione, alla liturgia, all'adorazione eucaristica, alla vita contemplativa, rispetto a quella "attiva". Potrebbe quindi sembrare che il rescritto voglia colpire una certa ventata di "tradizionalismo" ritenuto incontrollato e incontrollabile. I più maliziosi hanno subito ricordato la triste vicenda dei Francescani dell'Immacolata, commissariati ormai tre anni fa e che hanno visto susseguirsi una serie incredibile di vicende. Proprio per alcuni di questi frati un vescovo filippino ha eretto una associazione pubblica di fedeli per accoglierli in diocesi e dare loro una possibilità alternativa.
Difficile poter sostenere che il rescritto possa essere stato pensato e voluto esclusivamente per il caso Francescani dell'Immacolata, così come è difficile poter dire che il target sia effettivamente quello di colpire ciò che di buono può esser nato in questi anni nelle varie Chiese locali. Una cosa però rimane, ed è quella che il rescritto va controcorrente rispetto al desiderio di "decentramento" che Francesco ha così chiaramente espresso fin da Evangelii gaudium, e ha più volte richiamato anche durante il cammino sinodale sulla famiglia. Così, mentre il decentramento sembra procedere a grandi passi per ciò che riguarda la pastorale sul matrimonio e la famiglia, subisce una battuta d'arresto nel campo della vita consacrata.