«Noi israeliani ora più uniti che mai a difesa del nostro Stato»
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«A Tel Aviv viviamo in lockdown perché continuano a piovere razzi, vicino al confine gli allarmi suonano in continuazione». «Siamo in guerra, e non solo tutti hanno risposto alla chiamata, ma molti altri si suono arruolati volontari». Un giovane imprenditore, Zoltan Zholdi, racconta alla Bussola come Israele vive questa crisi.
«È stato scioccante, conoscevo alcune delle persone che sono state uccise dai terroristi di Hamas. (…) Ora tutti i negozi e le attività commerciali di Tel Aviv sono chiusi per sicurezza, ma gli israeliani sono uniti come mai prima d’ora». Zoltan Zholdi parla con amarezza ma determinazione della situazione in Israele dopo l'attacco terroristico di Hamas dello scorso 7 ottobre. È un giovane imprenditore di Tel Aviv che viaggia regolarmente tra Israele e Italia per affari. Ed è tornato a Milano nei giorni scorsi, accompagnato dalla moglie e dal figlio di un anno. La Bussola Quotidiana lo ha raggiunto al telefono per parlare con lui del clima e della vita in Israele dopo il barbaro attacco di Hamas.
Sono passate due settimane da quando Hamas ha attaccato Israele, qual è la situazione a Tel Aviv, dove vivi?
La vita è molto stressante. I missili continuano a piovere su Tel Aviv costringendoci a vivere in isolamento. Tutto è chiuso, comprese le scuole, restano aperti solo i servizi di emergenza come supermercati e farmacie. I militari hanno consigliato a tutti di restare a casa. Chi può, lavora da casa. Chi non può, non ha reddito. A casa tutti guardano il telegiornale per avere aggiornamenti sulla situazione. Ogni giorno Hamas lancia missili contro Israele. A tel Aviv gli allarmi suonano almeno una volta al giorno, ma vicino al confine sono continui. Viviamo in una situazione di guerra e non sappiamo quando finirà. È difficile descrivere l’ansia che provano le persone in questo momento. I militari stanno ancora trovando i corpi dopo l'attacco, il che significa che le famiglie stanno scoprendo che i propri cari che speravano fossero sopravvissuti, sono in realtà morti. Hamas ha dichiarato guerra a Israele.
Cosa succede quando suona l'allarme missilistico?
Tutti gli appartamenti e le abitazioni moderne in Israele dispongono di stanze sicure sufficientemente robuste da resistere a un attacco missilistico. Ma sono solo relativamente sicure perché sono facili da aprire dall’esterno, come abbiamo visto quando Hamas è entrato nel Kibbutz. I terroristi sono riusciti a irrompere, uccidere e torturare le persone che vi si nascondevano. Le persone che vivono in vecchi edifici invece si rifugiano nelle scale. Una volta che suona l'allarme, abbiamo dai 15 ai 20 secondi per entrare nella stanza di sicurezza. Rimaniamo lì per 10 minuti e poi torniamo alla nostra solita routine. Siamo costantemente tesi.
Come hanno risposto gli israeliani a questa falla della sicurezza che ha colto Israele alla sprovvista, permettendo l’attacco di Hamas?
Nei primi giorni dopo gli attacchi, gli israeliani si sentivano molto insicuri, ma ora le nostre priorità sono diverse. Non è questo il momento di analizzare cosa è andato storto. Questo verrà più tardi. Ora dobbiamo pensare al futuro e mettere tutto il nostro impegno e la nostra energia nella difesa delle nostre vite e della nostra nazione. Ad esempio, migliaia di riservisti sono stati richiamati per sostenere lo sforzo bellico. Il 100% dei convocati ha risposto all’appello, ma a sorpresa un altro 50% si è offerto volontario per unire le forze. Gli israeliani sono uniti come mai prima d’ora nell’affrontare questa guerra. Quando c’è un’emergenza, tutti si fanno avanti per proteggere la nostra nazione e cercare i modi per dare il proprio contributo.
Quali forme assume questa solidarietà?
I gesti di solidarietà sono tanti. Si va dalle donazioni alla fornitura di cibo o medicinali per coloro che hanno difficoltà a uscire o che al momento non possono lavorare. I civili più coraggiosi che vivono vicino al confine portano cibo, attrezzature e conforto ai soldati in prima linea. Stiamo cercando di sollevare il loro morale. Tutti cercano di tirarsi su a vicenda e di trasmettere speranza. Hamas vuole che viviamo nella paura. Hanno filmato le atrocità commesse in Israele e hanno messo i video sui social media per mostrarci la barbarie di cui sono capaci, con l’intenzione di riempirci di paura. Ma se permettiamo loro di spezzare il nostro spirito, è come se ci avessero già sconfitto. Non permetteremo che ciò accada e vinceremo questa guerra, come abbiamo fatto in passato quando siamo stati attaccati.
