Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
IL PAPA

«No alla diagnosi prenatale per scopi selettivi»

«Non è mai lecito eliminare una vita umana... L'aborto non è mai la risposta che le donne e le famiglie cercano». Così il Papa ieri all'udienza dei partecipanti al Convegno internazionale "Yes to Life". Nel suo discorso ha anche invitato i medici ad essere coerenti con la loro vocazione alla vita.

Ecclesia 26_05_2019
Il Papa all'udienza per il convegno Yes to LIfe

La vicenda di Vincent Lambert sta dimostrando per l'ennesima volta il dilagare in corso della cosiddetta "cultura dello scarto" nella società contemporanea.

Ieri mattina, papa Francesco si è espresso ancora una volta in maniera netta contro questa tendenza, rilanciando l'invito a custodire sempre la vita. Ricevendo in Vaticano i partecipanti al Convegno internazionale promosso dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita sul tema “Yes to Life! - Prendersi cura del prezioso dono della vita nella fragilità”, Bergoglio ha ricordato che "nessun essere umano può essere mai incompatibile con la vita, né per la sua età, né per le sue condizioni di salute, né per la qualità della sua esistenza".

Il Convegno, che si è concluso ieri all'Augustinianum, è stato organizzato anche dalla Fondazione “Il cuore in una goccia”, che dal 2015 si impegna a sostenere le donne in gravidanza e promuove una sinergia tra ricerca scientifica e famiglie. Durante l'udienza concessa ai partecipanti, Francesco ha ribadito come la tutela della vita debba partire sin dal grembo materno: "Quando una donna scopre di aspettare un bambino, si muove immediatamente in lei un senso di mistero profondo". "La consapevolezza di una presenza, che cresce dentro di lei - ha continuato il papa -  pervade tutto il suo essere, rendendola non più solo donna, ma madre...tra lei e il bambino si instaura fin da subito un intenso dialogo incrociato, che la scienza chiama cross-talk".

Il cross-talk, ha spiegato Bergoglio, è "una relazione reale e intensa tra due esseri umani, che comunicano tra loro fin dai primi istanti del concepimento per favorire un reciproco adattamento, man mano che il piccolo cresce e si sviluppa". Ma questa capacità comunicativa, ci ha tenuto a specificare il pontefice, non è solo della donna, "ma soprattutto del bimbo, che nella sua individualità provvede ad inviare messaggi per rivelare la sua presenza e i suoi bisogni alla madre. È così che questo nuovo essere umano diventa subito un figlio, muovendo la donna con tutto il suo essere a protendersi verso di lui".

Nel suo discorso, Francesco ha affrontato il tema della diagnosi prenatale: "I bambini - ha osservato il papa - fin dal grembo materno, se presentano condizioni patologiche, sono piccoli pazienti, che non di rado si possono curare con interventi farmacologici, chirurgici e assistenziali straordinari, capaci ormai di ridurre quel terribile divario tra possibilità diagnostiche e terapeutiche, che da anni costituisce una delle cause dell’aborto volontario e dell’abbandono assistenziale alla nascita di tanti bambini con gravi patologie". Egli ha ricordato come con le terapie fetali gli Hospice Perinatali siano in grado di ottenere "risultati sorprendenti in termini clinico-assistenziali e forniscono un essenziale supporto alle famiglie che accolgono la nascita di un figlio malato".

Contro l'aborto selettivo, un appello al senso di responsabilità dei medici: "La professione medica - ha detto il pontefice - è una missione, una vocazione alla vita, ed è importante che i medici siano consapevoli di essere essi stessi un dono per le famiglie che vengono loro affidate; medici capaci di entrare in relazione, di farsi carico delle vite altrui, proattivi di fronte al dolore, capaci di tranquillizzare, di impegnarsi a trovare sempre soluzioni rispettose della dignità di ogni vita umana".

Bergoglio ha sottolineato l'utilità di un percorso assistenziale integrato, che vede fianco a fianco operatori e famiglie allo scopo di trasmettere calore umano al bambino malato, specialmente a chi è destinato a morire subito dopo il parto: "In questi casi - ha affermato - la cura potrebbe sembrare un inutile impiego di risorse e un’ulteriore sofferenza per i genitori... ma uno sguardo attento sa cogliere il significato autentico di questo sforzo, volto a portare a compimento l’amore di una famiglia". Secondo il papa, "prendersi cura di questi bambini aiuta, infatti, i genitori ad elaborare il lutto e a concepirlo non solo come perdita, ma come tappa di un cammino percorso insieme" perché "quel bambino resterà nella loro vita per sempre ed essi lo avranno potuto amare".

Per rafforzare il concetto, Francesco ha utilizzato una bella e suggestiva immagine: "tante volte, quelle poche ore in cui una mamma può cullare il suo bambino lasciano una traccia nel cuore di quella donna, che non lo dimentica mai". Oggigiorno la "cultura dello scarto" - ostile com'è alla disabilità - vuole convincerci, invece, che l'aborto è una forma di prevenzione. A questa tendenza, il papa controbatte senza esitazioni:  "l’insegnamento della Chiesa su questo punto è chiaro; la vita umana è sacra e inviolabile e l’utilizzo della diagnosi prenatale per finalità selettive va scoraggiato con forza, perché espressione di una disumana mentalità eugenetica, che sottrae alle famiglie la possibilità di accogliere, abbracciare e amare i loro bambini più deboli".

E per ribadire la contrarietà all'aborto, il papa ha scomodato una metafora d'impatto già utilizzata sull'argomento: "Non è lecito...mai, mai eliminare una vita umana né affittare un sicario per risolvere un problema". Le famiglie che aspettano un figlio malato non attendono l'aborto come risposta, ma hanno bisogno di uno speciale accompagnamento pastorale per vincere la paura e la solitudine, ha detto il papa. In conclusione dell'udienza, poi, Francesco ha condiviso con i presenti il ricordo di una vicenda risalente al suo periodo di vescovo di Buenos Aires che vale la pena riportare integralmente: "C’era una ragazzina di 15 anni down che è rimasta incinta e i genitori erano andati dal giudice per chiedere il permesso di abortire. Il giudice, un uomo retto sul serio, ha studiato la cosa e ha detto: 'Voglio interrogare la bambina'. 'Ma è down, non capisce…' 'No no, che venga'. È andata la ragazzina quindicenne, si è seduta lì, ha incominciato a parlare con il giudice e lui le ha detto: 'Ma tu sai cosa ti succede?' 'Sì, sono malata…' 'Ah, e com’è la tua malattia?' 'mi hanno detto che ho dentro un animale che mi mangia lo stomaco, e per questo devono fare un intervento' 'No… tu non hai un verme che ti mangia lo stomaco. Tu sai cos’hai lì? Un bambino!” E la ragazza down ha fatto: 'Oh, che bello!': così. Con questo, il giudice non ha autorizzato l’aborto. La mamma lo vuole. Sono passati gli anni. È nata una bambina. Ha studiato, è cresciuta, è diventata avvocato. Quella bambina, dal momento che ha capito la sua storia perché gliel’hanno raccontata, ogni giorno di compleanno chiamava il giudice per ringraziarlo per il dono della nascita. Le cose della vita. Il giudice è morto e adesso lei è diventata promotore di giustizia. Ma guarda che cosa bella! L’aborto non è mai la risposta che le donne e le famiglie cercano'.