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SPIRITUALITA'

Nel silenzio la strada per scoprire l'essenziale

Le comunità monastiche insegnano che sottrarsi alle frenesie quotidiane è la condizione per riscoprire ciò che conta davvero nella vita.

Attualità 20_10_2011
monastero monte Rua
Il ritmo della preghiera dei salmi procede con cadenza lentissima, distendendosi ad occupare un largo spazio di tempo. Sembra che gli otto monaci camaldolesi non abbiano altro da fare, altro cui dedicarsi. E’ sorprendente guardare questi uomini, uno o due anziani, gli altri in florida età o decisamente giovani, che hanno come prima occupazione la preghiera, dedicando ad essa sette grandi momenti della giornata – sette ‘ore’.

Al monastero del monte Rua, sui Colli Euganei, la nostra visita è improvvisa e fuggevole, ma ci permette di partecipare alla recita dell’Ora Nona e poi di scambiare qualche rapida parola con il monaco che ci accoglie. Non più di un mese fa nel monastero benedettino della Cascinazza alle porte di Milano ho percorso tutte le tappe della giornata, dall’albeggiare dell’ufficio delle letture fino al canto della Salve Regina che suggella la giornata dopo la recita di Compieta.

Ripasso nella fantasia questi luoghi rileggendo l’omelia di Papa Benedetto ai vesperi celebrati nella Serra San Bruno, dove dice: “Ritirandosi nel silenzio e nella solitudine, l’uomo si espone al reale nella sua nudità, si espone a un apparente ‘vuoto’,”. Come sottrarsi alla ‘città rumorosa’, alla realtà virtuale dei mass media, all’attrattiva delle cose che ci dominano, alla ‘civiltà’ della musica e delle immagini, si domanda il Papa. Qui si “sperimenta la Pienezza, la presenza di Dio, della Realtà più reale che ci sia, e che sta oltre la dimensione sensibile. E’ una presenza percepibile in ogni creatura: nell’aria che respiriamo, nella luce che vediamo e che ci scalda, nell’erba, nelle pietre… Il monaco, lasciando tutto, ‘rischia’: si espone alla solitudine e al silenzio per non vivere di altro che dell’essenziale, e proprio nel vivere dell’essenziale trova anche una profonda comunione con i fratelli, con ogni uomo”.

Sarà un caso, ma per la giornata delle comunicazioni lo stesso Papa Benedetto propone un raffronto tra silenzio e parola. Accade anche in qualche giornata più rarefatta di impegni di poter gustare il dono del silenzio; accade di percepire che il silenzio delle cose e delle persone diventa uno spazio nel quale la realtà ci si fa incontro con il suo volto più autentico e trascina il cuore nel fascino della verità. Diventa una condizione per vivere, e vivere bene; per amare, e amare realmente. Il silenzio suggerisce una provvidenziale misura di distacco da ogni possesso di cose e persone, per imparare a donare la vita senza alcun’altra pretesa di ritorno se non la gioia stessa di un amore più grande.