«Non siamo no-vax, ma sui “vaccini” Covid i dubbi sono seri»
Sono un nutrito gruppo di medici e infermieri, contro cui l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige ha annunciato un esposto in procura. Non sono contrari alle vaccinazioni in generale, ma i media li bollano come no-vax. La Bussola intervista uno di loro, il dottor Hannes Loacker, farmacista: «In conseguenza del Giuramento d’Ippocrate, abbiamo il dovere di salvaguardare la salute del paziente, e perciò di informare il pubblico relativamente ai dubbi seri e scientificamente fondati sulla sicurezza di questi “vaccini” e all’alternativa ai “vaccini”».
Li stanno facendo passare per intransigenti no-vax, o per dilettanti che pensano di curare il Covid-19 con “pensieri positivi”. In realtà si tratta di un nutrito gruppo di medici e infermieri, che non si rassegna alla narrazione stile Biancaneve e i Sette Nani sull’attuale pandemia. Anche perché è sempre più chiaro che il finale è tutt’altro che “e vissero tutti felici e contenti”. Così si sono messi insieme per realizzare un video che aiutasse le persone ad avere un’idea più seria e oggettiva del Covid: cure reale ed efficaci, possibilità di una buona prevenzione, dubbi su efficacia e sicurezza del vaccino, etc. L’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige ha annunciato contro di loro un esposto in procura e l’Ordine dei Medici è già stato allertato e sta affilando le unghie, in perfetto stile ideologico, che ben poco ha a che vedere con la scienza e l’arte medica. Abbiamo posto alcune domande a uno di loro, il dott. Hannes Loacker, Farmacista, perché possiate rendervi conto delle loro reali posizioni, al di là della mistificazione mediatica.
Dottor Loacker, quali sono state le motivazioni che vi hanno spinto a prendere posizione?
Da circa nove mesi, più di cento operatori sanitari di tutta la regione Trentino Alto-Adige, di cui la metà medici, cercano di proporre soluzioni alternative all’attuale gestione della crisi sanitaria. Quando abbiamo visto il modo con cui la campagna vaccinale pubblica sta creando una forte pressione nei confronti della popolazione, omettendo alcune informazioni essenziali rispetto alla sicurezza di questi “vaccini”, e presentando la vaccinazione come unica salvezza, ci siamo sentiti chiamati in causa. In conseguenza del Giuramento d’Ippocrate, abbiamo il dovere di salvaguardare la salute del paziente, e perciò di informare il pubblico relativamente ai dubbi seri e scientificamente fondati sulla sicurezza di questi “vaccini” e all’alternativa ai “vaccini”. La nostra opinione è in linea con la dichiarazione di Great Barrington, firmata da numerosissimi scienziati e medici di tutto il mondo.
Di recente avete avuto delle disavventure con l’Azienda sanitaria locale per la realizzazione di un video; i media mainstream vi dipingono come no-vax.
Il video aveva l’intenzione di colmare l’asimmetria informativa dei media mainstream. Esso contiene informazioni veritiere che riteniamo fondamentali per esprimere un “consenso informato”, un diritto del cittadino riconosciuto da trattati internazionali come la “Convenzione di Oviedo” e alla base dei diritti fondamentali dell’uomo. Proprio l’articolo 2 della Convenzione dice che “l’interesse e il bene dell’essere umano debbono prevalere sul solo interesse della società o della scienza” e la recente pronuncia del Consiglio d’Europa contro l’obbligo vaccinale afferma che non dev’essere esercitata alcuna pressione sull’individuo. L’appellativo “no vax” è spesso usato nei dibattiti pubblici per screditare l’avversario e riteniamo sia diffamatorio nei nostri confronti: non siamo contrari a tutte le vaccinazioni.
Vi siete sentiti “assediati” nella vostra professione?
Come cittadini, medici e farmacisti, ci preme la garanzia della libertà e indipendenza della professione, autonomia e responsabilità del medico (art. 4 Codex Deontologicus), nonché la garanzia di un’informazione sanitaria accessibile, trasparente, rigorosa e prudente, fondata sulle conoscenze scientifiche acquisite. Abbiamo semplicemente espresso la nostra legittima opinione su questi “vaccini”, che peraltro trova conferma in studi scientifici pubblicati su riviste internazionali. Il video ha comunque avuto un enorme riscontro positivo, con migliaia di email, telefonate e messaggi di incoraggiamento da parte di tantissime persone fuori e dentro la nostra regione.
Voi spiegate innanzitutto che il vaccino a mRNA non può essere considerato un vero e proprio vaccino.
Il vaccino, come lo conosciamo dai tempi di Edward Jenner, consiste in un agente patogeno (ucciso, attenuato oppure parte di esso) introdotto nell’organismo con lo scopo di munirsi di anticorpi contro questo agente, per avere le armi pronte quando il nostro corpo lo dovesse incontrare. Nel caso di questi “vaccini” genici, invece, viene inserito artificialmente un acido nucleico modificato, come l’mRNA, oppure un frammento di DNA incorporato in un Adenovirus di scimpanzé, nel caso dei vaccini vettoriali. Questi materiali genetici inducono a produrre la cosiddetta “proteina spike” del SARS-CoV2. Quindi non è una protezione contro un nemico che viene dall’esterno: il nostro corpo è stato “tradito”, dovendo ora produrre sia il nemico che l’arma contro di esso.
