"Nebbia mortale". Un giallo storico d'eccellenza
"Nebbia mortale. La prima indagine del vicecommissario Brigante" di Mario A. Iannaccone si svolge lento su nave, avvolta dalla nebbia, che impedisce di vedere alcunché fuori di essa. Il tutto mentre il viaggio si rivela via via meno placido di quel che si credeva. Iannaccone è anche bravo nella ricostruzione storica, riempiendo la narrazione di dettagli che i più anziani riconosceranno.
Nel 1964 una delegazione internazionale deve fare il suo rapporto su una grande impresa italiana in fieri: un canale navigabile che da Milano giunga a Venezia e apra una importante via ai commerci con l’Europa. Costoro si imbarcano dunque su una nave fluviale che percorre il Po in una crociera di tre giorni. A vigilare sulla sicurezza dei delegati, tutti alti funzionari dei Paesi interessati (c’è anche un osservatore americano), ci sono il commissario Savoia e il suo vice, alla prima esperienza, Brigante.
Ma siamo in febbraio e subito cala un fitto nebbione che avvolge la Regina della Nebbie (non a caso la nave si chiama così) e i suoi passeggeri. Questo è praticamente l’antefatto di Nebbia mortale. La prima indagine del vicecommissario Brigante di Mario A. Iannaccone (Ares, pp. 184, €. 15). Il sottotitolo indica chiaramente che Brigante indagherà ancora in ulteriori avventure. L’accoppiata Savoia-Brigante, conoscendo l’autore (firma del «Timone»), non pare casuale, anche perché arrivando in fondo al giallo si constata che è il Brigante a risolvere il caso. Tutto il giallo, «d’atmosfera» come dicono i letterati, si svolge con la stessa piana lentezza del placido grande fiume percorso dalla nave, ma è un’atmosfera allucinata, in un silenzio reso ancora più irreale dalla nebbia che avvolge l’imbarcazione e impedisce di vedere alcunché fuori di essa. Così, i passeggeri, più il cuoco e il capitano, sono di fatto costretti in un ambiente claustrofobico nel quale i caratteri e le bizzarrie di ognuno si incontrano e, per forza di cose, si scontrano. Il tutto mentre il viaggio si rivela via via meno placido di quel che si credeva, con incidenti di vario tipo e atti a logorare i nervi.
Per giunta, ecco un doppio delitto. I morti sono un uomo e una donna. Avvelenati. Le persone imbarcate erano dieci, ora sono otto, due dei quali poliziotti. Perciò i sospettati scendono a sei. Ma ognuno di loro ha un alibi di ferro. Chi è stato? E, soprattutto, come ha fatto, dal momento che tutti erano sotto gli occhi di tutti?
Il finale è nella migliore tradizione classica del giallo alla Agatha Christie, con tutti i potenziali assassini riuniti attorno al risolutore che, all’ultimo momento, tira fuori il coniglio dal cilindro. Ma la Christie era solita barare, diciamo così, col lettore, perché il suo investigatore se ne usciva sempre con un dettaglio risolutivo di cui il lettore era stato tenuto all’oscuro per tutto il giallo. Qui no, Brigante deduce, collega fatti e oggetti, ragiona alla luce del sole (per modo di dire, visto che c’è il nebbione) e ricostruisce l’azione delittuosa. Naturalmente, individuando con ciò il colpevole. Che è, nella migliore tradizione del giallo in generale, il più insospettabile di tutti.
Iannaccone è anche bravo nella ricostruzione storica, riempiendo la narrazione di dettagli che i più anziani riconosceranno e confermeranno. Vale la pena leggerlo.