Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Francesca Saverio Cabrini a cura di Ermes Dovico
COVID E PROPAGANDA

Non c'è emergenza fascismo. C'è un'emergenza giornalismo

Stime al rialzo per le piazze amiche e al ribasso per quelle ostili, fascismo pompato e anarchismo ignorato. Se poi parla qualche portuale di Trieste e dice parole di buonsenso, allora "fatelo tacere". E se poi pregano il Rosario, allora apriti cielo! Lo spettacolo del giornalismo italiano è questo. 

Attualità 19_10_2021
La protesta a Trieste

E così, a Roma, con i sindacati e contro i fascismi hanno manifestato in 200mila. Mentre con i fascismi e contro il Green Pass, la stessa piazza San Giovanni, ospitava solo “10mila persone". Così secondo i titoli dei maggiori quotidiani.

I 200mila hanno fatto il titolo di La Repubblica, del Corriere della Sera, l’Ansa riporta il virgolettato “siamo in 200mila” e in generale nei catenacci e nei sommari troviamo solo questa stima. I no Green Pass che avevano manifestato a Roma la settimana prima (la manifestazione nella quale si sono infiltrati i neofascisti che hanno assaltato la Cgil), erano 10mila. Fa certamente impressione vedere una manifestazione di 200mila persone come risposta a 10mila no Green Pass, fra i quali alcune centinaia (forse) di neofascisti. È l’immagine del popolo intero che scende in piazza, sotto le bandiere rosse, contro un manipolo di fascisti. Pazienza che le stime siano fornite in modo completamente asimmetrico. In piazza con i sindacati c’erano 200mila persone, secondo i sindacati stessi. La cifra fornita dalla Questura è di 60mila manifestanti e, magicamente, scompare da titoli e sommari. La si trova solo all’interno degli articoli. La piazza no Green Pass era forte di 10mila persone, invece, secondo la Questura e non secondo gli organizzatori, che nessuno ha interpellato. Sicuramente un rapporto numerico di 6 a 1 a favore dei sindacati Cgil, Cisl e Uil è ancora una maggioranza schiacciante. Ma “vuoi vincere facile”, considerando gli 800 bus, i 10 treni speciali e voli organizzati da Sicilia e Sardegna, messi in moto dall’apparato logistico dei tre più grandi sindacati d’Italia. Nell’altra piazza, quella no Green Pass, nessuno offriva o organizzava un viaggio a Roma, chi partecipava lo faceva a suo rischio e pericolo.

Conta anche la differenza qualitativa nella descrizione: la piazza no Green Pass è stata bollata come “fascista” per la presenza di militanti di Forza Nuova, che poi hanno deviato dalla manifestazione per attaccare la sede della Cgil (e nessuno li ha fermati). Nessuno però ha parlato di “piazza anarchica” a seguito di un’analoga infiltrazione di anarchici, nella manifestazione no Green Pass di Milano, la settimana successiva. E gli anarchici si sono comportati esattamente come i neofascisti: deviando dalla manifestazione per attaccare il palazzo di giustizia e sempre la sede della Cgil. L’unica differenza è che la polizia li ha fermati prima, forte dell’esperienza romana. Se ci sono infiltrati neofascisti, dunque, la causa no Green Pass diventa fascista. Ma se ci sono infiltrati anarchici, invece, la causa no Green Pass non diventa anarchica. Curioso.

Di sicuro non potevano essere bollati come fascisti i portuali di Trieste che hanno incrociato le braccia contro il Green Pass dal 15 ottobre e i giorni successivi e, ieri, sono stati sgomberati, con la forza, dalla polizia. Però è partito ugualmente il gioco alla minimizzazione. Il Corriere titolava “Pochi i disagi” ai servizi portuali, la mattina stessa dell’inizio della protesta. “I no Green Pass non fermano l’Italia” titolava con una certa enfasi l’agenzia Ansa. Al momento dello sgombero, il servizio del Tg5 dice testualmente che “la polizia è stata costretta a usare gli idranti”. Da chi? Da persone sedute a terra e con le mani alzate? Il resto del servizio parla di “guerriglia urbana”.

Lo sciopero dei portuali viene indicato come un’iniziativa di pochi esagitati. Si parla di “irriducibili”, si indica soprattutto il loro leader, Puzzer, di cui vengono puntualmente sottolineate tutte le vere e presunte incoerenze nella strategia e nelle dichiarazioni. Sono stati dedicati articoli interi a Fabio Tuiach, solo una delle tante anime della protesta. E perché si è parlato soprattutto di lui? Perché è vicino a Forza Nuova. Ma nel momento in cui i portuali di Trieste sono stati intervistati, allora è emerso un quadro molto diverso rispetto a quello preconfezionato della protesta degli “impresentabili”: si sono udite parole di buon senso, di responsabilità, pronunciate da persone semplici che protestano in solidarietà a loro colleghi tagliati ingiustamente fuori dal loro lavoro. Anche se, loro stessi, sono vaccinati, anche se il governo ha cercato di placarli offrendo loro tamponi in omaggio, preferiscono rischiare le cariche di polizia. Quel che dovrebbe fare un vero sindacato.

E allora, di fronte a questa rottura completa degli schemi, il giornalista si indigna. E la maschera cade. “Non è qui per fare un comizio!” e Myrta Merlino interrompe il leader della protesta in collegamento da Trieste. “Fate tacere quel minorato!” sbuffa Roberto D’Agostino nel salotto della Palombelli, cercando di tacitare un altro portuale intervistato. E di fronte alla foto del portuale che prega il Rosario, il capo-servizio di Fanpage non ce l’ha fatta più e ha scritto sulla sua pagina Facebook: “La scena più ridicola, questi Rosari in mano. Usando un passo di Primo Levi: Dio sputa in terra le vostre preghiere”. Dubitiamo fortemente che Levi sia stato interpretato in modo lineare.

E infatti, in questo Paese, non abbiamo solo un’emergenza sanitaria e non abbiamo certamente un’emergenza fascismo. Abbiamo, semmai, un’emergenza giornalismo.