Nozze gay, comincia l'attacco delle Regioni
Grillini e Barbati (Regione Emilia Romagna) hanno presentato una proposta di legge alla Camera per il riconoscimento delle unioni omosessuali e chiamano a raccolta tutte le regioni per "assediare" il Parlamento.
“Il matrimonio può essere contratto da persone di sesso diverso o dello stesso sesso con i medesimi requisiti ed effetti”. Si tratta dell’art. 1 della Proposta di legge che il Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna ha depositato alla Camera il 15 Febbraio scorso affinché diventi legge dello Stato. La bozza di legge è stata elaborata dai consiglieri Franco Grillini (Gruppo Misto) e Liana Barbati (Idv). E’ la prima volta che una proposta di legge per il riconoscimento del “matrimonio” omosessuale nasce da un’iniziativa di un Consiglio regionale.
Cosa altro prevede questa proposta di legge? In primo luogo l’eliminazione da tutti i documenti ufficiali – non solo leggi e regolamenti statali ma anche dallo stato di famiglia e altri documenti simili – delle parole “marito” e “moglie” che verranno sostituite dal termine “coniuge”. Ci pare un gesto di rispetto verso la lingua italiana: la “marita” e il “moglio” suonano proprio male.
In secondo luogo, oltre alla possibilità di adozione di un trovatello o del figlio già venuto alla luce dell’altro partner, si è anche coniata una nuova e rivoluzionaria idea di filiazione para-naturale. All’art. 3 infatti si legge: “Il coniuge dello stesso sesso è considerato genitore del figlio dell’altro coniuge fin dal momento del concepimento in costanza di matrimonio, anche quando il concepimento avviene mediante il ricorso a tecniche di riproduzione medicalmente assistita, inclusa la maternità surrogata”. In buona sostanza si possono dare questi tre casi. Primo: la donna lesbica concepisce un figlio in modo naturale, ovviamente non con la propria compagna ma con un terzo, di sesso maschile, il quale si è prestato come “fecondatore”. Secondo caso: la donna lesbica ricorre alla Fivet. Terzo caso: la coppia omosessuale – due donne o due uomini – ricorrono all’utero in affitto. In tutti questi casi al momento del concepimento quel figlio in automatico diventa figlio di entrambi i membri della coppia. E’ lo sforzo davvero titanico e insieme utopico di rendere uguale dal punto di vista giuridico il concepimento avvenuto tra una coppia eterosessuale sposata con quello ricercato da una coppia omosessuale.
Ma forse l’aspetto più interessante di questa proposta di legge sta in ciò che i due estensori dicono nella Relazione iniziale e in un comunicato che hanno emesso successivamente. Lì vengono in evidenza le strategie ideologiche per arrivare alla legge. In sintesi si tratta di questo: occorre porre sotto assedio il Parlamento. Come riuscirci? Ecco le armi dello scontro.
In primo luogo in puro stile hegeliano si mette ben in chiaro che la morale muta e nulla è per sempre: è la Storia con la esse maiuscola che ci indica dove andare. Non la natura umana, i principi non negoziabili e tutta quella paccottiglia culturale dei preti. “La vita di coppia – si illustra nella Relazione - è alla base della famiglia che […] non costituisce una struttura cristallizzata, ma si modifica di pari passo alle trasformazioni della società, dei costumi e dell’ordinamento giuridico. La famiglia come il matrimonio costituisce un istituto duttile che […] la sociologia e l’antropologia ci raccontano mutevoli nel tempo e nello spazio”.
Secondo: se il legislatore non ha ancora capito che i tempi sono cambiati, dia almeno ascolto ai giudici, che ormai la sanno lunga su questo tema. Grillini e Barbati richiamano infatti la sentenza n. 138 del 2010 della Corte Costituzionale la quale stabiliva che “l’unione omosessuale” ha “il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri” invitando il Parlamento “ad individuare le forme di garanzia e di riconoscimento per le forme suddette”. Poi ricordano la sentenza della Cassazione n. 4184 del 2011 la quale con una serie di carpiati mortali affermava che il “matrimonio” omosessuale certo che non esiste nel nostro ordinamento, ma i suoi effetti, se dichiarati tali da un giudice compiacente, certo che esistono. E’ come dire che non serve un albero per produrre frutti.
