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REGNO UNITO

Niente discorsi d'odio a tavola, lo Stato ti punisce

Lo scenario tragicomico futuro se dovesse passare nel Regno Unito una proposta della Law Commission di estendere anche a contesti privati il reato di incitamento all’odio relativo ad opinioni espresse su tematiche come l’orientamento sessuale. Decisione figlia di quella ideologia e utopia egualitarie che vogliono eliminare le differenze a tutti i costi, perché il rivoluzionario considera una ingiustizia la diversità in quanto tale.

Attualità 06_11_2020

A tavola si sta composti, non si mettono i gomiti sul tavolo, non si gioca con il cibo, non si parla con la bocca piena e non si esprimono opinioni personali su gay e trans. Se metti i gomiti sul tavolo o giochi con il cibo non ti succede nulla, ma se provi a dire qualcosa ad esempio sui gay pride a casa tua mentre stai cenando in famiglia, ecco che la polizia potrebbe arrestarti. Questo potrebbe essere lo scenario tragicomico futuro se dovesse passare nel Regno Unito una proposta della Law Commission di estendere anche a contesti privati il reato di incitamento all’odio relativo ad opinioni espresse su tematiche come l’orientamento sessuale, la razza e la religione, reato fino ad oggi perseguibile solo se le parole offensive sono state pronunciate in luogo pubblico.

Non solo, ma la Commissione, appoggiata in pieno da Humza Yousaf, segretario alla giustizia,  pensa di estendere tale tutela penale anche ad altre categorie ritenute socialmente fragili come gli anziani, i disabili, i punk, i feticisti sessuali, gli asessuali (coloro che non si sentono attratti né dagli uomini né dalle donne), i naturisti (coloro che praticano il naturismo/nudismo), i vegani e, udite udite, gli attivisti che combattono i cambiamenti climatici. Avrebbero dovuto estendere questa protezione legale anche a quegli insani di mente che hanno partorito simile proposta di legge.

Qualche riflessione. Partiamo dagli antenati dei cosiddetti discorsi d’odio: la diffamazione e l’ingiuria. Questi reati sono oggettivamente problematici perché, a parer nostro, difettano del principio della tassatività della norma penale. Ossia il cittadino deve sapere prima di assumere una certa condotta se tale condotta avrà rilievo penale. Ciò comporta che il reato deve essere descritto con grande chiarezza e precisione nei codici. Ad esempio criticare le scelte di un politico che sostiene il Ddl Zan affermando che così facendo si svende la famiglia configura il reato di diffamazione, ossia lede la sua reputazione? Dipende dal giudice. Ciò a riprova che i confini delle opinioni lecite da quelle illecite non sono ben definiti.

Inoltre viene da domandarsi se ogni volta che uno si sente offeso è opportuno muovere la macchina della giustizia con avvocati, tribunali, giudici e carceri. Sarebbe auspicabile che la soglia di lesione al bene comune configurata dall’offesa personale fosse molto alta e che il presunto offeso trovi soddisfazione con altre modalità che in realtà sono spesso assai più efficaci: argomentando pubblicamente, confrontandosi sui media e sui social media, etc. Insomma non deleghiamo alle istituzioni pubbliche ciò che si può risolvere brillantemente tra privati. In realtà il diffuso ricorso agli avvocati per tali questioni denota un alto tasso di suscettibilità e permalosità personale.

Ritroviamo queste stesse pecche nei discorsi d’odio che sono una involuzione dei reati di cui sopra. Affermare che un bambino per crescere sano ha bisogno di un padre e una madre può venire considerato un hate speech? Dipende dal giudice, non lo puoi sapere prima. E nel dubbio stai zitto. Impossibile poi chiedere un confronto civile con chi si sente infangato nell’onore da simili blande opinioni. Si preferisce sempre il martelletto del giudice.

C’è da aggiungere che i discorsi d’odio nulla c’entrano con la buona fama o la reputazione o i discorsi menzogneri, bensì sono stati inventati, da una parte, per privilegiare ingiustamente alcune categorie ideologicamente protette come i gay e in trans e su altro fronte per tappare la bocca ai dissenzienti. Il discorso d’odio è uno strumento al servizio del politicamente corretto: puoi parlare male di chi vuoi, ma non di certe categorie di persone che incarnano le nuove spinte rivoluzionarie in tema di sessualità, ambiente, immigrazione, etc.

Terza riflessione. Nel nord Europa spesso il discorso d’odio coincide con l’incitamento all’odio. Ad esempio affermare che l’omosessualità è contro natura significa fomentare odio contro le persone omosessuali. Banale a dirsi che nemmeno i proponenti di simili testi di legge credono che questa equivalenza sia sempre vera, ma ciò non è importante. L’importante, come prima accennato, è zittire chi la pensa in modo diverso. Un intento, questo sì, discriminatorio.

Torniamo alla proposta della Commissione che vuole mettere dietro le sbarre chi tra una coscia di pollo e un bicchiere di vino rosso magari ha fatto una battuta sulla spilorceria degli Scozzesi. Nella prospettiva moralizzatrice dei proponenti, questa novella legislativa non fa una piega: tutti si devono convertire al politicamente corretto ossia alle ideologie arcobaleno, green, immigrazioniste e inclusiviste. Dunque poco importa il luogo dove hai bestemmiato contro il mainstream corrente, in pubblica piazza o nel segreto del tuo soggiorno, l’importante è che lo hai fatto.

Guarda caso il famoso diritto alla privacy e il famoso articolo 8 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo che tutela la vita privata e che è sempre stato richiamato per aprire le porte all’aborto, all’eutanasia, alla fecondazione artificiale e alle “nozze” gay, qui non vengono chiamati in causa, proprio quando sarebbe necessario farlo. In queste ipotesi la casa privata diventa casa del popolo dove lo Stato con i suoi gendarmi può origliare su tutto ciò che tu dici per verificare se sei nemico del popolo oppure no. Davvero si è tornati al terrore stalinista in cui anche a tavola si doveva stare attenti a ciò che si diceva per paura che tuo figlio o tua moglie ti denunciassero alle autorità per discorsi controrivoluzionari. C’è da prevedere che la riforma voluta dalla Law Commission spingerà molti alla delazione privata e pure anonima, anche come forma di vendetta privata per questioni familiari irrisolte.

Infine questa decisione è figlia di quella ideologia e utopia egualitarie che vogliono eliminare le differenze a tutti i costi, perché il rivoluzionario considera una ingiustizia la diversità in quanto tale (in realtà solo alcune diversità: ricco/povero, datore di lavoro/lavoratore, uomo/donna, cittadino/straniero, uomo/pianeta, etc.). In tal senso e a rigore dovranno essere perseguibili anche altre opinioni o espressioni di pensiero: dirsi cattolico suonerà come una minaccia verso i seguaci di altre religioni, tifare una squadra potrà essere inteso come discorso di incitamento all’odio a danno dei tifosi di altre squadre, preferire la montagna al mare potrà venire qualificato come insulto ai pescatori e così via delirando. E dunque, zitto e mangia.