Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Giovedì Santo a cura di Ermes Dovico
MARCE CONTRO E PRO LIFE

Non tutto è morte. Quando l'informazione disinforma

Mass media internazionali che promuovono l’omicidio e l’informazione italiana che vi si adegua. Nessuna parola sulle iniziative a tutela della vita di nascituri e mamme, segni di una cultura della morte inaccettabile. Una vergogna che dimostra la perversa radice mortifera che sta al cuore dell'informazione e della politica.

Attualità 04_10_2021

Mass media internazionali che promuovono l’omicidio e l’informazione italiana che vi si adegua. Nessuna parola sulle iniziative a tutela della vita di nascituri e mamme, segni di una cultura della morte inaccettabile. Inni per le donne che manifestano negli USA a favore dell’omicidio dei bimbi non ancora nati (pro aborto), dileggio per le leggi degli stati USA che limitano ‘omicidio’ nel tentativo di preservare la vita nascente e nessuna parola (mai) sul popolo di manifestanti che in tutto il mondo chiedono la fine della pena di morte per i bimbi nascenti.

Una vergogna che dimostra la perversa radice mortifera che sta al cuore della informazione e della politica. Tutti noi siamo obbligati, per la sola ragione di essere proprietari di un televisore, paghiamo obbligatoriamente un canone alle televisioni pubbliche, i vertici Rai ci propinano solo notizie che inneggiano al culto dei sacrifici umani di bambini, non una parola su coloro che difendono la vita nascente e la maternità. Non è accettabile, non siamo in una repubblica liberale, ma in un regime di morte.

La cronaca? Lasciamola in pace. Non c’è alcun diritto di cronaca nello strombazzare in tutti i servizi pubblici nazionali le manifestazioni a favore dell’aborto che si sono svolte ieri negli USA. Lo si era già visto nei racconti televisivi dei mesi scorsi sulle manifestazioni delle femministe in Polonia, contrarie al divieto all’aborto eugenetico sancito dalla Corte Costituzionale del paese. Il “Rally Rally for Abortion Justice”, organizzato dalla multinazioanli dell’aborto in moltissime città degli USA, ha avuto una eco internazionale. Ma cosa si chiede? Il privilegio per le donne di poter, direttamente ed indirettamente, commettere l’omicidio del proprio figlio senza alcuna conseguenza civile e penale. Si pretende inoltre che quel omicidio, su cui le agenzie abortiste lucrano guadagni, si considerato un servizio sanitario per la salute della donna, una ‘cura’ essenziale per il benessere delle donne. Ripeto: l’omicidio del bimbo, una cura essenziale per la salute. Una follia figlia della demenza collettiva che si è diffusa negli ultimi decenni. Che la gran cassa internazionale nasconda la drammaticità del ritorno ai sacrifici infantili sotto le bandiere dei ‘diritti umani delle donne’ può amareggiare, ma sconcerta che un servizio pubblico nazionale a cui i cittadini di un paese ‘liberale’ sono obbligati a contribuire, faccia propaganda a tali pratiche macabre e incivili.

C’è ben altro di cui raccontare. Ad esempio le manifestazioni pro life in Germania e nel Regno Unito delle scorse settimane, le decine di migliaia di gruppi di preghiera che partecipano in tutto il mondo ai ’40 giorni per la vita’ (iniziata lo scorso 22 settembre), il Congresso internazionale sulle politiche famigliari e demografiche di Budapest (conclusosi solo una settimana fa)…invece nulla. La censura della realtà è ferrea nel eliminare dalla conoscenza dei fatti internazionali tutti gli avvenimenti positivi che dimostrano il coraggio di promuovere la vita e la bellezza della famiglia. Non c’è una sola ragione per aver cancellato dalle cronache dell’informazione nazionali ed internazionali la notizia delle centinaia di migliaia, c’è chi dice milioni, di partecipanti alla Marcia nazionale per la vita e la maternità che ieri si è tenuta a Città del Messico, una delle iniziative messa sostenuta dalla Chiesa Cattolica e da tutti i gruppi religiosi delle altre denominazioni cristiane, contro la palese violazione della Costituzione del paese della Corte Suprema Costituzionale che, nelle scorse settimane, aveva depenalizzato e ‘di fatto’ liberalizzato l’aborto in tutto il territorio nazionale. Più di mille organizzazioni organizzano una marcia per una vita dignitosa per le donne e la tutela della vita del nascituro, più di un milione di persone in tutto il paese, in centinaia di migliaia invadono pacificamente la capitale Città del Messico ed altre 61 città del Messico, non meritano nemmeno un cenno? Non sono una notizia che merita di essere diffusa? E perché invece lo sono state le poche centinaia di migliaia negli USA? Se non per i numeri dei partecipanti, almeno per i contenuti sarebbe stato utile un titolo dei TG nazionali su quanto il popolo messicano ci ha ricordato: la vita umana, del concepito e della sua mamma vale di più della legalizzazione e promozione dell’omicidio infantile.

Non dovrebbe esser così in sistema pubblico televisivo ed in un mondo della informazione di una Repubblica che si compiace di una Costituzione e di una tradizione cristiana come la nostra? No, come le poche migliaia di manifestanti ‘gretini’ hanno soppiantato le altrettanto numerose schiere di giovani riflessivi ad Assisi, così le organizzate orde statunitensi inneggianti all’omicidio infantile hanno eliso il positivo e pacifico procedere dei milioni di uomini e donne pro life in Messico e nel resto del mondo.  C’è qualcosa di profondamente marcio che impedisce di informare del coraggio di coloro pubblicamente testimoniano il bene, il bello, il vero ed il reale.

Questi sono solo gli ultimi esempi di quanto sia grave il ‘declino del coraggio’ denunciato nel 1978 Solženicyn, quando fustigava l’occidente dicendo:”…Senza alcuna censura, in Occidente le tendenze e i pensieri di moda sono scrupolosamente separate da quelle che non sono di moda e questi, pur senza essere vietati, hanno scarse possibilità di trovare vita nella stampa…abbiamo mescolato il bene e il male, il giusto e lo sbagliato e creiamo così lo spazio per il trionfo del male assoluto nel mondo”. All’omologazione del male e alla barbarica disintegrazione della dignità umana, noi non ci rassegniamo.