Nella cattedrale girano i raggi della Ruota della Fortuna
Vigilio deriva dal latino e significa “Vigilante”. Il santo che porta questo nome fu evangelizzatore nella valle dell’Adige, terzo vescovo di Trento dal 385 e martire intorno al 400. Il suo culto si diffuse, in seguito, in tutta la regione dove vennero elevate numerose chiese a lui intitolate. A lui è dedicata la Cattedrale di Trento.
Vigilio deriva dal latino e significa “Vigilante”. Il santo che porta questo nome fu evangelizzatore nella valle dell’Adige, terzo vescovo di Trento dal 385 e martire intorno al 400. Il suo culto si diffuse, in seguito, in tutta la regione dove vennero elevate numerose chiese a lui intitolate. Una di queste è la Cattedrale di Trento, sorta Sorto sul luogo di sepoltura del santo.Sorto sul luogo di sepoltura del santo, che a sua volta volle essere tumulato accanto ai martiri anaunesi (il diacono Sisinio, il lettore Martirio e l’ostiario Alessandro), il primitivo edificio venne nei secoli modificato e finalmente consacrato nel 1145. Neanche un secolo dopo il maestro comacino Adamo D’Arogno, ricevette l’incarico dal vescovo di ricostruirlo. Nei secoli, dopo tante modifiche e interventi strutturali, ha assunto la configurazione attuale.
Di uno scultore campionese attivo sul finire del Duecento, è il rosone del fianco settentrionale dell’edificio con la Ruota della Fortuna. La sorte è personificata da una donna vestita di una lunga tunica al centro del cerchio di cui gira i dodici raggi, mentre sulla ghiera esterna dodici piccoli uomini, in senso anti orario, scendono a capofitto o risalgono fino al vertice più alto dove un re coronato eleva al cielo due coppe. Romanici sono i leoni stilofori del protiro cinquecentesco sottostante. É la Porta del Vescovo, così chiamata perché da qui entravano in chiesa i cortei provenienti dal Palazzo vescovile. In occasione del Giubileo straordinario della Misericordia è diventata Porta Santa.
L’asimmetria della facciata occidentale, con l’ampio rosone i cui preziosi ricami marmorei sono opera di Egidio da Campione, è dovuta alla mancanza del secondo campanile che doveva innalzarsi sul fianco destro. Il Duomo, dunque, risulta dotato di una sola torre campanaria con la caratteristica cupola a cipolla. Il lato esterno più elaborato è quello orientale. La superficie dell’abside aggettante è scandita dall’apertura di grandi monofore strombate, ricche di elementi architettonici e figurativi, come le colonne ofitiche sorrette da gufi. Dalla spartizione degli spazi si intuisce la sovrapposizione interna di due piani distinti: quello del coro e la cripta. Quest’ultima è stata riscoperta durante i restauri condotti nel secolo scorso che hanno riportato alla luce resti del primitivo edificio paleocristiano, voluto da san Vigilio come degno sepolcro dei martiri anauniesi.
L’interno, a croce latina e tre navate, suddivise da slanciati pilastri a fascio, è una perfetta fusione di tardo romanico e gotico. Peculiare è la controspinta delle scale rampanti ai lati dell’ingresso che salendo all’indietro producono un movimento opposto rispetto al cammino verso l’altare, procedendo verso il quale si incrocia il transetto. Il lato nord, con funzioni battesimali, conserva affreschi trecenteschi che narrano, senza soluzione di continuità, otto episodi della vita di San Giuliano.
É dedicato a San Giovanni il cui martirio cui è rappresentato nei rilievi della piccola abside. Simmetrici sono i rilievi nel transetto sud che rappresentano il martirio di S. Stefano. Anche qui si conservano lacerti di cicli figurativi che rivestivano, un tempo , tutta la cattedrale. Un ambiente particolarmente caro ai fedeli trentini è la cappella Alberti, per la quale fu progettato un programma iconografico incentrato sul tema della Redenzione, il cui fulcro è il bellissimo Crocefisso ligneo, inserito, con la Madonna e San Giovanni, nel marmoreo altare barocco.