«Non anni, ma anime»: il Perdono di Assisi
Da ieri e per l'intera giornata di oggi è possibile lucrare l'indulgenza concessa da Onorio III a San Francesco nel 1216.

«Non anni, ma anime»: è la frase più nota del dialogo avvenuto nell'estate del1216 tra Francesco d'Assisi e Onorio III, riportato dal Diploma di «Frate Teobaldo, per grazia di Dio vescovo di Assisi», il quale nel 1310 mise nero su bianco le origini dell'indulgenza della Porziuncola per renderne edotti quanti la ignoravano e soprattutto per rispondere ai detrattori «che in alcune parti si adoperano a distruggere, sopprimere e condannare quello che tutta l'Italia, la Francia, la Spagna e le altre province, sia al di qua che al di là dei monti, anzi quello che Dio stesso, ad onore della sua Madre santissima, da cui si intitola l'indulgenza, con frequenti ed evidenti miracoli, quasi ogni giorno magnificano, glorificano e diffondono...». L'indulgenza secondo la disciplina attualmente in vigore si può lucrare dal mezzogiorno del 1° agosto all'intera giornata del 2, ed è stata estesa dalla Porziuncola alle chiese francescane e parrocchiali.
La storia è nota, ma rileggerla nel documento di Teobaldo la fa quasi rivivere davanti agli occhi. «Il Beato Francesco risiedeva presso Santa Maria della Porziuncola, ed una notte gli fu rivelato dal Signore che si recasse dal sommo pontefice Onorio, che in quel tempo dimorava a Perugia» (dov'era stato appena eletto al soglio pontificio, succedendo a Innocenzo III che era morto proprio nella città umbra), «per impetrare una Indulgenza a favore della medesima chiesa di Santa Maria della Porziuncola, riparata allora da lui stesso». Tuttavia, obiettò il Papa, l'«indulgenza senza oboli» richiesta dal Santo, «stando alla consuetudine, non si può fare, poiché è opportuno che colui che chiede un’Indulgenza la meriti stendendo la mano ad aiutare, ma tuttavia indicami quanti anni vuoi che io fissi riguardo all’Indulgenza». Ed ecco la celebre risposta: «Santo Padre, piaccia alla vostra santità concedermi, non anni, ma anime». E spiegò la richiesta «che quanti verranno a questa chiesa confessati, pentiti e, come conviene, assolti dal sacerdote, siano liberati dalla colpa e dalla pena in cielo e in terra, dal giorno del battesimo al giorno ed all’ora dell’entrata in questa chiesa».
Onorio III la concesse (decidendo però di regolarla per un solo giorno, di fronte al timore dei cardinali che una così grande indulgenza avrebbe fatto sparire quelle legate alla Terra Santa e alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo). E qui si apre un "siparietto", poiché «mentre il Beato Francesco, fatto l'inchino, usciva dal palazzo, il Papa, vedendolo allontanarsi, chiamandolo disse: "O semplicione dove vai? Quale prova porti tu di tale Indulgenza?". E il Beato Francesco rispose: "Per me è sufficiente la vostra parola. Se è opera di Dio, tocca a Lui renderla manifesta. Di tale Indulgenza non voglio altro istrumento, ma solo che la Vergine Maria sia la carta, Cristo sia il notaio e gli Angeli siano i testimoni"».