Infine come non far appello all’Europa? E dunque ecco il riferimento alla sentenza Shark e Kopf contro Austria del 24 giugno del 2010 della Corte Europea dei diritti dell’uomo confermata nel suo contenuto proprio nei giorni scorsi: è “artificiale sostenere l’opinione che, a differenza di una coppia eterosessuale, una coppia omosessuale non possa godere della vita familiare”. Grillini & Co. naturalmente pescano nel mucchio delle sentenze nazionali e internazionali quelle che portano acqua al mulino omosessuale. Infatti si scordano di citare quelle sentenze della Corte di Cassazione che invece giudicavano inesistente il “matrimonio” tra persone dello stesso sesso (Corte di cassazione, sentenze n. 7877 del 2000, n. 1304 del 1990 e n. 1808 del 1976).
Il pressing contro il Parlamento nostrano condotto utilizzando le aule dei tribunali è stato anche di recente applicato dall’on. Concia la quale ha contratto un’unione civile con la sua compagna in Germania e poi ha chiesto al Tribunale di Roma il riconoscimento anche qui in Italia di tale vincolo giuridico. I magistrati hanno respinto la domanda e allora l’onorevole ha fatto sapere che ricorrerà ai giudici di Strasburgo. In realtà la Concia sapeva benissimo che la sua richiesta sarebbe finita nel cestino e forse in cuor suo se ne rallegra perché proprio grazie a questo rifiuto non solo può montare un drammone giuridico a livello europeo ma aver la prova provata che il nostro ordinamento sconta gravi lacune su questo fronte: “Il tribunale di Roma – dice la Concia - esorta infatti il legislatore a colmare il vuoto in materia. Ed io sono convinta che nella prossima legislatura noi del centrosinistra ci riusciremo. Siamo assolutamente pronti ad una legislatura di tipo europeo per le coppie omosessuali”.
Altro trucchetto per far sentire il fiato sul collo ai parlamentari è quello di qualificare gli omosessuali come categoria discriminata, meritevole di tutela giuridica. E’ l’escamotage di innescare nel sentito sociale una falsa pietas verso coloro che sono considerati “ultimi”, soggetti socialmente fragili e colpiti – dicono Grillini e Barbati - da “invisibilità sociale”. Se siamo minoranza dobbiamo essere tutelati, così come stabilito dalla Costituzione. E’ un vecchio trucco già applicato su altri fronti. Ad esempio alla donna che ha subito violenza deve essere concesso il “diritto” di abortire, al malato il “diritto” di morire, alla coppia sterile il “diritto” di avere un figlio, alla coppia fertile ma con una malattia genetica il “diritto” ad avere un figlio sano, alla donna tradita il “diritto” a divorziare. Tutti soggetti che nel percepito diffuso sono“minus habens”.
Poi nella Relazione ecco comparire un’intuizione originale: se gli omosessuali sono una minoranza discriminata, cosa dire dei figli degli omosessuali che “sono costretti per legge ad avere un solo genitore”? (Domandiamo noi: per legge o perché mamma ha deciso di diventare lesbica?). Non sono loro gli emarginati per eccellenza? Perché non permettere allora la loro adozione o il loro riconoscimento?
Grillini e Barbati a questo punto non si arrendono ancora e sfruttano un altro stratagemma tipico dei nemici della vita e della famiglia: il sentito popolare. E via a snocciolare i dati di un sondaggio del 2010 dell’Istat in cui più della metà degli italiani riteneva che gli omosessuali sono discriminati e quasi la metà era d’accordo sulle “nozze” gay. Se i parlamentari sono i rappresentanti del popolo e il popolo ha questo orientamento pro-omosessualità, Camera e Senato sono pregati di darsi una mossa.
Infine l’ultimo colpo di ariete. Nel comunicato stampa a cui accennavamo prima Grillini lancia una sfida: “Infine rivolgiamo l’invito ai colleghi delle altre Regioni a presentare anche nei loro consigli questa proposta di legge perché un pronunciamento corale non potrà che influire positivamente sui lavori del Parlamento nazionale”. Grillini & Co. chiamano quindi tutti a raccolta: le amministrazioni locali, i giudici, i cittadini, i sociologi che ci dicono che la morale cambia, la Costituzione che tutela le minoranze. Tutti. Una chiamata universale alle armi per marciare verso Roma ed ottenere la tanto sospirata vittoria.