Nota spese per Emanuela Orlandi
Esce un libro inchiesta di Emiliano Fittipaldi basato su un documento uscito dal Vaticano. Attesterebbe che la Santa Sede teneva la contabilità di un crimine. Ha tutta l'aria di un falso.
Repubblica e Corriere, i due "giornaloni" italiani, ieri hanno messo in pagina le anticipazioni di un dossier sul caso Emanuela Orlandi, la ragazza che nel 1983 è scomparsa in circostanze misteriose nel centro di Roma.
Il giornalista dell’Espresso Emiliano Fittipaldi, già noto per aver pubblicato testi sulla base di documenti da altri trafugati nelle sacre stanze, esce con un nuovo libro sul caso Orlandi, basandosi, appunto, su questo dossier che lui stesso già ammette potrebbe essere un “falso”. Cinque pagine, senza alcun timbro, né protocollo, né intestazione, né firme manoscritte, datate marzo 1983 come rendiconto delle spese che il Vaticano avrebbe sostenuto per gestire un rapimento. Quello di Emanuela Orlandi.
Un caso certamente controverso, e di cui forse non è stato ancora detto tutto, ma si resta perplessi di fronte a un documento che attesterebbe come il Vaticano si sia peritato di tenere la contabilità di un crimine. Questo “lavoro” sporco lo avrebbe fatto il cardinale Lorenzo Antonetti, Presidente dell’APSA (l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, che funge anche da ente pagatore del Vaticano) dal 1995 alla fine del 1998, per indirizzarlo all’allora Sostituto della Segreteria di Stato Giovanni Battista Re e per conoscenza all’allora “ministro degli Esteri” Jean Louis Tauran.
Le 197 fatture che sarebbero state allegate alle cinque pagine costituirebbero le pezze di appoggio per dimostrare che il Vaticano ha speso diversi soldi per gestire un rapimento, un trasferimento all’estero, cure sanitarie, etc., il tutto cominciando a spendere dal gennaio 1983, quindi mesi prima della sparizione della ragazza, come a voler attestare un coinvolgimento previo del Vaticano in un caso torbido che viene spesso affiancato alla vicenda Ior-Banco Ambrosiano e con l’attentato a Giovanni Paolo II.
Secondo quanto riporta il portale Vatican Insider il dossier sarebbe da ascrivere al filone Vatileaks 2. «Da dove proviene questo testo?», scrive Andrea Tornielli. «Dall’archivio di monsignor Lucio Vallejo Balda, il prelato spagnolo nominato segretario della Prefettura per gli Affari economici della Santa Sede e divenuto anche segretario della commissione COSEA che tra il 2013 e il 2014 fece uno screening sui conti e la gestione amministrativa di enti e dicasteri vaticani. Vallejo Balda, che volle la pr Francesca Immacolata Chaouqui al suo fianco nella commissione, è stato con lei protagonista (e imputato) di Vatileaks 2».
Ma il testo è un falso? Se lo fosse c’è comunque da fare i "complimenti" a Fittipaldi che ha capito come vendere libri di successo, e poi resta inquietante pensare chi lo ha fabbricato e perché. Tutto lascerebbe pensare che la stagione Vatileaks è tutt’altro che chiusa. Se, invece, fosse vero c’è poco da commentare.
Intanto Greg Burke, direttore della Sala Stampa vaticana, ieri ha fatto uscire un comunicato.
«Per il lancio di un libro d’imminente uscita, questa mattina due quotidiani italiani hanno pubblicato un presunto documento della Santa Sede che attesterebbe l’avvenuto pagamento di ingenti somme, da parte del Vaticano, per gestire la permanenza fuori Italia di Emanuela Orlandi, scomparsa a Roma il 22 giugno 1983.
La Segreteria di Stato smentisce con fermezza l’autenticità del documento e dichiara del tutto false e prive di fondamento le notizie in esso contenute.
Soprattutto rattrista che con queste false pubblicazioni, che tra l’altro ledono l’onore della Santa Sede, si riacutizzi il dolore immenso della famiglia Orlandi, alla quale la Segreteria di Stato ribadisce la sua partecipe solidarietà».