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New York, la morte di Neely riattizza la questione razziale

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L’America è ancora una volta divisa su linee razziali, come nel caso di George Floyd, per un afro-americano soffocato, per errore, stavolta nella metropolitana di New York. Jordan Neely, senzatetto afro-americano, ucciso per errore dall'ex marine Daniel Penny: un caso che divide. 

Esteri 19_05_2023
Caso Jordan Neely, la protesta universitaria

L’America è ancora una volta divisa su linee razziali, ancora una volta, come nel caso di George Floyd, per un afro-americano soffocato, per errore, stavolta nella metropolitana di New York.

Il 1 maggio, il trentenne Jordan Neely ha preso la metropolitana in evidente stato di alterazione. Ex artista di strada, era noto ai passeggeri e ai turisti: nei vagoni della metropolitana di New York imitava Michael Jackson. Lo si può ancora ammirare in qualche video di YouTube, quando era ventenne, copia perfetta dell’artista nero che voleva diventare bianco. Dieci anni dopo, Neely non ballava più, aveva 44 arresti alle spalle, l’ultimo nel 2021 per un’aggressione a una signora di 67 anni. Senza casa, senza lavoro, senza soldi, si aggirava minaccioso per il vagone, chiedendo soldi, urlando insulti, minacciando, affermando che non gli importava né di morire, né di andare in carcere.

In quel vagone però c’era un ex marine, Daniel Penny, ben addestrato e pronto a reagire. Quando ha giudicato che la situazione stesse diventando pericolosa, con l’aiuto di due passeggeri, ha atterrato l’afro-americano e lo ha trattenuto con una presa alla gola. Un giornalista, Penny Vazquez, stava riprendendo la scena. Afferma di non essersi accorto che l’uomo atterrato e trattenuto stesse morendo sotto la lente della sua fotocamera. Dopo alcuni minuti per l’ex artista di strada non c’era più nulla da fare. Inutili i soccorsi e il tentativo di rianimazione, l’autopsia, il 3 maggio, ha stabilito che è morto per soffocamento.

Daniel Penny, immediatamente fermato dalla polizia, è stato subito rilasciato, ma l’indagine sul suo conto è proseguita. Nel frattempo nella città le proteste hanno iniziato a dilagare. Tredici arresti, solo in una delle manifestazioni, nella metropolitana, quando i contestatori hanno invaso i binari, bloccando i treni. Per le modalità della morte, un omicidio colposo a seguito di un arresto violento, tutti hanno ricordato George Floyd, l’afro-americano ucciso esattamente nello stesso modo da un poliziotto bianco, anche lì sotto l’occhio elettronico di cellulari che riprendevano tutto. In questo caso, Penny non era un poliziotto in servizio e aveva finito il suo servizio militare, ma le proteste e la politica di sinistra hanno puntato il dito contro il “vigilantismo”. Black Lives Matter ha subito preso posizione a favore dei manifestanti, così come Amnesty International. 

«Jordan Neely è stato ucciso – ha scritto la deputata democratica (di New York) Alexandria Ocasio Cortez - Ma poiché Jordan era senza casa e piangeva per il cibo in un momento in cui la città sta aumentando gli affitti e togliendo i servizi per militarizzarsi mentre molti al potere demonizzano i poveri, l'assassino viene protetto e non c’è alcuna accusa. È disgustoso». «Un uomo di nome Jordan Neely è stato soffocato a morte in pubblico nella metropolitana questa settimana, mentre la gente guardava e addirittura applaudiva. È un fatto orribile. La costante demonizzazione dei poveri e delle persone in crisi mentale nella nostra città permette questa barbarie. Sta facendo ammalare la nostra città», ha dichiarato la senatrice dello Stato di New York Julia Salazar.

Alla fine, dopo dieci giorni, Penny è stato arrestato per ordine della procura. Se condannato per omicidio colposo, rischia fino a 15 anni di carcere. È stato incriminato da quello stesso procuratore democratico di Manhattan, Alvin Bragg, che ha incriminato Donald Trump. L’ex marine ha invece scelto come suo avvocato difensore, un ex candidato repubblicano alla procura, Thomas Kenniff. La battaglia legale, appena iniziata, è già politica. Oltre che razziale.

Si confrontano due società opposte. Da una parte, c’è una New York terrorizzata dall’aumento del crimine negli ultimi tre anni, tornata ad essere una città pericolosa e insicura, come non si ricordava dai primi anni Novanta. È una maggioranza di cittadini che nelle ultime elezioni locali ha votato per un sindaco come Eric Adams, democratico, afro-americano, ma ex poliziotto e fautore dell’ordine pubblico. Dall’altra c’è una New York sempre più radicalizzata, che esprime politici come la Ocasio Cortez, che non vede tanto il crimine, quanto la crisi sociale e razziale che lo causerebbe.

È soprattutto la crisi razziale che emerge in ogni occasione come questa. Ed è alimentata soprattutto da un senso di colpa dei bianchi. Lo dimostrano proposte come quelle del governatore Newsom della California, per istituire un fondo da 570 miliardi di dollari, per garantire un risarcimento dei discendenti degli schiavi. La California non è uno Stato con un passato schiavista, ma Newsom ritiene che il razzismo sia un colpa collettiva di tutti gli americani. Secondo un sondaggio pubblicato sul New York Times, all’indomani dell’uccisione di Neely, i bianchi intervistati vedono il razzismo in crescita, non i neri. I bianchi di sinistra che vedono più razzismo ai giorni nostri sono il 46%, mentre erano il 20% nel 1994. I neri convinti che il razzismo sia aumentato erano invece più del 40% nel 1994 ed oggi sono il 32%.