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EPIFANIA

Noi come i Magi, «testimoni del desiderio di Dio»

Il Papa ha celebrato la Messa nella Solennità dell'Epifania del Signore e nel successivo Angelus, presentando i Magi come testimoni del desiderio di Dio che vive nel cuore inquieto dell'uomo e che l'evangelizzazione risveglia. «La Chiesa», ha poi aggiunto Francesco, «non può illudersi di brillare di luce propria». 

IL LORO SGUARDO PER VEDERE L'AVVENIMENTO

di Angelo Busetto

Ecclesia 06_01_2016
L'adorazione dei Magi, mosaico epoca bizantina, Sant'Apollinare Nuovo, Ravenna.

Nell'omelia per la Messa dell'Epifania, del 6 gennaio 2016, e nel successivo Angelus, Papa Francesco ha presentato i Magi come testimoni del desiderio di Dio che vive nel cuore inquieto di ogni uomo e che l'evangelizzazione risveglia e fa emergere.  Il Papa è partito nell'omelia dalle parole del profeta Isaia rivolte alla città di Gerusalemme: «Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te». La «tua luce», ha spiegato il Pontefice, è la gloria del Signore. «La Chiesa non può illudersi di brillare di luce propria, non può». 

Francesco ha citato sant’Ambrogio: «Veramente come la luna è la Chiesa: […] rifulge non della propria luce, ma di quella di Cristo. Trae il proprio splendore dal Sole di giustizia, così che può dire: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”». Cristo, ha commentato il Papa, «è la vera luce che rischiara; e nella misura in cui la Chiesa rimane ancorata a Lui, nella misura in cui si lascia illuminare da Lui, riesce a illuminare la vita delle persone e dei popoli. Per questo i santi Padri riconoscevano nella Chiesa il “mysterium lunae”», il mistero della Luna. Abbiamo bisogno, ha continuato Francesco, di questa luce per trovare la forza di evangelizzare. «Annunciare il Vangelo di Cristo non è una scelta tra le tante che possiamo fare, e non è neppure una professione». 

Il Papa è tornato sulla sua consueta distinzione fra proselitismo e missione. «Per la Chiesa, essere missionaria non significa fare proselitismo; per la Chiesa, essere missionaria equivale a esprimere la sua stessa natura: essere illuminata da Dio e riflettere la sua luce. Questo è il suo servizio. Non c’è un’altra strada». Dunque rinunciare al proselitismo, cioè alle pressioni indebite che non rispettano il punto di partenza dell'interlocutore, non significa affatto rinunciare alla missione. Per la Chiesa, «la missione è la sua vocazione: far risplendere la luce di Cristo è il suo servizio. Quante persone attendono da noi questo impegno missionario, perché hanno bisogno di Cristo, hanno bisogno di conoscere il volto del Padre».

I Magi «sono testimonianza vivente del fatto che i semi di verità sono presenti ovunque, perché sono dono del Creatore che chiama tutti a riconoscerlo come Padre buono e fedele». I Magi rappresentano pure «gli uomini di ogni parte della terra che vengono accolti nella casa di Dio. Davanti a Gesù non esiste più divisione alcuna di razza, di lingua e di cultura: in quel Bambino, tutta l’umanità trova la sua unità». E la Chiesa «ha il compito di riconoscere e far emergere in modo più chiaro il desiderio di Dio che ognuno porta in sé. Questo è il servizio della Chiesa, con la luce che essa riflette: far emergere il desiderio di Dio che ognuno porta in sé» tramite l'evangelizzazione. Vale per ogni tempo. «Come i Magi tante persone, anche ai nostri giorni, vivono con il “cuore inquieto” che continua a domandare senza trovare risposte certe - è l’inquietudine dello Spirito Santo che si muove nei cuori. Sono anche loro alla ricerca della stella che indica la strada verso Betlemme». 

Nell'Angelus Francesco ha aggiunto che il desiderio di Dio può spegnersi in chi, ottuso dal materialismo, non è più capace di guardare il cielo è si accontenta di vivacchiare. «L’esperienza dei Magi ci esorta a non accontentarci della mediocrità, a non “vivacchiare”, ma a cercare il senso delle cose, a scrutare con passione il grande mistero della vita». Solo chi scruta il cielo non spegne il naturale desiderio di Dio. «I pastori di Betlemme accorsero subito a vedere Gesù non perché fossero particolarmente buoni, ma perché vegliavano di notte e, alzando gli occhi al cielo, videro un segno, ascoltarono il suo messaggio e lo seguirono. Così pure i Magi: scrutavano i cieli, videro una nuova stella, interpretarono il segno e si misero in cammino, da lontano». I pastori e i Magi «ci insegnano che per incontrare Gesù è necessario saper alzare lo sguardo al cielo, non essere ripiegati su sé stessi, sul proprio egoismo, ma avere il cuore e la mente aperti all’orizzonte di Dio».

Oggi come allora, ha detto il Papa nell'omelia, è importante non sbagliare la scelta della stella da seguire. «Quante stelle ci sono nel cielo! Eppure, i Magi ne hanno seguita una diversa, nuova, che per loro brillava molto di più. Avevano scrutato a lungo il grande libro del cielo per trovare una risposta ai loro interrogativi - avevano il cuore inquieto -, e finalmente la luce era apparsa». Se la stella scelta è quella giusta, la vita cambia. «Quella stella li cambiò. Fece loro dimenticare gli interessi quotidiani, e si misero subito in cammino. Diedero ascolto ad una voce che nell’intimo li spingeva a seguire quella luce - è la voce dello Spirito Santo, che opera in tutte le persone -; ed essa li guidò». 

Vale anche per noi. Anche noi come i Magi ci chiediamo: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti per adorarlo». «Siamo sollecitati, soprattutto in un periodo come il nostro, a porci in ricerca dei segni che Dio offre, sapendo che richiedono il nostro impegno per decifrarli e comprendere così la sua volontà. Siamo interpellati ad andare a Betlemme per trovare il Bambino e sua Madre». E, una volta giunti a Betlemme da Gesù, «adoriamolo con tutto il cuore, e presentiamogli i nostri doni: la nostra libertà, la nostra intelligenza, il nostro amore».

Avremo così dato soddisfazione al desiderio di Dio, e trovato la sapienza. «La vera sapienza si nasconde nel volto di questo Bambino. È qui, nella semplicità di Betlemme, che trova sintesi la vita della Chiesa. È qui la sorgente di quella luce, che attrae a sé ogni persona nel mondo e orienta il cammino dei popoli sulla via della pace».