Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Giorgio a cura di Ermes Dovico
Il beato

Nicola Roland, una vita per la vera educazione

Ascolta la versione audio dell'articolo

Fondatore delle Suore del Santo Bambino Gesù, Nicola Roland dedicò buona parte del suo ministero alla pedagogia. Il beato francese ci indica che l'educazione, da lui rivolta a tutti, deve guardare costantemente a Cristo, il solo e vero Maestro.

Cultura 27_04_2023

«La santità nella Chiesa ha sempre la sua sorgente nel mistero della Redenzione. Il mistero della Redenzione, cari fratelli e sorelle, ci viene oggi ricordato con forza. Sì, abbiamo “un grande sommo sacerdote, che ha attraversato i cieli” (Eb 4, 14). È Gesù Cristo, il Signore crocifisso, risorto e vivo nella gloria. Fu lui l’anima dell’attività di Nicolas Roland». Con queste parole san Giovanni Paolo II presentava alla Chiesa la figura del religioso Nicola Roland proclamandolo beato il 16 ottobre 1994. Quel giorno, sulla facciata della basilica di San Pietro, campeggiava - tra gli altri - un grande arazzo, che ritraeva il beato con le braccia aperte, spalancate, pronte ad accogliere i fanciulli: Nicola Roland è, infatti, tra le figure più importanti della Chiesa ad aver dedicato la sua vita alla pedagogia.

Assieme a lui, nella Francia del Seicento, è importante ricordare almeno altre due figure: san Giovanni Battista de La Salle (1651-1719), fondatore dei Fratelli delle Scuole Cristiane e il beato Nicola Barré (1621-1686), fondatore delle Suore del Bambino Gesù. E proprio le biografie di queste due figure si intrecceranno in quella del beato Roland, in un mirabile ordito disegnato dal Signore.

Prima di addentrarci nella biografia di Roland, è bene soffermarci su alcuni suoi scritti che riescono a fornirci in una certa misura l’identikit spirituale del beato, di cui oggi ricorre la memoria liturgica. Sono parole che fanno comprendere come sia importante per chiunque voglia occuparsi di pedagogia fare riferimento al primo e unico immenso Maestro, Gesù Cristo. Ed è proprio a Lui che Roland ha guardato costantemente nella sua opera educatrice. Fra i suoi scritti, ad esempio, molto profondo è il suo Piccolo trattato sulle virtù più necessarie alle suore, nel quale, riguardo all’umiltà, scrive: «È uno dei frutti dell’Incarnazione del Figlio di Dio, e una delle virtù che più ci ha insegnato, con le parole e con gli esempi; è il fondamento della perfezione cristiana: senza di essa le altre virtù non avrebbero solidità, e le opere migliori diventerebbero facilmente materia di peccato».

Di Roland ci rimane anche il testo di una Conferenza sulle parole del Vangelo di Matteo «siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48). Il beato francese, in questo prezioso scritto, si chiede in cosa consista la perfezione. La risposta che dà è molto semplice: «La perfezione consiste nell’amore di Dio, che per essere vero deve essere: 1) Puro e senza mescolanza di alcuna creatura; 2) Deve essere forte, in modo che né il diavolo, né il mondo, né la carne possano corromperlo; 3) Che sia costante, cioè che questo amore sia per l’amore di Dio stesso».

La data di nascita di Nicola Roland è segnata dalla Vergine Maria: è l’8 dicembre del 1642 quando nasce a Reims, città della Francia settentrionale. È il primogenito del commerciante Jean Baptiste Roland e di Nicole Beuvelet. Poco dopo verrà affidato alle cure di una nutrice molto devota: ogni giorno, con lei, si reca alla tomba di san Remigio e alla chiesa di Sainte-Nourrice. È sempre la sua nutrice a insegnargli le prime preghiere. A soli cinque anni impara a leggere; nel 1658, inizia a frequentare il Collegio dei Gesuiti di Reims. Nel 1660 si trasferisce a Parigi per frequentare i due anni di filosofia fondamentali per essere ammessi al biennio di teologia.

In merito alla sua ordinazione sacerdotale non ci sono pervenuti documenti che attestino una data precisa. Il 3 marzo 1665 viene nominato canonico teologo della cattedrale di Reims: in questa veste, Nicola Roland comincia ad avere un nutrito seguito di fedeli. Possiamo immaginarlo mentre predica tra le volte della cattedrale, tra le grandi vetrate gotiche: la voce, stentorea, comunica la Parola di Dio mentre il popolo di fedeli è affascinato da questo giovane sacerdote di circa 23 anni. È in questo periodo che trasforma la sua casa in una sorta di piccolo seminario, dove entrano molti figli di famiglie nobili, ma non solo. Comincia a emergere la sua attenzione verso l’educazione aperta a tutti: in fondo, era stata la sua precedente frequentazione degli istituti parigini dei Lazzaristi e dei Sulpiziani a prepararlo a questa missione.

Una missione che sarà soprattutto rivolta all’educazione dei bisognosi, di chi non ha possibilità di istruirsi, e che vedrà la sua realizzazione nella fondazione di un orfanotrofio - intitolato al Santo Bambino Gesù - per l’educazione delle bambine. È il 27 dicembre del 1670 quando il beato fonda l’orfanotrofio a Reims, in rue du Barbâtre. Per questo suo progetto si avvale della collaborazione di due religiose inviate dal suo amico Nicola Barré (proclamato beato nel 1999 da san Giovanni Paolo II). Le due sorelle inviate dal Barré erano suor Françoise Duval e suor Anne Le Coeur. Ma il desiderio del beato Roland era ancora più ampio: era quello, infatti, di fondare una nuova congregazione sul modello dell’istituzione religiosa fondata a Rouen dal Barré. L’anno successivo, nel 1672, avverrà un incontro fondamentale per la vita di Roland: quello con san Giovanni Battista de La Salle. L’incontro con questo grande santo, più giovane di lui, fu importante soprattutto perché Roland chiederà proprio a lui, prima di morire, di occuparsi dell’orfanotrofio e di portare avanti il progetto della sua nuova congregazione (quella delle Suore del Santo Bambino Gesù), che al momento della sua morte - il beato salirà al cielo il 27 aprile 1678, a 35 anni - non aveva ancora avuto l’approvazione ufficiale.

Tutto, nella vita del beato Roland, è ruotato attorno al tema dell’educazione cattolica: è davvero interessante notare come il Signore abbia disposto nella sua vita questi incontri e queste amicizie che risulteranno provvidenziali non solo per la vita dello stesso Roland, ma per l’intera Chiesa.