Non ci sono soldi per curarsi: la colpa è dei governi
Il rapporto sulla povertà sanitaria curato dal Banco Farmaceutico ci dice che nel 2021 c'è un aumento del 37,63% di poveri non in grado di acquistare medicinali di cui hanno bisogno. Non è un effetto della pandemia ma della sua sciagurata gestione.
Pochi giorni fa è stato presentato il IX Rapporto sulla povertà sanitaria a cura del Banco Farmaceutico, e ciò che emerge non può certo stupire. Quasi 600mila persone (597.560 per l’esattezza) nel 2021 non sono in grado di acquistare medicinali di cui hanno bisogno, un aumento del 37,63% sull’anno precedente. Un’impennata mostruosa. E non stiamo parlando di chissà quali farmaci, anche uno sciroppo per la tosse – male di stagione – è fuori dalla portata. Peraltro, ci dice ancora il Banco Farmaceutico, «nonostante il forte universalismo del nostro Servizio sanitario Nazionale, il 42,2% della spesa farmaceutica è a carico delle famiglie».
Se consideriamo che i poveri hanno mediamente un budget sanitario mensile di 10,25 euro, possiamo immaginare cosa ne possa uscire in termini di farmaci e visite mediche. Ma il problema dal punto di vista sanitario riguarda tutti, poveri e non poveri: il Rapporto ci dice che ben 4 milioni 83mila famiglie (poco meno di 10 milioni di persone) «ha risparmiato sulle cure, limitando il numero di visite e degli accertamenti o facendo ricorso a centri diagnostici e terapeutici più economici».
I numeri parlano da soli e per il 2022 possiamo aspettarci anche di peggio visto l’andazzo. C’è però una questione da sottolineare: quando si parla di dati economici negativi, si usa dire «a causa della pandemia», e anche il Banco Farmaceutico lo fa. Ma è una affermazione imprecisa, sarebbe giusto dire «a causa della gestione della pandemia». E già, perché quanto è accaduto e sta accadendo sul piano politico non è l’esito ineluttabile di un grave problema sanitario.
Questa è la narrazione romanzata del governo, che poi ci racconta come ha agito bene per minimizzare gli effetti negativi. Invece è l’esito di una strategia sciagurata che ha puntato dall’inizio su un lockdown in stile cinese, applicato in modo drastico a tutti e ovunque senza considerare le diversità da regione a regione e per fasce di popolazione.
Si è bloccata l’intera economia del paese, in attesa poi di un vaccino “salvifico” che avrebbe per incanto risolto tutti i problemi. Non contenti, i nostri governanti – da Roma fino all’ultima delle Regioni – presi da furia vaccinista stanno creando ulteriori problemi all’economia e al mondo del lavoro in nome dell’assurda caccia ai non vaccinati. Il risultato di queste scelte è sotto gli occhi di tutti: popolazione in gran parte vaccinata, ma ormai nella prospettiva di un buco ogni 3-5 mesi, con il virus ancora in crescita e la quasi certezza di nuovi, dolorosi, lockdown (e non solo per i non vaccinati). E nel frattempo la popolazione si è impoverita, con la facile previsione che il peggio debba ancora venire.
L’avevamo detto fin dall’inizio che sarebbe finita così (ad esempio qui e qui) e che è criminale mettere in contrapposizione salute ed economia e considerare il Covid come fosse l’unica malattia grave da affrontare. Basta solo un po’ di buon senso per capirlo, se non ci sono soldi peggiora anche la salute: se non si produce ricchezza non ci saranno neanche fondi per l’assistenza sanitaria; se non si lavora e porta a casa uno stipendio decente, non c’è la possibilità di curarsi per malattie banali, figurarsi se capita qualcosa di serio.
Senza considerare che il clima di terrore creato e le scelte di politica sanitaria (vedi ad esempio aver boicottato in ogni modo le cure domiciliari e la medicina del territorio), con gli ospedali diventati cittadelle Covid, hanno provocato gravi conseguenze per la diagnosi e la terapia di altre patologie gravi.
Sarebbe interessante se i ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che curano il Rapporto sulla povertà sanitaria, facessero un ulteriore passo in avanti e calcolassero anche la mortalità dovuta alla povertà sanitaria o quanto questa incida sulla speranza di vita. Sarebbe un contributo importante per avere un quadro completo delle responsabilità di questa inetta classe politica.