Non sono chiaramente vaccini in senso classico...
Sono tecnologie nuove sperimentate da circa due decenni, ma che, a causa degli effetti collaterali e dello scarso funzionamento, non hanno mai superato la fase 3 di sperimentazione. Un solo farmaco a RNA è stato finora autorizzato per una malattia grave e invalidante quale la amiloidosi ATTR. È prassi scientifica e regolatoria che per una nuova categoria di farmaci si richiedano fino a 10 anni di sperimentazione per fornire dati sufficienti riguardo all’efficacia e la sicurezza. I “vaccini” Covid invece hanno avuto solo 11 mesi di sperimentazione, un tempo assolutamente insufficiente per validare un’analisi costo/beneficio positiva. Inoltre, si deve far presente che non sono stati condotti studi sulle interazioni con altri medicinali né ci sono dati sulla genotossicità o sul potenziale cancerogeno. Non si conoscono i rischi a lungo termine. Quello che affermo è reperibile sul sito dell’Agenzia Europea del Farmaco (EMA).
Sembra sia un tabù affermare che si tratti di un vaccino sperimentale. Di fatto però l’autorizzazione concessa alla commercializzazione di questi vaccini è detta “condizionata”.
Un’autorizzazione condizionata, secondo il regolamento CE N. 726/2004, è una forma di autorizzazione “snella”, che concede al produttore di fornire in un primo momento solo dati parziali su efficacia e sicurezza del medicinale o vaccino, che devono essere integrati entro determinate scadenze. Nel caso dei “vaccini” Covid, l’AIC [autorizzazione all’immissione in commercio, ndr] è limitata ad un anno e gli studi clinici dovranno essere completati solo fra 2 e 4 anni. Quindi stiamo assistendo ad uno studio clinico su larga scala. L’avvocatessa Renate Holzeisen di Bolzano, con a supporto un razionale elaborato da parte di scienziati di fama internazionale, ha inviato all’EMA una diffida per ritirare con la massima urgenza la proposta per l’autorizzazione centralizzata di tali vaccini, nel caso in cui l’EMA non fosse in grado di fornire risposte convincenti e tranquillizzanti in merito alle molteplici preoccupazioni degli esperti.
Molte persone sono convinte che, una volta fatto il vaccino, non si ha più la possibilità di essere infettati dal SARS-COV-2 né di infettare gli altri, al punto che si parla di un obbligo morale alla vaccinazione. Ci può dire come stanno le cose?
Non si sa ancora se questi “vaccini” impediscano la trasmissione del coronavirus. Anche le autorità sanitarie raccomandano che le persone vaccinate continuino a seguire tutte le misure di protezione. Quindi riteniamo che la prospettiva indicata dalla campagna vaccinale di contenere la diffusione del virus non trovi alcun fondamento scientifico. Che vaccinarsi sia un “gesto di solidarietà verso gli altri” è scorretto, fuorviante, discriminatorio e coercitivo. Quando personaggi pubblici dichiarano che “perseguiremo legalmente infermieri e medici no vax in Alto Adige”, possiamo parlare di istigazione alla violazione dei diritti fondamentali, tra i quali la libertà di scelta terapeutica.
Stanno uscendo i primi report sugli effetti avversi da vaccino e sono tutt’altro che confortanti. Si tende però sempre a sminuire la portata di questi eventi avversi.
I dati aggiornati sui presunti effetti collaterali dei “vaccini” Covid-19 sono pubblicati da EudraVigilance, la banca dati europea dell’EMA. Al 13 marzo la somma di tutti i sospetti eventi avversi è di oltre 160.000 casi, e quelli seri, secondo un calcolo fatto a fine febbraio, ammontano a quasi un terzo del totale. Anche i casi di morte dopo la vaccinazione sono molto alti (oltre 1700 al 10 marzo), soprattutto se li mettiamo in relazione ai morti da vaccini tradizionali rilevati negli ultimi decenni. Secondo alcune ricerche, si è visto che questi dati sono perlopiù sottostimati, in quanto solo una parte dei sospetti eventi avversi e casi di morte vengono segnalati. Negli Stati Uniti, durante i primi 30 giorni dall’inizio delle vaccinazioni, si sono registrati effetti avversi su più di 40.000 persone, tra cui circa 31.000 casi di shock anafilattico e circa 5.000 casi di reazioni neurologiche. La sempre più diffusa sospensione temporale o interruzione totale in Europa della vaccinazione AstraZeneca, dopo alcuni gravi casi di coagulopatia, mi fa temere che i nostri dubbi sollevati sulla non sufficiente sperimentazione della sicurezza di questi prodotti trovino riscontro nei fatti.