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L'UDIENZA DEL PAPA

«Nessuno sarà mai escluso dalla misericordia»

Papa Francesco all'udienza generale ha dato il via a una serie di catechesi «sulla misericordia seconda la prospettiva biblica», spiegando che «Dio misericordioso è questo il suo nome, attraverso cui egli si rivela». Il Papa ha invitato anche a pregare per le vittime dell'attentato di Istanbul.

Ecclesia 13_01_2016
Papa Francesco

Nell’udienza di stamane, papa Francesco - prima di ricordare le vittime di Istanbul e pregare perché Dio «converta il cuore dei violenti» -  ha iniziato un nuovo ciclo di catechesi nelle udienze generali, dopo quello sulla famiglia, dedicato alla misericordia. Nella prima udienza di questo nuovo ciclo, ha presentato la misericordia nell'Antico Testamento,  «che ci prepara e ci conduce alla rivelazione piena di Gesù Cristo, nel quale in modo compiuto si rivela la misericordia del Padre».

Il nome di Dio come «Misericordioso» emerge già nel Vecchio Testamento. «È questo il suo nome, attraverso cui Egli ci rivela, per così dire, il suo volto e il suo cuore». Nel Libro dell'Esodo, Dio si manifesta a Mosè auto-definendosi «misericordioso e pietoso». La parola «misericordioso» «evoca un atteggiamento di tenerezza come quello di una madre nei confronti del figlio. Infatti, il termine ebraico usato dalla Bibbia fa pensare alle viscere o anche al grembo materno. Perciò, l’immagine che suggerisce è quella di un Dio che si commuove e si intenerisce per noi come una madre quando prende in braccio il suo bambino, desiderosa solo di amare, proteggere, aiutare, pronta a donare tutto, anche sé stessa». Un amore «viscerale»: un'espressione che riferita a Dio non può avere nulla di possessivo o d'irrazionale ma va intesa «in senso buono».

Rivelandosi a Mosè, Dio non si definisce solo misericordioso, ma «misericordioso e pietoso». E «pietoso» significa che «fa grazia, ha compassione e, nella sua grandezza, si china su chi è debole e povero, sempre pronto ad accogliere, a comprendere, a perdonare». Assomiglia al padre del figliol prodigo, che «non si chiude nel risentimento per l’abbandono del figlio minore, ma al contrario continua ad aspettarlo - lo ha generato - , e poi gli corre incontro e lo abbraccia, non gli lascia neppure finire la sua confessione - come se gli coprisse la bocca -, tanto è grande l’amore e la gioia per averlo ritrovato». Poi, come sappiamo, va a chiamare il figlio maggiore, che «è sdegnato e non vuole far festa, il figlio che è rimasto sempre a casa ma vivendo come un servo più che come un figlio, e pure su di lui il padre si china, lo invita ad entrare, cerca di aprire il suo cuore all’amore, perché nessuno rimanga escluso dalla festa della misericordia. La misericordia è una festa!».

Di Dio la Sacra Scrittura ci dice pure che è «lento all’ira», ma una traduzione più letterale sarebbe «lungo di respiro», cioè «con il respiro ampio della longanimità e della capacità di sopportare. Dio sa attendere, i suoi tempi non sono quelli impazienti degli uomini; Egli è come il saggio agricoltore che sa aspettare, lascia tempo al buon seme di crescere, malgrado la zizzania».

Leggiamo anche che Dio è «grande nell’amore e nella fedeltà». «Com’è bella questa definizione di Dio!», commenta il Papa. «Qui c’è tutto. Perché Dio è grande e potente, ma questa grandezza e potenza si dispiegano nell’amarci, noi così piccoli, così incapaci». La definizione consta di due parole, amore e fedeltà. La parola «amore» «indica l’affetto, la grazia, la bontà. Non è l’amore da telenovela... È l’amore che fa il primo passo, che non dipende dai meriti umani ma da un’immensa gratuità. È la sollecitudine divina che niente può fermare, neppure il peccato, perché sa andare al di là del peccato, vincere il male e perdonarlo». 

Quanto alla fedeltà di Dio, è «senza limiti: ecco l’ultima parola della rivelazione di Dio a Mosè. La fedeltà di Dio non viene mai meno, perché il Signore è il Custode che, come dice il Salmo [121],  non si addormenta ma vigila continuamente su di noi per portarci alla vita». Di Dio San Paolo dice: «se tu non Gli sei fedele, Lui rimarrà fedele perché non può rinnegare se stesso». La fedeltà nella misericordia «è proprio l’essere di Dio. E per questo Dio è totalmente e sempre affidabile. Una presenza solida e stabile. È questa la certezza della nostra fede. E allora, in questo Giubileo della Misericordia, affidiamoci totalmente a Lui, e sperimentiamo la gioia di essere amati da questo “Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e grande nell’amore e nella fedeltà”».