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EDITORIALE

Nuove esperienze di umanità

Ricomincia l'anno: sacerdoti e catechisti siamo pronti a rinnovare milli inviti che riaprono la vicinanza e l'amicizia, un desiderio di incontrare le persone che spesso rischia di diventare una pretesa. ma come diceva un missionario: “L’importante è che gli occhi non siano fissi sull’opera, ma su Gesù”.

Editoriali 15_10_2016
Prete e catechiste

Eccoli, arrivano, sono qui. Genitori e ragazzi rispuntano da vie e case, da scuole e campi da gioco, e la navata della Chiesa si rinnova con le loro facce; le aride panche rifioriscono come aiuole di un giardino. Lungo strade misteriose, il Maestro Gesù non ha smesso di accompagnarci durante l’estate e in queste settimane la compagnia dei suoi amici si ricompone. Ci raccontiamo le cose viste, le spiaggiate e le nuotate e le camminate, le amicizie rinnovate e quelle perdute. Per le occasioni sprecate, le pigrizie annoiate e i filamenti di malizia che appesantiscono il cuore, troveremo una Porta Santa per la quale passare e  l’abbraccio del Padre misericordioso.

Siamo pronti - sacerdoti e catechisti - a rinnovare mille inviti che riaprono la vicinanza e l’amicizia: un’ora, una serata, una mezza giornata, una gita o un pellegrinaggio. E’ bello incontrarsi, non solo in rapporto ai figli ma soprattutto per la conoscenza e lo scambio tra adulti e la riscoperta dell’orizzonte della vita.

Rilanciando inviti ai ‘fedeli’ ci si espone a una sorta di lotta di logoramento, perché il desiderio di incontrare persone e di allargare la missione, rischia di trasformarsi in pretesa con la molteplicità dei messaggi: avviso, lettera, sms.

Ed ecco che un amico ti mette sotto gli occhi la lettera di un missionario morto due anni fa. Il quale racconta: "Dopo più di cinquant'anni di missione tra gli Indios Guará ho avuto la gioia finalmente di battezzare una persona, e per di più già anziana”. Una vita spesa totalmente per Gesù e per gli indios, costruendo scuole, centri di salute, senza ottenere alcun ‘prodotto riuscito’, con l’eccezione della donna anziana che chiede il battesimo. Nelle nostre comunità ‘si produce’ assai di più, eppure lo struggimento tende a piegarsi in avvilimento e l’impegno in delusione, andando a misurare i risultati che affiorano sul pelo dell’acqua.

L’amico Padre Aldo che racconta questa storia commenta: “L’importante è che gli occhi non siano fissi sull’opera, ma su Gesù”. Questo cambiamento di prospettiva taglia ogni pretesa di misurare i risultati, nulli o multipli, nascosti o palesi. La nostra gioia – fossimo in prigione come Paolo quando scrive a Timoteo – viene dal rimanere ‘saldi e crescere nella fede e nell’amore a Cristo’, mendicando la misericordia che salva noi e il mondo. Quando vorrà, il Signore ci farà sperimentare la gioia e la bellezza di un tratto di cammino con genitori e ragazzi, con giovani e anziani. Siamo suo popolo e suoi familiari. Una goccia del centuplo quaggiù da Lui promesso fiorisce in un’amicizia che suscita tutt’intorno il desiderio e la domanda di altre persone. Il dono dello Spirito accende nuove esperienze di umanità.