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L'APERITIVO

Natale, tempo di prediche anticonsumistiche

Certe intemerate contro il consumismo non fanno i conti con la realtà. Perché senza consumi, le fabbriche chiudono e la gente rimane senza lavoro.

A TAVOLA 17_12_2010


Per tradizione le settimane che precedono il Natale sono segnate dalle esternazioni di quanti hanno la vocazione del moralista e tuonano contro il consumismo esortando a una vita più sobria e austera. Appelli contro la società dei consumi, infatti, non mancano in molte omelie domenicali di questo periodo.

Credo sia necessario intenderci bene e far valere, anche in questo caso, la virtù cristiana del realismo, notando ad esempio che quanti predicano l’austerità e tuonano contro il consumismo, in questo momento di crisi economica, s’indignano ugualmente quando i cattivi padroni chiudono le fabbriche e licenziano gli operai. Ora, sappiamo bene che viviamo in un mondo con un’economia basata sulla “ruota” dei consumi. Se anche solo la “ruota” rallenta, ne vediamo le conseguenze. Dunque dobbiamo renderci conto che certe esortazioni sono edificanti sotto le feste, ma rischiano di non fare i conti con la realtà.

O accettiamo certe prediche dei moralisti e torniamo al mondo di Biancaneve, oppure guardiamo con realismo a ciò che accade. Le intemerate contro i centri commerciali, di questa stagione, offrono un vantaggio d’immagine a chi le fa, ma rischiano di essere disastrose se prese alla lettera. Perché lo stesso parroco che predica contro il consumismo, poi s’indigna se restano senza lavoro operai e operaie in seguito alla chiusura della fabbrica. Anche se si tratta di una fabbrica che produce dei beni superflui.

(testo raccolto dalla redazione e non rivisto dall’autore)