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18 dicembre

Novena letteraria: la verità natalizia in un mondo atterrito

Prosegue il nostro ciclo di letture verso il Natale con un'omelia del cardinale Giacomo Biffi, scelta e letta da Lorenza Formicola.

Cultura 18_12_2024
Carlo Carino IMAGOECONOMICA

Nel terzo giorno della nostra "novena letteraria" Lorenza Formicola legge un brano tratto dall'omelia tenuta dal cardinale Giacomo Biffi nella notte di Natale 1993, e ora pubblicata in Un Natale vero? (Edizioni Studio Domenicano, Bologna 2006):

Di questi tempi non sono molte le buone notizie. La lettura dei giornali è quasi ogni giorno deprimente; dalla radio alla televisione ci sono offerti spesso motivi di profondo sconforto. Qualche volta si ha l'impressione di vivere in un mondo che si stia sgretolando e non trovi punti di riferimento affidabili per avviare una qualche ripresa.
Si è allora tentati di usare, per descrivere la situazione, la parola "rovina", quella della profezia di Isaia: può ben rappresentare la società in cui viviamo, soprattutto in rapporto agli ideali e ai valori.

Prima di tutto "le rovine della ragione"; che sono molte, ma ne indichiamo una sola: gli uomini che, in omaggio alla razionalità (o meglio al razionalismo), hanno estromesso dalla loro attenzione tutta la realtà invisibile ed eterna, oggi sono comicamente arrivati a una fede quasi universale nell'oroscopo e nei responsi dei maghi e dei cartomanti.
Poi le "rovine della libertà". Molti, specialmente giovani, ai quali è stata predicata l'emancipazione da ogni autorità e da ogni principio, si sono trovati sottoposti alle più tragiche schiavitù, come quelle della droga e delle varie aberrazioni morali.
Infine le "rovine della serenità di spirito". Censurato il pensiero di Dio e del rendiconto finale da dare a lui, le paure non sono scomparse, sono anzi dilatate fino a diventare ossessive: paura dell'aria inquinata che respiriamo, dei cibi sofisticati, delle malattie e dei contagi senza rimedio, degli infarti improvvisi, delle crisi economiche ricorrenti, degli stranieri che ci invadono, della violenza e della disonestà che non si riesce più a frenare.

Dove si estingue la fiducia in un Padre che ci ha creato e ci ama, nasce fatalmente un mondo atterrito. Una riflessione a parte meritano le "rovine della famiglia", che stanno all'origine di molti nostri guai.
I bambini dell'inizio del secolo avevano a disposizione una padre, una madre e una mezza dozzina tra fratelli e sorelle. I bambini di oggi non hanno più né fratelli né sorelle; in compenso qualche volta hanno una mezza dozzina tra padri, madri, succedanei e facenti funzioni. Che meraviglia, se poi sono sempre più numerosi i nevrotici, i disadattati, i ribelli?

A questo punto qualcuno potrebbe chiedere: ma che cosa centra tutto questo col Natale? C'entra, perché, in mezzo a questo squallore il Natale è l'unica "buona notizia".
La parola di Dio, che ci ha parlato di "rovine", ci ha detto che anche queste "rovine" possono ricominciare a sperare: Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo (Is 52,9).
Dal momento che il Verbo di Dio – cioè la parola, il pensiero, l'intelligenza del Padre – si è fatto uomo ed è venuto ad abitare in mezzo a noi (cf. Gv 1,14), la nostra ragione può essere salvata da se stessa, dalle sue deviazioni e dalle sue intemperanze. È lui la luce vera, quella che illumina ogni uomo (Gv 1,9): chi se ne lascia rischiarare è preservato dal non senso...

Dal presepe risuona dunque un annuncio che è ancora capace di ridonare pace, gioia, speranza anche ai nostri tempi inquieti. E possiamo ancora capire come sia impareggiabile e immensa la nostra fortuna e come siano sfortunati coloro ai quali non è dato di vivere il Natale nella sua piena verità, come sono sfortunati, per esempio, i buddisti, che pur con grande che pur con grande nobiltà di intenti e di atteggiamenti collocano il vertice e il traguardo dell'esperienza religiosa nella tranquillità senza passioni dell'annientamento individuale invece che nella calda e gioiosa comunione personale con il Figlio di Dio fatto uomo. Come sono sfortunati i musulmani che pur possedendo un'altissima concezione della divinità, ignorano che essa non è soltanto infinità e potenza, ma possiede in se stessa, nella vita trinitaria, un'immanente corrispondenza di conoscenza e di amore, una ricchezza di ulteriori relazioni che attraverso l'incarnazione del Verbo si è incredibilmente aperta alla nostra partecipazione.

Il cristianesimo, ed esso solo, primariamente è per sé un avvenimento del Figlio di Dio che facendosi uomo ha riempito la nostra storia e si offre come il fatto sostanziale nel quale deve essere concretamente innestata la vita di tutti noi.
Come tale non può essere affatto raffrontato con nessun altro culto, con nessun'altra fede, con nessun'altra ideologia. È qualcosa di unico, come unica è la Verità, come unico è il progetto di salvezza che Dio ha pensato per noi, come unica e inimitabile è la gioia natalizia, che non ha riscontro in nessun'altra esperienza religiosa.

Ogni cristiano perciò, se è cristiano, è anche annunciatore della verità natalizia, dell'avvenimento del Dio fatto uomo e irradia con naturalezza su quanti incontra la luce che è brillata a Betlemme in questa notte perché si inveri quanto è stato preannunciato dal profeta: «Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce, su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse» (Is 9,1).


Le puntate precedenti:
- 16 dicembre: Andrea Zambrano legge Giovannino Guareschi
-17 dicembre: Luisella Scrosati legge Sant'Agostino