Molti dicono che il modo più rapido per porre fine a una guerra è negoziare un accordo di pace, è possibile per gli israeliani dopo quello che è successo?
Sì, la pace è sempre meglio, se è possibile. Israele vuole la pace con i palestinesi. Ma entrambe le parti devono essere d’accordo. Sentiamo che tutti i nostri sforzi per la pace ci sono appena esplosi in faccia. Come si può avere la pace se l'altra parte, Hamas, ha come obiettivo la distruzione di Israele? Hanno dichiarato apertamente di voler uccidere ogni ebreo ed eliminare Israele dalla mappa. Israele ha vissuto troppo a lungo accanto ai terroristi e noi abbiamo imparato a convivere con la situazione. Adesso è chiaro che non possiamo più. Israele è circondato da nemici. Abbiamo persino dovuto spostare i nostri civili dal confine settentrionale con il Libano per la loro sicurezza. Tutto quello che possiamo fare è proteggerci.
Eppure i palestinesi sono spesso descritti come gli oppressi e Israele come l’oppressore, perché?
I palestinesi sono molto bravi a trasformare i social media in una macchina di propaganda. Hanno valori molto diversi dai nostri. La nostra prima priorità in questa guerra è riportare a casa sani e salvi tutti gli ostaggi e poi sradicare la minaccia rappresentata da Hamas. Se l'esercito israeliano intende bombardare un'area di Gaza, avvisa le autorità, così i civili innocenti possono evacuare l'area. Invece, Hamas vuole vittime civili, morte e distruzione in modo da poter mostrare le immagini al mondo e affermare di essere vittime di Israele. Hanno addirittura impedito la fuga dei propri cittadini dalla zona prima che venisse bombardata. Hanno ordinato alla gente di tornare indietro e hanno bombardato le strade perché non potessero andarsene. Usano i loro civili come scudi per ottenere simpatia. A loro non importa se muoiono donne e bambini. Li hanno usati per attacchi terroristici suicidi in passato in Israele.
L’Iran si è già dichiarato pronto a intervenire a fianco di Hamas. Gli Accordi di Abramo sono a rischio. Gli israeliani sono preoccupati che questa guerra possa allargarsi?
Questa è la nostra più grande preoccupazione. Sappiamo che uno scenario possibile è che la situazione attuale potrebbe trasformarsi in una guerra più grande che coinvolga Iran, Libano e Siria ma anche Stati Uniti, Cina e Russia. Esiste la possibilità che questa possa diventare una terza guerra mondiale. La situazione è molto complicata. Sappiamo che Hamas pianificava l'attacco da Gaza da almeno un anno. Non hanno attaccato a causa delle divisioni interne in Israele, come dicono alcuni. Forse questo ha dato loro il coraggio di attaccare adesso, ma credo che ci avrebbero attaccato comunque.
Cosa ne pensi delle recenti proteste nel mondo a sostegno dei palestinesi?
L’unica spiegazione che mi viene in mente è che le persone non conoscono la storia, cosa è successo e cosa sta succedendo in Medio Oriente. Gruppi minoritari come gli LGBT stanno difendendo Hamas, eppure saranno i primi a pagare caro se Hamas acquisirà più potere. Nel corso degli anni, milioni di dollari sono stati versati a Gaza per aiutare i palestinesi, eppure sono ancora poveri e affamati. Perché? Israele ha dato loro investimenti, elettricità, lavoro, acqua, cibo, sostegno. Molti altri paesi hanno versato denaro a Gaza ma non hanno fatto nulla per aiutare la loro popolazione e stabilizzare la loro situazione economica. Tutti sanno che i soldi non vanno per aiutare la popolazione ma finiscono in conti bancari privati o per comprare armi per attaccare Israele. L’aspetto più preoccupante è che Hamas governa Gaza perché i palestinesi hanno votato per loro. È difficile per noi fidarci dei palestinesi con un altro accordo di pace.
Foto: Tel Aviv, una donna israeliana guarda su un muro le foto degli israeliani dispersi o presi in ostaggio a Gaza.
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