Nella "Lourdes" bresciana riemerge il senso del soprannaturale
Una folla numerosa ma composta l'8 dicembre ha gremito il santuario mariano di Fontanelle di Montichiari per l'Ora di Grazia, mossa da una "sete" che il nostro mondo iperattivo non può soddisfare. E riaffiora il volto della Chiesa per quello che è realmente: una porta aperta sull'eternità.
C’era anche la redazione della Bussola giovedì 8 dicembre tra i pellegrini giunti per la solennità dell’Immacolata Concezione a Fontanelle di Montichiari, una «piccola Lourdes in divenire» (come l'ha definita Vittorio Messori) sorta nel Bresciano a seguito dell’esperienza mistica di Pierina Gilli (1911-1991). Sono ancora al vaglio dell'autorità ecclesiastica le presunte apparizioni della Vergine, che avrebbe detto a Pierina di voler essere qui venerata come "Rosa Mistica" – titolo tradizionalmente attribuito a Maria nelle litanie lauretane –, ma nel 2019 il luogo è stato eretto a santuario diocesano dal vescovo Pierantonio Tremolada, che ne ha nominato rettore mons. Marco Alba.
L’Ora di Grazia universale ha richiamato centinaia di persone, molte delle quali arrivate anche da lontano con appositi pullman. Curiosamente quello di Rosa Mistica è un santuario molto frequentato ma poco conosciuto, come se bastasse un richiamo discreto – di poche parole, come la veggente – a portarne il messaggio persino all’estero, senza che in Italia e nella stessa Lombardia se ne senta parlare granché. E sono in tanti a trattenersi, dopo la Messa solenne celebrata dal rettore, per invocare le «grandi e numerose conversioni», ma anche le «numerose grazie spirituali e corporali» promesse da quella bianca Signora con le tre rose sul petto a chiunque la invocasse a mezzogiorno dell’8 dicembre. A contenere il freddo e la folla di pellegrini basta a malapena la struttura, peraltro ancora provvisoria, dove un giorno sorgerà una grande chiesa «con cinque cupole», che Pierina avrebbe visto nell’ultima apparizione del 24 marzo 1983.
Ogni giorno a Fontanelle gente del nostro tempo fa qualcosa che il nostro tempo sembra aver bandito, rendendo straordinaria anche l’ordinarietà dei giorni feriali. Non sono angeli né extraterresti quei volti di completi sconosciuti e inattesi compagni di viaggio che nel silenzioso affidamento mescolano gioie e dolori ai nostri. Sono anch'essi figli – come noi, del resto – di un’epoca che si è illusa di poter fare a meno del soprannaturale, di poter tutto risolvere con le proprie forze. E invece eccoli – eccoci – a compiere gesti sempre praticati dai nostri avi in molti dei luoghi in cui si è manifestata una speciale presenza di Maria. Chi si raccoglie in preghiera, chi si confessa (anche dopo molto tempo), chi sale in ginocchio i pochi – ma faticosi! – gradini della scala santa, chi immerge i piedi nudi nell’acqua che Maria avrebbe benedetto nel 1966, simbolo battesimale ma anche mezzo di guarigioni attribuite all’intercessione di Rosa Mistica e testimoniate dai tanti ex voto che tappezzano la piccola vasca accanto all’altare.
Da quell’acqua riemerge innanzitutto il senso soprannaturale soffocato, ma mai del tutto sopito, sotto il trambusto di una vita iperattiva che ci porta a correre qua e là, sempre più affannati, per poi accorgerci che alla fine anche lo spirito reclama la sua parte – perché, ci piaccia o meno, siamo impastati di carne e di spirito. Ma, superando qualsiasi opposizione manichea, anche i mali fisici vengono affidati alle premure materne della Vergine qui e altrove (pensiamo a Caravaggio, per restare sempre in Lombardia). Contrariamente all’opinione comune, per la fede cristiana – l’unica che parla di un Dio incarnato – il corpo non è un ingombro, ma viene a sua volta attraversato dalla grazia che qui si riversa e dalla pace che vi si respira. Quei nostri contemporanei che ammettono i limiti di una vita dall’orizzonte ristretto, “a cielo chiuso”, potrebbero fare almeno un giretto qui prima di andare chissà dove in cerca di santoni. Non sarà mainstream quanto il maestro di meditazione di questa o quella disciplina, ma sappiano che è la stessa sete di pace e guarigione che attrae fedeli a Fontanelle. Con una pretesa in più: una Presenza che unisce l’onnipotenza del divino alla maternità dell’umano.
Bisogna chiedersi se non sia il caso di superare la diffusa allergia per la devozione popolare, che guarda con superficiale ribrezzo a Madonne, rosari ed ex voto considerandoli anticaglie e persino di cattivo gusto. Cose «superate», a parere di un mondo che si chiede raramente se qualcosa sia «vero» o «falso», «buono» o «cattivo», ma più spesso se sia «aggiornato» o «retrogrado», «alla moda» o «sorpassato». Con lo stesso criterio, in futuro saremo noi e il nostro presunto razionalismo ad apparire sorpassati e poco alla moda (quella di domani). Proviamo invece ad addentrarci tra quella selva di mani giunte, ginocchia piegate, piedi nudi e sguardi composti – una compostezza che, in un simile assembramento, basta da sola a sorprendere! – e scorgeremo, sì, qualcosa di antico, ma così antico che andando a ritroso nei secoli ci riporta al di là del tempo, fino all’Eterno. Così si spiega anche lo spontaneo raccoglimento di una “Chiesa in ginocchio”, sempre più rara da vedere. Se queste realtà sono «arcaiche» (come si dice a volte con ingiusto disprezzo), lo sono in senso pieno, etimologico, poiché «arcaico» ha la stessa radice del greco «arché»: l’origine, il principio.
Sono gesti così demodé che ci riportano non alla mitologica “Chiesa delle origini”, ma alle origini della Chiesa: a riscoprirne l'autentica missione e rivederne lo splendore, semplice e solenne insieme, al di là dei peccati dei suoi membri (noi compresi) e delle ideologie mondane e clericali che ne oscurano il messaggio quanto più si pensa di “avvicinarla” all’uomo di oggi. Come se questi non sapesse già provvedere da sé alla dimensione filantropica o più o meno politica, ma non sa varcare quella soglia tra il tempo e l’eterno che riemerge con più forza – chissà perché – proprio nei santuari, laddove tacciono i piani pastorali e il Pastore è libero di ascoltare le invocazioni del gregge, comprese le pecore smarrite e persino le pecore nere. Resterà deluso chi cercherà la “purezza delle origini” distillata in qualche laboratorio biblico che per rimuovere le presunte incrostazioni dovrebbe tagliar via mezzo Vangelo: troppi miracoli! Non è luogo per puristi, semmai per i poveri diavoli che da duemila anni cercano di toccare il lembo del mantello di un uomo che è Dio e continua a guarire e salvare attraverso la sua Chiesa, che è innanzitutto mediatrice del soprannaturale.