Nuova condanna a morte per blasfemia in Pakistan
Un cristiano è stato condannato alla pena capitale per aver pubblicato su Tik Tok le fotografie di alcune pagine del Corano che altri avevano gettato via
In Pakistan un altro cristiano, Ehsan Shan, è stato condannato a morte per blasfemia il 1° luglio. Il fatto di cui è accusato risale al 16 agosto 2023, giorno in cui a Jaranwala, città del Punjab, si era scatenato un gravissimo attacco ai cristiani in seguito al ritrovamento in una via di alcune pagine strappate dal Corano sulle quali erano state scritte parole offensive con un pennarello rosso. Dell’atto blasfemo erano stati accusati due cristiani, Raja Masih e Rocky Masih. La notizia diffusa dagli altoparlanti delle moschee aveva fatto sì che centinaia di persone, per la maggior parte membri del partito islamista Tehreek-e-Labbaik Pakistan, accorressero sul luogo del ritrovamento decise a vendicare l’offesa alla loro religione. Prima che finalmente le forze dell’ordine intervenissero, attaccarono chiese, abitazioni e negozi di cristiani, saccheggiandoli e dandoli alle fiamme. Furono colpite 21 chiese, tre delle quali cattoliche, e più di 200 case. Centinaia di famiglie cristiane si misero in salvo nascondendosi per giorni nei campi. La polizia procedette all’arresto dei due cristiani accusati di blasfemia, di circa 150 persone sospettate di aver partecipato agli attacchi e, tre giorni dopo i fatti, di Ehsan Shan. L’atto blasfemo di cui è stato accusato consiste nell’aver pubblicato “contenuti denigratori e ripugnanti” riguardanti l’Islam su Tik Tok, cioè le fotografie delle pagine del Corano gettate via e scarabocchiate. I due cristiani sono stati assolti. All’inizio del 2024 un tribunale di Faisalabad ha stabilito che erano stati ingiustamente accusati da qualcuno con cui avevano questioni personali. Anche la maggior parte delle persone arrestate per aver partecipato alle violenze sono state rilasciate. Soltanto una dozzina sono attualmente sotto processo. Ehsan Shan invece è stato condannato a morte e inoltre, dopo aver emesso la sentenza, il giudice Ziaullah Khan ha condannato il poveretto anche a 22 anni di carcere e al pagamento di un milione di rupie pakistane. “Questa è la giustizia in Pakistan – ha commentato un esponente dell’Ong International Christian Concern – gli integralisti musulmani bruciano decine di case e di chiese e l’unica “giustizia” è mettere a morte i cristiani. La legge sulla blasfemia non tutela gli ideali islamici, uccide i cristiani”. La Ong, subito dopo i fatti, ha fornito aiuti alimentari ai cristiani di Jaranwala. Poi ha cercato di rimpiazzare i beni perduti nei saccheggi e negli incendi e tuttora aiuta chi ha perso i propri mezzi di sostentamento donando bestiame, attrezzature commerciali e risciò. Il giorno successivo alla sentenza, decine di persone, inclusi molti cristiani, si sono date appuntamento a Karachi per protestare contro la condanna a morte.